Piazza Cesare Battisti
Conosciuta anche come piazza delle Oche per i cigni di pietra che anticamente ornavano la fontana e che volgarmente venivano per l’appunto chiamati oche. Qui confluiscono la città nuova e quella antica. Al centro di piazza Cesare Battisti si trova la fontana del Nettuno, opera dello scultore Domenico Molin della val Badia. Risalente al 1736, si trova nella piazza dal 1976, anno della prima edizione della Mostra dell'Artigianato.
Le case che circondano la piazza, diverse per altezza e fisionomia, donano a quest'angolo di città una grazia del tutto particolare. Sulla vostra sx., tra i palazzi recentemente restaurati spicca la barocca casa Lenner, decorata da una bella Madonna (detta "della Stella") in cornice a stucco visibile al civico 13. Un'altra immagine sacra, dipinta nel 1621 sul muro di una delle case poste sulla destra nella rientranza che precede l'imbocco di via Mazzini, riporta invece l'Annunciata detta "dell'Erbivendola", attribuita a Martin Teofilo Polacco.
Sulla casa Zanini, situata all’angolo dx. che immette via Orefici nella piazza, vi era un grande orologio elettrico a forma di tamburo, che la gente chiamava "il tamburom del Peterschütz", dal nome dell'orologiaio austriaco che lo aveva posizionato sopra il proprio negozio.
Nel 1919, sotto il suolo della piazza, venne inoltre rinvenuto un cimitero di epoca romana, che si estendeva pure sotto le vie confinanti. Si recuperarono diversi reperti fra cui alcune monete consolari e imperiali risalenti al periodo che va dall'età di Adriano a quella di Costantino.
A fianco di casa Lenner una volta si trovava il "Caffè e bigliardo al Commercio", importante punto di ritrovo per studenti, operai e media borghesia roveretana. Caffè che, come ricorda il sociologo Jurgen Habermas nella sua celeberrima opera “Storia e critica dell’opinione pubblica”, occupò un ruolo fondamentale per lo sviluppo di quella “pubblica argomentazione razionale” che a inizi ‘700 portò la nascente borghesia a emanciparsi dagli arcani imperi dell’oscuro potere aristocratico stimolando in modo più rapido la nascita delle istituzioni democratiche e, per dirla come Kant, sdoganando il cittadino dal suo stato di minorità. Il trovarsi nei caffè, il cercare di confrontarsi liberamente e razionalmente sulle problematiche sociali ed economiche, aumentò infatti lo spirito critico della borghesia e la sua capacità di organizzare concretamente le proprie rivendicazioni.
Le case che circondano la piazza, diverse per altezza e fisionomia, donano a quest'angolo di città una grazia del tutto particolare. Sulla vostra sx., tra i palazzi recentemente restaurati spicca la barocca casa Lenner, decorata da una bella Madonna (detta "della Stella") in cornice a stucco visibile al civico 13. Un'altra immagine sacra, dipinta nel 1621 sul muro di una delle case poste sulla destra nella rientranza che precede l'imbocco di via Mazzini, riporta invece l'Annunciata detta "dell'Erbivendola", attribuita a Martin Teofilo Polacco.
Sulla casa Zanini, situata all’angolo dx. che immette via Orefici nella piazza, vi era un grande orologio elettrico a forma di tamburo, che la gente chiamava "il tamburom del Peterschütz", dal nome dell'orologiaio austriaco che lo aveva posizionato sopra il proprio negozio.
Nel 1919, sotto il suolo della piazza, venne inoltre rinvenuto un cimitero di epoca romana, che si estendeva pure sotto le vie confinanti. Si recuperarono diversi reperti fra cui alcune monete consolari e imperiali risalenti al periodo che va dall'età di Adriano a quella di Costantino.
A fianco di casa Lenner una volta si trovava il "Caffè e bigliardo al Commercio", importante punto di ritrovo per studenti, operai e media borghesia roveretana. Caffè che, come ricorda il sociologo Jurgen Habermas nella sua celeberrima opera “Storia e critica dell’opinione pubblica”, occupò un ruolo fondamentale per lo sviluppo di quella “pubblica argomentazione razionale” che a inizi ‘700 portò la nascente borghesia a emanciparsi dagli arcani imperi dell’oscuro potere aristocratico stimolando in modo più rapido la nascita delle istituzioni democratiche e, per dirla come Kant, sdoganando il cittadino dal suo stato di minorità. Il trovarsi nei caffè, il cercare di confrontarsi liberamente e razionalmente sulle problematiche sociali ed economiche, aumentò infatti lo spirito critico della borghesia e la sua capacità di organizzare concretamente le proprie rivendicazioni.