15 dicembre 2002. Con il taglio del nastro tricolore viene finalmente inaugurato il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Una fiumana di persone si è riversata nella piazza con la fontana circolare posta d’innanzi per salutare questo ambizioso progetto culturale e architettonico. La struttura è stata realizzata infatti dal celebre architetto svizzero Mario Botta, già ideatore del Moma di San Francisco. La particolare collocazione di raccordo con la parte settecentesca della città è stato uno dei punti forti del progetto architettonico. Fra i vari primati che il museo detiene, va ricordato come esso sia il primo museo costruito ex novo in Italia da un trentennio a questa parte. Proprio perché nato all’inizio del nuovo secolo ha una funzione diversa rispetto a quella di istituzioni di più vecchia genesi. In un contesto contemporaneo tanto complesso e frastagliato, il Mart guarda con coscienza critica al presente e al passato, ponendosi sia come luogo di conservazione e tutela del patrimonio artistico e culturale, ma anche come fucina di un’intensa attività di ricerca, documentazione e didattica, in un continuo scambio di esperienze con differenti realtà culturali dentro e fuori il territorio. Non a caso la formula sulla quale il Mart ha costruito il suo messaggio di lancio è “Non chiamatelo museo”. Ovvero considerate il Mart ruolo attivo di produzione di cultura, una vera e propria officina artistica e non solo mero luogo di esposizione statica di opere. Con numerosi progetti educativi appositamente elaborati, il Mart avvicina gli utenti all’arte fornendo loro le competenze e le capacità per decodificarne il linguaggio. Infatti accanto ai laboratori rivolti alle scuole, il museo organizza corsi di aggiornamento per insegnanti, mostre didattiche, visite guidate, incontri tematici ed eventi speciali quali workshop e concorsi.
Oggi inoltre il Mart rispetta la propria vocazione di essere istituzione reticolare e diffusa sul territorio. Infatti nel suo alveo può contare anche ulteriori sedi: Palazzo Albere a Trento e il Museo Depero che, sempre a Rovereto, offre la possibilità di accostarsi alla vita e alle opere del noto artista futurista.
Ma Depero può essere apprezzato anche nella sede principale del Mart. Infatti fra le oltre 9000 opere conservate nella collezione permanente, ben un terzo sono quelle realizzate dall’artista roveretano. La sua produzione è poi affiancata da quella di altri grandi esegeti del futurismo italiano come Balla, Trampolini, Marinetti e Crali, dando vita a una tra le più importanti sezioni del museo.
Negli ultimi anni numerosi collezionisti hanno guardato al Mart come al luogo più favorevole per la gestione del proprio patrimonio. In questa prospettiva va ad esempio annoverato il deposito a lungo termine delle opere della collezione Giovanardi, con lavori di Massimo Campigli, Mario Sironi, Filippo De Pisis, Carlo Carrà, Giorgio Morandi.
Al piano interrato trovano inoltre spazio l’Archivio del ‘900, con oltre 80.000 documenti, la Biblioteca di storia dell’arte moderna e contemporanea che vanta più di 60.000 volumi consultabili e il centro internazionale di studi sul Futurismo che come già ricordato conserva, oltre a quello di Fortunato Depero, anche gli archivi di Gino Severini e Carlo Carrà.
Oggi inoltre il Mart rispetta la propria vocazione di essere istituzione reticolare e diffusa sul territorio. Infatti nel suo alveo può contare anche ulteriori sedi: Palazzo Albere a Trento e il Museo Depero che, sempre a Rovereto, offre la possibilità di accostarsi alla vita e alle opere del noto artista futurista.
Ma Depero può essere apprezzato anche nella sede principale del Mart. Infatti fra le oltre 9000 opere conservate nella collezione permanente, ben un terzo sono quelle realizzate dall’artista roveretano. La sua produzione è poi affiancata da quella di altri grandi esegeti del futurismo italiano come Balla, Trampolini, Marinetti e Crali, dando vita a una tra le più importanti sezioni del museo.
Negli ultimi anni numerosi collezionisti hanno guardato al Mart come al luogo più favorevole per la gestione del proprio patrimonio. In questa prospettiva va ad esempio annoverato il deposito a lungo termine delle opere della collezione Giovanardi, con lavori di Massimo Campigli, Mario Sironi, Filippo De Pisis, Carlo Carrà, Giorgio Morandi.
Al piano interrato trovano inoltre spazio l’Archivio del ‘900, con oltre 80.000 documenti, la Biblioteca di storia dell’arte moderna e contemporanea che vanta più di 60.000 volumi consultabili e il centro internazionale di studi sul Futurismo che come già ricordato conserva, oltre a quello di Fortunato Depero, anche gli archivi di Gino Severini e Carlo Carrà.