Palazzo del Grano o dell'Annona e Biblioteca Civica "Girolamo Tartarotti"
Esso rappresenta per tutti i roveretani un luogo di riferimento per la cultura cittadina. La sua ristrutturazione, iniziata nel 2005, è stata ultimata nell’aprile del 2008 restituendo alla città uno dei suoi palazzi più importanti. Realizzato infatti a partire dal 1722, Palazzo del Grano fu pensato appunto come “magazzeno da grano”, testuale definizione riportata negli incartamenti di progetto dell’architetto Ambrogio Rosmini, zio di quell’Antonio Rosmini che rappresenta uno dei simboli della città. Successivamente il palazzo venne adibito a sede dell'Istituto Agrario e poi ancora ad alloggio della Banca Austro-Ungarica.
Dopo il 1918 ospitò la Biblioteca Civica assieme al museo e alla scuola musicale. Un complesso nato per la lungimirante decisione della municipalità roveretana del 1770, a dire il vero sollecitata dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, che decise per l’appunto di procedere alla costruzione del magazzino cittadino delle granaglie. Un palazzo che offre nei suoi cinque piani uno spazio davvero unico ed originale che, se inizialmente dava spaziosa e nobile accoglienza ai frutti preziosi della terra per poi redistribuirli ai cittadini roveretani, ben presto si adattò magnificamente ad accogliere altrettanto nobili uffici e servizi, questa volta non più rivolti ai frutti delle colture della città ma alla sua sempre intensa attività culturale.
Il restauro del Palazzo offre oggi una visione ancor più unitaria e completa della potenzialità del suo raffinato e sobrio gusto classico, tipico della trattatistica rinascimentale ispirata a Vitruvio e reinterpretata qui dal Rosmini, dove bellezza, proporzione e armonia vengono oggi appunto ancor meglio rivalutate dall’opera dei curatori del restauro, l’architetto Mario Botta e l’ingegnere roveretano Giulio Andreolli.
Se nella nuova sede situata nel grembo del Mart, la biblioteca doveva assolvere allo scopo di offrire un servizio più accogliente ed esteso a tutte le categorie di studenti e cultori del libro, a Palazzo Annona i curatori si dovevano confrontare con spazi più solenni e con un programma progettuale rigoroso nelle sue molteplici e complementari funzioni.
La rinnovata biblioteca presenta infatti al piano terra una sorta di prosecuzione ideale della nuova sala di studio e ricerca di cui abbiamo parlato poco fa. Questa sezione è orientata tuttavia a un pubblico più selezionato, ossia al mondo legato all’università che può trovare in questo piano uno spazio specifico e ampio per lo studio specializzato. Un luogo tra l’altro posto proprio in prossimità del restaurato Palazzo Piomarta che ospita la prestigiosa sede universitaria roveretana.
Gli arredi accompagnano questa funzione presentando una disposizione ordinata e sobria che si modula tra le campate delle volte e i possenti pilastri bugnati, per poi animarsi attraverso i colori intensi offerti dal legno di rovere dei tavoloni e dalle scaffalature laccate.
Al primo piano è invece predisposto un luogo di studio per ricercatori e studiosi con accesso all’archivio per la consultazione di opere rare, quali manoscritti ed edizioni del XV e del XVI secolo.
Al secondo piano possiamo trovare il”sancta sanctorum” della collezione della biblioteca stessa, ovvero la zona che custodisce antichi lasciti, intere biblioteche private, incunaboli e manoscritti di altissimo valore storico e bibliografico. Questo piano, non aperto al pubblico, è dunque confermato nella sua originaria funzione di conservazione della parte storica della biblioteca, rispettando e preservando gli originari scaffali risalenti agli inizi del ‘900.
Infine il piano interrato del Palazzo è stato adibito alla funzione didattico-espositiva legata alla materia stessa che la biblioteca custodisce e preserva: il libro e la stampa in genere, con la presenza di alcune “macchine da stampa” storiche, di un torchio antichissimo e di altre originali testimonianze dell’evoluzione del sistema di comunicazione a mezzo stampa.
In conclusione potremmo dire dunque che Palazzo del Grano rifonda oggi la sua possente immagine architettonica sulle basi della sua storia: da fondaco a fabbrica di cultura e di futuro, ricordando che, ineluttabilmente, quello che la società semina oggi è già memoria di domani.
Il compendio architettonico della Biblioteca Civica Tartarotti si completa definitivamente con alcuni ulteriori spazi ricavati all’interno della testata nord del restaurato Palazzo Alberti. Con questo secondo palazzo è definitivamente conclusa la nuova Cittadella della cultura e dell’arte moderna e contemporanea di Rovereto. I due Palazzi riportati all’antico fasto, costituiscono una sorta di porta d’ingresso monumentale a questo non comune compendio culturale che concretamente simboleggia gli ideali e le più alte aspirazioni della collettività di Rovereto.
Le origini della Biblioteca risalgono alla metà del XVIII secolo, quando nel 1764 fu costituito il primo fondo di una "libreria di uso pubblico" secondo un progetto culturale voluto congiuntamente dall'Amministrazione cittadina e dall'Accademia degli Agiati. In seguito si fusero con tale “libreria pubblica” sia la Biblioteca dell'Accademia che quella del clero roveretano.
Dedicata all’intellettuale e filantropo Girolamo Tartarotti, la Biblioteca trova origine nel nucleo di volumi che proprio nel 1764 il Comune acquisì dalla Confraternita dei Santissimi Rocco e Sebastiano, cui il Tartarotti li aveva lasciati affinché venisse costituita una libreria a uso pubblico. Ancora nel XVIII secolo si arricchì delle lungimiranti donazioni di alcuni eruditi e delle famiglie più in vista della città. Negli anni successivi seguirono il trasloco dalla sede originaria situata in vicolo san Giuseppe a palazzo dell’Istruzione in corso Bettini.
In tale periodo va collocata inoltre l’apertura al pubblico grazie all’opera di professori bibliotecari che consentirono l’accesso a un patrimonio di 13000 volumi, 11 mila opuscoli, 1900 manoscritti e 57 incunaboli, ovvero quei documenti stampati immediatamente dopo l’invenzione della stampa con la tecnologia dei caratteri mobili e realizzati tra la metà del XV secolo e i primi anni del 1500. Nel 1921, smembrato e in parte distrutto dopo la Grande Guerra, il patrimonio librario fu costretto a essere trasferito prima a Trento e poi nuovamente a Rovereto, questa volta presso Palazzo Annona. Successivamente l’ideatore della Campana dei Caduti, don Antonio Rossaro, ne diventò direttore.
Se il patrimonio, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, fu aggiornato solo per donazioni e lasciti, si cominciò poi ad avvertire la necessità di riorganizzare la Biblioteca su criteri nuovi, adeguati alla mutata realtà sociale; in particolare cercando di organizzare una biblioteca pubblica, a scaffale aperto, all'interno di una biblioteca di conservazione. Nel 1970 fu aperta così la prima sala di pubblica lettura al piano terra di Palazzo dell'Annona e due anni dopo fu inaugurata la seconda sala, posta al primo piano.
A trent’anni di distanza, il 29 novembre 2002 venne dunque realizzato l'ampliamento della sede nell'ambito del progetto elaborato per il Polo culturale e museale del Mart, passaggio che impose anche un rinnovamento del servizio bibliotecario, con apertura alle minoranze linguistiche e alla multimedialità. L'intento era quello di rispondere con strategie mirate alle nuove esigenze emergenti.
Attualmente, con un patrimonio di 500.000 documenti (fra cui 72 edizioni di incunaboli, 800 pergamene e 8400 periodici), la Biblioteca Civica svolge il ruolo di fondamentale centro di documentazione, ricerca e recupero delle testimonianze. Da queste cifre si può facilmente dedurre che molti sono i primati che contraddistinguono la Biblioteca Civica: come quello raggiunto il 1° dicembre 2002 quando è entrata nel Guinnes mondiale dei primati grazie all’interrotta maratona di lettura durata 53 ore. Ma non è tutto qui. Un’indagine del 1996 le ha assegnato il primo posto in Italia per quanto concerne il rapporto tra abitanti e il numero di volumi. A Rovereto un cittadino su nove è inoltre utente della Biblioteca.
Dopo il 1918 ospitò la Biblioteca Civica assieme al museo e alla scuola musicale. Un complesso nato per la lungimirante decisione della municipalità roveretana del 1770, a dire il vero sollecitata dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, che decise per l’appunto di procedere alla costruzione del magazzino cittadino delle granaglie. Un palazzo che offre nei suoi cinque piani uno spazio davvero unico ed originale che, se inizialmente dava spaziosa e nobile accoglienza ai frutti preziosi della terra per poi redistribuirli ai cittadini roveretani, ben presto si adattò magnificamente ad accogliere altrettanto nobili uffici e servizi, questa volta non più rivolti ai frutti delle colture della città ma alla sua sempre intensa attività culturale.
Il restauro del Palazzo offre oggi una visione ancor più unitaria e completa della potenzialità del suo raffinato e sobrio gusto classico, tipico della trattatistica rinascimentale ispirata a Vitruvio e reinterpretata qui dal Rosmini, dove bellezza, proporzione e armonia vengono oggi appunto ancor meglio rivalutate dall’opera dei curatori del restauro, l’architetto Mario Botta e l’ingegnere roveretano Giulio Andreolli.
Se nella nuova sede situata nel grembo del Mart, la biblioteca doveva assolvere allo scopo di offrire un servizio più accogliente ed esteso a tutte le categorie di studenti e cultori del libro, a Palazzo Annona i curatori si dovevano confrontare con spazi più solenni e con un programma progettuale rigoroso nelle sue molteplici e complementari funzioni.
La rinnovata biblioteca presenta infatti al piano terra una sorta di prosecuzione ideale della nuova sala di studio e ricerca di cui abbiamo parlato poco fa. Questa sezione è orientata tuttavia a un pubblico più selezionato, ossia al mondo legato all’università che può trovare in questo piano uno spazio specifico e ampio per lo studio specializzato. Un luogo tra l’altro posto proprio in prossimità del restaurato Palazzo Piomarta che ospita la prestigiosa sede universitaria roveretana.
Gli arredi accompagnano questa funzione presentando una disposizione ordinata e sobria che si modula tra le campate delle volte e i possenti pilastri bugnati, per poi animarsi attraverso i colori intensi offerti dal legno di rovere dei tavoloni e dalle scaffalature laccate.
Al primo piano è invece predisposto un luogo di studio per ricercatori e studiosi con accesso all’archivio per la consultazione di opere rare, quali manoscritti ed edizioni del XV e del XVI secolo.
Al secondo piano possiamo trovare il”sancta sanctorum” della collezione della biblioteca stessa, ovvero la zona che custodisce antichi lasciti, intere biblioteche private, incunaboli e manoscritti di altissimo valore storico e bibliografico. Questo piano, non aperto al pubblico, è dunque confermato nella sua originaria funzione di conservazione della parte storica della biblioteca, rispettando e preservando gli originari scaffali risalenti agli inizi del ‘900.
Infine il piano interrato del Palazzo è stato adibito alla funzione didattico-espositiva legata alla materia stessa che la biblioteca custodisce e preserva: il libro e la stampa in genere, con la presenza di alcune “macchine da stampa” storiche, di un torchio antichissimo e di altre originali testimonianze dell’evoluzione del sistema di comunicazione a mezzo stampa.
In conclusione potremmo dire dunque che Palazzo del Grano rifonda oggi la sua possente immagine architettonica sulle basi della sua storia: da fondaco a fabbrica di cultura e di futuro, ricordando che, ineluttabilmente, quello che la società semina oggi è già memoria di domani.
Il compendio architettonico della Biblioteca Civica Tartarotti si completa definitivamente con alcuni ulteriori spazi ricavati all’interno della testata nord del restaurato Palazzo Alberti. Con questo secondo palazzo è definitivamente conclusa la nuova Cittadella della cultura e dell’arte moderna e contemporanea di Rovereto. I due Palazzi riportati all’antico fasto, costituiscono una sorta di porta d’ingresso monumentale a questo non comune compendio culturale che concretamente simboleggia gli ideali e le più alte aspirazioni della collettività di Rovereto.
Le origini della Biblioteca risalgono alla metà del XVIII secolo, quando nel 1764 fu costituito il primo fondo di una "libreria di uso pubblico" secondo un progetto culturale voluto congiuntamente dall'Amministrazione cittadina e dall'Accademia degli Agiati. In seguito si fusero con tale “libreria pubblica” sia la Biblioteca dell'Accademia che quella del clero roveretano.
Dedicata all’intellettuale e filantropo Girolamo Tartarotti, la Biblioteca trova origine nel nucleo di volumi che proprio nel 1764 il Comune acquisì dalla Confraternita dei Santissimi Rocco e Sebastiano, cui il Tartarotti li aveva lasciati affinché venisse costituita una libreria a uso pubblico. Ancora nel XVIII secolo si arricchì delle lungimiranti donazioni di alcuni eruditi e delle famiglie più in vista della città. Negli anni successivi seguirono il trasloco dalla sede originaria situata in vicolo san Giuseppe a palazzo dell’Istruzione in corso Bettini.
In tale periodo va collocata inoltre l’apertura al pubblico grazie all’opera di professori bibliotecari che consentirono l’accesso a un patrimonio di 13000 volumi, 11 mila opuscoli, 1900 manoscritti e 57 incunaboli, ovvero quei documenti stampati immediatamente dopo l’invenzione della stampa con la tecnologia dei caratteri mobili e realizzati tra la metà del XV secolo e i primi anni del 1500. Nel 1921, smembrato e in parte distrutto dopo la Grande Guerra, il patrimonio librario fu costretto a essere trasferito prima a Trento e poi nuovamente a Rovereto, questa volta presso Palazzo Annona. Successivamente l’ideatore della Campana dei Caduti, don Antonio Rossaro, ne diventò direttore.
Se il patrimonio, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, fu aggiornato solo per donazioni e lasciti, si cominciò poi ad avvertire la necessità di riorganizzare la Biblioteca su criteri nuovi, adeguati alla mutata realtà sociale; in particolare cercando di organizzare una biblioteca pubblica, a scaffale aperto, all'interno di una biblioteca di conservazione. Nel 1970 fu aperta così la prima sala di pubblica lettura al piano terra di Palazzo dell'Annona e due anni dopo fu inaugurata la seconda sala, posta al primo piano.
A trent’anni di distanza, il 29 novembre 2002 venne dunque realizzato l'ampliamento della sede nell'ambito del progetto elaborato per il Polo culturale e museale del Mart, passaggio che impose anche un rinnovamento del servizio bibliotecario, con apertura alle minoranze linguistiche e alla multimedialità. L'intento era quello di rispondere con strategie mirate alle nuove esigenze emergenti.
Attualmente, con un patrimonio di 500.000 documenti (fra cui 72 edizioni di incunaboli, 800 pergamene e 8400 periodici), la Biblioteca Civica svolge il ruolo di fondamentale centro di documentazione, ricerca e recupero delle testimonianze. Da queste cifre si può facilmente dedurre che molti sono i primati che contraddistinguono la Biblioteca Civica: come quello raggiunto il 1° dicembre 2002 quando è entrata nel Guinnes mondiale dei primati grazie all’interrotta maratona di lettura durata 53 ore. Ma non è tutto qui. Un’indagine del 1996 le ha assegnato il primo posto in Italia per quanto concerne il rapporto tra abitanti e il numero di volumi. A Rovereto un cittadino su nove è inoltre utente della Biblioteca.