Rovereto, due parole
Se si riuscisse a definire Rovereto con due parole direi che niente potrebbe esser più indicato delle contraddittorie "Guerra" e "Pace". Anch'essa, come Trento, crocevia della Storia con la "S" maiuscola, dopo essere stata travolta, perchè al centro del fronte nord, dalla Grande Guerra di cui in questi tempi ricorre l'anniversario, divenne Città della Pace, facendo tintinnare nella Vallagarina il suono dolce e potente di Maria Dolens, la campana dei Caduti fusa con il bronzo dei cannoni di tutte le 19 nazioni belligeranti, usati fino a pochi mesi prima per uccidere e distruggere. Ed è questo un rito, il rintocco, che si perpetua ogni giorno con poche eccezioni, (dovute più che altro a debolezza strutturale molto sovente nei consessi umani ed evidentemente applicata anche alla fusione di materiale bellico di nazionalità varia) a ricordo e monito di una guerra che cambiò le sorti del mondo intero e fu fondamento per un'altra, ancora peggiore.
Rovereto è uno scrigno del passato: vediamo infatti il Medioevo nelle mura dei Castelbarco, la dominazione della Serenissima nella casa del Podestà, il Settecento fastoso nei palazzi di Corso Bettini, la Prima guerra mondiale nelle sale del castello e nei Mausolei di Castel Dante. I piedi della città sono però ben appoggiati nel presente: il polo Meccatronica, la pregiata produzione vitivinicola (si ricorda spesso il Marzemino decantato anche da Mozart nel suo "Don Giovanni" ma non solo), il polo industriale nella zona sud. Il futuro non è però sottovalutato: oltre al già citato Polo Meccatronica che, nelle intenzioni dei progettisti sarà presto al centro di un Polo scolastico finalizzato all'educazione tecnico-informatica, Rovereto dedica ai ragazzi (nostro futuro prossimo) manifestazioni sportive e culturali (Rovereto Città della Pace, Fiera Educa), progetti educativi di respiro internazionale, oltre naturalmente a strutture museali di primo piano (Mart, Museo Civico e Museo Storico).
Adagiata tra colline e vigneti, Rovereto è al centro della Valle dell’Adige, lungo la principale via di collegamento tra Verona e Trento, che dai Murazzi di Besenello (alle falde della Vigolana) diventa Vallagarina e vi rimane fino allo sbocco nella pianura veneta, alle chiuse di Ceraino in territorio veneto. Naturalmente l'imperativo del viandante (e di questo libello) è scoprire la città a piedi, percorrendo le vie del centro come un viaggio ideale attraverso diverse epoche storiche. Come sopra ricordato camminando per le vie della città si possono ammirare i prestigiosi palazzi del Settecento, dall’Accademia degli Agiati al Teatro Zandonai, alla Biblioteca civica, al palazzo dell’Annona, e si passeggia nelle atmosfere veneziane del centro storico che si mescolano agli echi della Prima guerra mondiale. Gli abitanti della città, comprensiva delle sue frazioni (Borgo Sacco, Lizzana, Lizzanella, S.Ilario-Brione, Marco, Noriglio) secondo fonti ISTAT 2015, sono circa 40.000, facendone una accogliente cittadina, non troppo grande ma nemmeno troppo piccola, secondo centro abitatodel Trentino.
Un breve volo informatico (Google Maps in modalità satellite o il più sofisticato Google Earth) ci mostra la Vallagarina caratterizzata da ampie distese di vigneti e percorsa dal fiume Adige, in passato importante asse commerciale traVeneto e Tirolo; legna e merci venivano trasportate per mezzo di zattere lungo il fiume, non ancora tagliato da chiuse e canali. Dalla città, verso est-sudest, hanno inizio la valle di Terragnolo e la Vallarsa, percorsa dal torrente Leno; poco sopra Rovereto trova luogo la diga di san Colombano col suo lago, sovrastato dall'omonimo eremo. Da qui ci si introduce all'Altipiano del Pasubio ove si combatterono le cruente battaglie della Grande Guerra. Spostiamoci verso nord-est, fino a Calliano dove una stretta ma trafficata strada introduce agli Altipiani di Lavarone e Folgaria, anch'essi martoriati dalla Guerra. Sorvolando, sempre con la virtualità, la città andiamo a scoprire dall'altra parte la valle di Gresta che separa il massiccio Stivo-Bondone dal Lago di Garda, centro non unico ma sicuramente più importante dell'offerta balneare trentina. Qui a due passi dal Garda la cadenza del parlare è molto simile, se non uguale, agli accenti Roveretani che sono, rispetto a quelli del capoluogo di Provincia, più chiusi ma indubbiamente portati verso la parlata veneta, retaggio della dominazione della Serenissima la cui cultura non se ne andò con le armate. Da Mori, stazione d'uscita dall'Autobrennero per chi si dirige verso il Garda, saliamo con il nostro mouse (puntatore) verso l'altro altipiano, quello di Brentonico, anch'esso anticamera volante del Garda e luogo di partenza della tre giorni "a caval di monti e lago" denominata l'Alta Via del Baldo. Dalla stazione sciistica di Polsa digradiamo di nuovo verso la pianura, incontrando Ala (che ebbe nel settecento l'appellativo di "città di velluto", a tutt'oggi usato per indicare le manifestazioni che lo ricordano) e Avio, cittadina dedita all'agricoltura soprattutto vitivinicola. Tornando verso nord ed il punto di partenza un'ultima occhiata alla macchia bianca del Pasubio, poco più in là dell'Alta Lessinia, porta del veronese e poi ritorno a Rovereto.
Le vette più importanti in prossimità di Rovereto sono il monte Stivo (2059m), il Coni Zugna (1864m), il monte Finonchio (1603 m. circa) e il monte Biaena (1615m). Il “polmone verde” della città è costituito dal cosiddetto “bosco della città", una zona boschiva fornita di sentieri ed anche percorsi attrezzati per lo sport. E' ora di lasciare lo spazio ai passi, lenti o veloci che siano che ci aspettano nella splendida cornice che ha come centro ideale la città della Pace.
"Roveredo...non è grande.... Ma la diligenza degli abitanti, per la maggior parte occupati nella viticoltura e nella tessitura della seta, l'ha resa accogliente. Vi sono molte case spaziose e v'è molta gentilizza con gli estranei"
Leopold Mozart, 1770
Se si riuscisse a definire Rovereto con due parole direi che niente potrebbe esser più indicato delle contraddittorie "Guerra" e "Pace". Anch'essa, come Trento, crocevia della Storia con la "S" maiuscola, dopo essere stata travolta, perchè al centro del fronte nord, dalla Grande Guerra di cui in questi tempi ricorre l'anniversario, divenne Città della Pace, facendo tintinnare nella Vallagarina il suono dolce e potente di Maria Dolens, la campana dei Caduti fusa con il bronzo dei cannoni di tutte le 19 nazioni belligeranti, usati fino a pochi mesi prima per uccidere e distruggere. Ed è questo un rito, il rintocco, che si perpetua ogni giorno con poche eccezioni, (dovute più che altro a debolezza strutturale molto sovente nei consessi umani ed evidentemente applicata anche alla fusione di materiale bellico di nazionalità varia) a ricordo e monito di una guerra che cambiò le sorti del mondo intero e fu fondamento per un'altra, ancora peggiore.
Rovereto è uno scrigno del passato: vediamo infatti il Medioevo nelle mura dei Castelbarco, la dominazione della Serenissima nella casa del Podestà, il Settecento fastoso nei palazzi di Corso Bettini, la Prima guerra mondiale nelle sale del castello e nei Mausolei di Castel Dante. I piedi della città sono però ben appoggiati nel presente: il polo Meccatronica, la pregiata produzione vitivinicola (si ricorda spesso il Marzemino decantato anche da Mozart nel suo "Don Giovanni" ma non solo), il polo industriale nella zona sud. Il futuro non è però sottovalutato: oltre al già citato Polo Meccatronica che, nelle intenzioni dei progettisti sarà presto al centro di un Polo scolastico finalizzato all'educazione tecnico-informatica, Rovereto dedica ai ragazzi (nostro futuro prossimo) manifestazioni sportive e culturali (Rovereto Città della Pace, Fiera Educa), progetti educativi di respiro internazionale, oltre naturalmente a strutture museali di primo piano (Mart, Museo Civico e Museo Storico).
Adagiata tra colline e vigneti, Rovereto è al centro della Valle dell’Adige, lungo la principale via di collegamento tra Verona e Trento, che dai Murazzi di Besenello (alle falde della Vigolana) diventa Vallagarina e vi rimane fino allo sbocco nella pianura veneta, alle chiuse di Ceraino in territorio veneto. Naturalmente l'imperativo del viandante (e di questo libello) è scoprire la città a piedi, percorrendo le vie del centro come un viaggio ideale attraverso diverse epoche storiche. Come sopra ricordato camminando per le vie della città si possono ammirare i prestigiosi palazzi del Settecento, dall’Accademia degli Agiati al Teatro Zandonai, alla Biblioteca civica, al palazzo dell’Annona, e si passeggia nelle atmosfere veneziane del centro storico che si mescolano agli echi della Prima guerra mondiale. Gli abitanti della città, comprensiva delle sue frazioni (Borgo Sacco, Lizzana, Lizzanella, S.Ilario-Brione, Marco, Noriglio) secondo fonti ISTAT 2015, sono circa 40.000, facendone una accogliente cittadina, non troppo grande ma nemmeno troppo piccola, secondo centro abitatodel Trentino.
Un breve volo informatico (Google Maps in modalità satellite o il più sofisticato Google Earth) ci mostra la Vallagarina caratterizzata da ampie distese di vigneti e percorsa dal fiume Adige, in passato importante asse commerciale traVeneto e Tirolo; legna e merci venivano trasportate per mezzo di zattere lungo il fiume, non ancora tagliato da chiuse e canali. Dalla città, verso est-sudest, hanno inizio la valle di Terragnolo e la Vallarsa, percorsa dal torrente Leno; poco sopra Rovereto trova luogo la diga di san Colombano col suo lago, sovrastato dall'omonimo eremo. Da qui ci si introduce all'Altipiano del Pasubio ove si combatterono le cruente battaglie della Grande Guerra. Spostiamoci verso nord-est, fino a Calliano dove una stretta ma trafficata strada introduce agli Altipiani di Lavarone e Folgaria, anch'essi martoriati dalla Guerra. Sorvolando, sempre con la virtualità, la città andiamo a scoprire dall'altra parte la valle di Gresta che separa il massiccio Stivo-Bondone dal Lago di Garda, centro non unico ma sicuramente più importante dell'offerta balneare trentina. Qui a due passi dal Garda la cadenza del parlare è molto simile, se non uguale, agli accenti Roveretani che sono, rispetto a quelli del capoluogo di Provincia, più chiusi ma indubbiamente portati verso la parlata veneta, retaggio della dominazione della Serenissima la cui cultura non se ne andò con le armate. Da Mori, stazione d'uscita dall'Autobrennero per chi si dirige verso il Garda, saliamo con il nostro mouse (puntatore) verso l'altro altipiano, quello di Brentonico, anch'esso anticamera volante del Garda e luogo di partenza della tre giorni "a caval di monti e lago" denominata l'Alta Via del Baldo. Dalla stazione sciistica di Polsa digradiamo di nuovo verso la pianura, incontrando Ala (che ebbe nel settecento l'appellativo di "città di velluto", a tutt'oggi usato per indicare le manifestazioni che lo ricordano) e Avio, cittadina dedita all'agricoltura soprattutto vitivinicola. Tornando verso nord ed il punto di partenza un'ultima occhiata alla macchia bianca del Pasubio, poco più in là dell'Alta Lessinia, porta del veronese e poi ritorno a Rovereto.
Le vette più importanti in prossimità di Rovereto sono il monte Stivo (2059m), il Coni Zugna (1864m), il monte Finonchio (1603 m. circa) e il monte Biaena (1615m). Il “polmone verde” della città è costituito dal cosiddetto “bosco della città", una zona boschiva fornita di sentieri ed anche percorsi attrezzati per lo sport. E' ora di lasciare lo spazio ai passi, lenti o veloci che siano che ci aspettano nella splendida cornice che ha come centro ideale la città della Pace.
"Roveredo...non è grande.... Ma la diligenza degli abitanti, per la maggior parte occupati nella viticoltura e nella tessitura della seta, l'ha resa accogliente. Vi sono molte case spaziose e v'è molta gentilizza con gli estranei"
Leopold Mozart, 1770