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Bressanone Sito del Comune
I primi insediamenti in loco risalgono all'età mesolitica (uno di questi si trova nella zona di Stufles (Stufels). Altre testimonianze dell'antichità della città sono dei resti risalenti all'età del bronzo a Rivapiana (Plabach). Durante i lavori per il restauro ed il consolidamento della piazza Duomo (1996), sono stati scoperti i resti di una capanna risalente a circa 2500 anni fa, ad una profondità di circa 4 metri nel sottosuolo. Attorno al 15 a.C. la zona fu integrata da Druso, figliastro dell'imperatore Augusto, nella sfera d'influenza romana. La conquista dei territori alpini fu ricordata nel monumento Trofeo delle Alpi dove, tra le varie tribù sconfitte, compare il popolo dei Brixeneti.
Ai romani seguirono storicamente, in seguito alle invasioni barbariche, i baiuvari. Si hanno tracce di Bressanone in un antico scritto del 590 d.C., quando il territorio fu aggregato al Ducato di Baviera. A questo revirement politico corrispose ancora nel tardo VIII secolo l'aggregazione della struttura ecclesiastica regionale al principato arcivescovile di Salisburgo, sostituendo l'appartenenza tardoantica al patriarcato di Aquileia. Da un documento del 13 settembre 901, si sa che l'allora vescovo Zaccaria della diocesi di Sabiona, ricevette come regalo una grande tenuta agricola (nota come mansus Prihsna), dall'allora re Ludovico IV il Fanciullo, l'ultimo dei Carolingi. Tradizionalmente si considera questo documento come l'atto di fondazione della città.
Tra il 960 e il 990 il paese ebbe un intenso sviluppo edilizio ad uso ecclesiastico, assieme ad una prima versione dell'attuale Duomo di Bressanone, tanto che nel 965 i vescovi di Sabiona decisero di trasferirsi nella vicina cittadina di Bressanone. Da questa data Bressanone diventa il centro spirituale di una diocesi di vaste dimensioni. Fra i vescovi di allora spicca la figura di Albuino, discendente della casata degli Ariboni, che aveva importanti relazioni con diverse corti principesche ed in particolar modo con quella imperiale. Il suo successore, il vescovo Heriward (1017-1022) diede inizio alla costruzione delle mura della città, che furono portate a termine dal vescovo successivo, Hartwig (1022-1039), con l'aggiunta di ampi fossati a nord e ad ovest e di torri da difesa a sud della città, Il 7 giugno 1027 l'intera Val d'Isarco, assieme alla Valle dell'Inn, fu sottratta al duca ribelle Welf II di Baviera, e data in dono al vescovo Hartwig, dall'imperatore Corrado II, congiuntamente all'attribuzione del potere temporale come principe vescovo, analogamente a quanto in quegli anni accadeva per i vescovi delle vicine Arcidiocesi di Trento e di Coira (dal 1170 capoluogo del cantone dei Grigioni nella Confederazione elvetica). Nel 1038 la chiesa parrocchiale di Bressanone fu dedicata a San Michele Arcangelo. L'allora vescovo della diocesi di Bressanone, Poppo, fu eletto Papa, con il nome di Damaso II, nel 1048.
Tra il 25 ed il 26 giugno 1080 nel duomo e nel battistero di San Giovanni si tenne il sinodo episcopale, in cui l'imperatore Enrico IV, coadiuvato dal vescovo Hartwig, riuscì a far deporre Papa Gregorio VII, facendo insediare come antipapa Clemente III. Nell'anno 1091 ai Principi-vescovi di Bressanone fu concessa la contea della Pusteria. Nel 1179 l'imperatore Federico I concesse i diritti regali di sovranità.
Venne successivamente completata la cinta muraria della città nel 1115, nel 1230 il nuovo convento per le monache clarisse (dove tuttora ha sede) e nel 1265 fu terminata la nuova versione del palazzo vescovile. Una menzione meritano sicuramente il beato Hartmann vescovo, fondatore dell'Abbazia di Novacella, il quale fu anche amico e consigliere di Federico Barbarossa, e il vescovo Bruno von Kirchberg (1250-1288), fondatore della città di Brunico e spesso in lotta con le potenti famiglie nobili del luogo come i Voitsberger, ai quali rase al suolo il castello.
Durante tutto il periodo medioevale la fiorente città vescovile rimase uno dei più importanti centri artistico-culturali della zona alpina. Essa visse alterne vicende sull'effettivo potere temporale, conteso tra il principe vescovo di Bressanone e i conti di Tirolo. Nel 1363, per eredità, la Contea del Tirolo passò alla casata degli Asburgo. Nel 1444 il centro storico subì un brutto incendio che devastò la zona dei Portici.
Nel 1450 Nicola Cusano fu eletto vescovo e quindi cardinale di Bressanone (1452-1464) con incarico papale per la riforma delle terre tedesche. Egli entrò in contrasto con i conti del Tirolo, con il duca Sigismondo e con la bellicosa Verena von Stuben, di Castel Badia, badessa del monastero delle Benedettine in Pusteria. Successivamente Cusano si autoproclamò duca, anche se dopo la sua morte il potere tornò agli Asburgo, in qualità di conti del Tirolo.
Dal Medioevo ai nostri giorni
Giovanni III del Portogallo regalò al nipote Massimiliano II d'Asburgo l'elefante indiano Solimano che transitò per Bressanone nel dicembre 1551, restandovi per due settimane. L'oste Andree Posch della locanda am Hohen Felde, nelle cui stalle il pachiderma fu ospite, da allora l'ha ribattezzata in Elephant, sulla cui facciata il pittore Leonhard Mair ne ha disegnato la scena. Agli inizi del XVI secolo si ebbe a Bressanone una prima incanalazione delle acque correnti, provenienti dalla zona di Varna, e portate a destinazione tramite tronchi scavati di larice. Nel 1558, si ebbe anche la prima fontana con acqua corrente, posta vicino alla torre Bianca. Nel 1607 nella città venne fondato il seminario di Bressanone, il cosiddetto Priesterseminar (attivo anche nel 2012, anche se sempre meno frequentato). Il 23 marzo 1797 12.000 uomini delle truppe napoleoniche, agli ordini del generale Joubert, arrivarono ed occuparono Bressanone. L'enorme massa di soldati portò al diffondersi di un'epidemia, causando la morte di migliaia di persone, che furono inumate in fosse comuni tra Millan e Bressanone. Ma, già il 3 aprile, le truppe si ritirarono. Dal 1803 la città, che allora contava circa 3000 abitanti, conobbe un periodo di decadenza legato alla fine del principato. Questa si rese sempre di più conto di quanto fosse legata ai principi. Solo sei anni dopo, nella notte del 6 dicembre 1809 le truppe napoleoniche devastarono tutte le residenze nobiliari ed i castelli, oltre a circa 200 masi attorno alla città.
Nel 1814, con la sconfitta delle truppe francesi, il Tirolo e quindi Bressanone ritornano a far parte dell'Impero austriaco, che nel 1867 si trasformò nell'Impero austro-ungarico. Nel suo libro, 1830: Reisebilder. Dritter Teil (traducibile in italiano con, "Quadri di viaggio. Terza parte") Heinrich Heine descrisse ne "Il viaggio da Monaco a Genova", alcune caratteristiche al riguardo della città vescovile, annotando: "Ovunque una puzza asfissiante di immagini sacre e di fieno secco".
Nell'anno 1865 lungo l'asse del Brennero iniziano i lavori per la realizzazione della ferrovia del Brennero, e il 24 agosto 1867 il primo convoglio giunge a Bressanone. La decisione di far partire la diramazione della ferrovia della Val Pusteria da Fortezza (invece che da Bressanone come era stato inizialmente stabilito), significò una perdita in termini economici per la città di Bressanone. Quasi contemporaneamente vi fu anche una rinascita in campo religioso e culturale. Furono fondate nuove scuole come il seminario vescovile (detto "maggiore") e più tardi anche il seminario minore (il Vinzentinum).
La sistemazione dei bacini fluviali della Rienza e dell'Isarco negli anni 1883 e 1884 portò la città alla prosperità. La sistemazione delle condutture che inizialmente trasportavano l'acqua attraverso tronchi di larici, venne migliorata, e si costruì una nuova condotta d'acqua presso Scaleres. L'allora sindaco Otto von Guggenberg gettò nel 1889 le basi per il primo stabilimento idroterapico secondo il sistema Kneipp a sud del Brennero. Nel 1899 fu fondato il Kurverein (circolo per la cura) e quindi Bressanone divenne un rinomato centro di cura (il centro Guggenberg esiste tuttora). Nel 1903 fu costruita la centrale idroelettrica di Sciaves. La centrale venne inaugurata il 22 dicembre 1903 dal sindaco Otto von Guggenberg e l'avvenimento fu celebrato con una poesia di Albertine Luhde-Ilg. pubblicata il 24 dicembre sulla "Brixener Chronik". In seguito, a partire dal 1937, essa fu sostituita dalla centrale costruita nella stretta di Hachl, lungo la Rienza.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale: la popolazione maschile di Bressanone venne mobilitata e spedita in guerra, e nel 1915 la città si trovò a breve distanza da un altro fronte, e cioè quello italiano. Nel novembre 1918 le truppe italiane occuparono Bressanone, che assieme all'intero Alto Adige entrò a far parte del Regno d'Italia, mentre il restante territorio del Tirolo (Tirolo del Nord e Tirolo Orientale) rimase all'Austria. Fino al 1925 nel centro cittadino vi era un servizio di sorveglianza, organizzato dai cosiddetti "guardiani notturni". Costoro sorvegliavano l'ordine pubblico durante la notte, dopo aver chiuso le porte della cinta muraria. Inoltre dovevano avvisare in caso di incendi, furti e avvistamenti di nemici, oltre ad annunciare ad alta voce l'ora esatta. In particolare a Bressanone avvenne che uno dei guardiani morì improvvisamente, e la moglie ne prese il posto, dando così origine alla leggenda della "dama della torre".
Durante il fascismo, la città fu oggetto con l'intera regione di un processo di italianizzazione forzata. Successivamente furono attuate le "Opzioni", un accordo fra il Regno d'Italia e la Germania che obbligava i cittadini altoatesini a scegliere tra cittadinanza italiana e tedesca e tra rimanere nella provincia, accettando la definitiva italianizzazione, o trasferirsi oltreconfine. Nel 1928 al territorio comunale vengono aggregati i territori dei soppressi comuni di Millan (Milland), Sarnes (Sarns), Albes (Albeins) e Monteponente (Pfeffersberg), e la frazione di Elvas, staccata dal comune di Naz. Nel 1941 vengono invece aggregati i territori del soppresso comune di Sant'Andrea in Monte (St. Andrä). Dal 1943 al 1945 la città fece parte della Zona d'operazioni delle Prealpi. Nel 1964 vi è una nuova sistemazione dei confini della diocesi che corrispondono da allora a quelli della provincia di Bolzano, e la sede della diocesi, rinominata in diocesi di Bolzano-Bressanone, si spostò da Bressanone a Bolzano.
Nel 1950, per il timore di possibili manifestazioni antitaliane in piazza Duomo, la polizia ha ordinato di limitare gli spazi liberi nella piazza. L'allora sindaco, Natale Dander, fece realizzare le due aiuole, recentemente rimosse quando vi è stata l'ultima revisione dell'intera piazza. Un momento importante per la comunità italiana di Bressanone fu nel 1952, quando don Giuseppe Franco, canonico del Duomo di Bressanone, pose la prima pietra dell'oratorio dedicato a don Bosco. Il complesso della struttura, dopo oltre cinquant'anni di attività è stato demolito nel gennaio 2010, per essere successivamente ricostruito nel 2011.
Negli anni cinquanta, il clima a Bressanone era maggiormente freddo e dava la possibilità di pattinare sulla superficie ghiacciata del laghetto, originato per regolare il corso dell'Isarco negli anni 1882-1895. Nel 2001 la città di Bressanone ha festeggiato i suoi 1100 anni di storia, con un giubileo cittadino.
Lo stemma cittadino più vecchio con l'agnello risale al 1297, noto dal 1305 come lo stemma dell'agnello. Il 13 novembre 1928 fu adottato uno stemma recante nella metà superiore le mura cittadine ed una porta sul prato; nella metà inferiore l'agnello. Nel 1966 fu ripristinato il vecchio stemma rappresentante un agnello bianco rivoltato, con l'aureola d'oro, su sfondo rosso, che con la zampa sinistra sostiene una bandiera con la croce rossa. La bandiera è composta da un tricolore orizzontale giallo (rappresentante la Chiesa), bianco e rosso (rappresentanti il Tirolo storico).
Ai romani seguirono storicamente, in seguito alle invasioni barbariche, i baiuvari. Si hanno tracce di Bressanone in un antico scritto del 590 d.C., quando il territorio fu aggregato al Ducato di Baviera. A questo revirement politico corrispose ancora nel tardo VIII secolo l'aggregazione della struttura ecclesiastica regionale al principato arcivescovile di Salisburgo, sostituendo l'appartenenza tardoantica al patriarcato di Aquileia. Da un documento del 13 settembre 901, si sa che l'allora vescovo Zaccaria della diocesi di Sabiona, ricevette come regalo una grande tenuta agricola (nota come mansus Prihsna), dall'allora re Ludovico IV il Fanciullo, l'ultimo dei Carolingi. Tradizionalmente si considera questo documento come l'atto di fondazione della città.
Tra il 960 e il 990 il paese ebbe un intenso sviluppo edilizio ad uso ecclesiastico, assieme ad una prima versione dell'attuale Duomo di Bressanone, tanto che nel 965 i vescovi di Sabiona decisero di trasferirsi nella vicina cittadina di Bressanone. Da questa data Bressanone diventa il centro spirituale di una diocesi di vaste dimensioni. Fra i vescovi di allora spicca la figura di Albuino, discendente della casata degli Ariboni, che aveva importanti relazioni con diverse corti principesche ed in particolar modo con quella imperiale. Il suo successore, il vescovo Heriward (1017-1022) diede inizio alla costruzione delle mura della città, che furono portate a termine dal vescovo successivo, Hartwig (1022-1039), con l'aggiunta di ampi fossati a nord e ad ovest e di torri da difesa a sud della città, Il 7 giugno 1027 l'intera Val d'Isarco, assieme alla Valle dell'Inn, fu sottratta al duca ribelle Welf II di Baviera, e data in dono al vescovo Hartwig, dall'imperatore Corrado II, congiuntamente all'attribuzione del potere temporale come principe vescovo, analogamente a quanto in quegli anni accadeva per i vescovi delle vicine Arcidiocesi di Trento e di Coira (dal 1170 capoluogo del cantone dei Grigioni nella Confederazione elvetica). Nel 1038 la chiesa parrocchiale di Bressanone fu dedicata a San Michele Arcangelo. L'allora vescovo della diocesi di Bressanone, Poppo, fu eletto Papa, con il nome di Damaso II, nel 1048.
Tra il 25 ed il 26 giugno 1080 nel duomo e nel battistero di San Giovanni si tenne il sinodo episcopale, in cui l'imperatore Enrico IV, coadiuvato dal vescovo Hartwig, riuscì a far deporre Papa Gregorio VII, facendo insediare come antipapa Clemente III. Nell'anno 1091 ai Principi-vescovi di Bressanone fu concessa la contea della Pusteria. Nel 1179 l'imperatore Federico I concesse i diritti regali di sovranità.
Venne successivamente completata la cinta muraria della città nel 1115, nel 1230 il nuovo convento per le monache clarisse (dove tuttora ha sede) e nel 1265 fu terminata la nuova versione del palazzo vescovile. Una menzione meritano sicuramente il beato Hartmann vescovo, fondatore dell'Abbazia di Novacella, il quale fu anche amico e consigliere di Federico Barbarossa, e il vescovo Bruno von Kirchberg (1250-1288), fondatore della città di Brunico e spesso in lotta con le potenti famiglie nobili del luogo come i Voitsberger, ai quali rase al suolo il castello.
Durante tutto il periodo medioevale la fiorente città vescovile rimase uno dei più importanti centri artistico-culturali della zona alpina. Essa visse alterne vicende sull'effettivo potere temporale, conteso tra il principe vescovo di Bressanone e i conti di Tirolo. Nel 1363, per eredità, la Contea del Tirolo passò alla casata degli Asburgo. Nel 1444 il centro storico subì un brutto incendio che devastò la zona dei Portici.
Nel 1450 Nicola Cusano fu eletto vescovo e quindi cardinale di Bressanone (1452-1464) con incarico papale per la riforma delle terre tedesche. Egli entrò in contrasto con i conti del Tirolo, con il duca Sigismondo e con la bellicosa Verena von Stuben, di Castel Badia, badessa del monastero delle Benedettine in Pusteria. Successivamente Cusano si autoproclamò duca, anche se dopo la sua morte il potere tornò agli Asburgo, in qualità di conti del Tirolo.
Dal Medioevo ai nostri giorni
Giovanni III del Portogallo regalò al nipote Massimiliano II d'Asburgo l'elefante indiano Solimano che transitò per Bressanone nel dicembre 1551, restandovi per due settimane. L'oste Andree Posch della locanda am Hohen Felde, nelle cui stalle il pachiderma fu ospite, da allora l'ha ribattezzata in Elephant, sulla cui facciata il pittore Leonhard Mair ne ha disegnato la scena. Agli inizi del XVI secolo si ebbe a Bressanone una prima incanalazione delle acque correnti, provenienti dalla zona di Varna, e portate a destinazione tramite tronchi scavati di larice. Nel 1558, si ebbe anche la prima fontana con acqua corrente, posta vicino alla torre Bianca. Nel 1607 nella città venne fondato il seminario di Bressanone, il cosiddetto Priesterseminar (attivo anche nel 2012, anche se sempre meno frequentato). Il 23 marzo 1797 12.000 uomini delle truppe napoleoniche, agli ordini del generale Joubert, arrivarono ed occuparono Bressanone. L'enorme massa di soldati portò al diffondersi di un'epidemia, causando la morte di migliaia di persone, che furono inumate in fosse comuni tra Millan e Bressanone. Ma, già il 3 aprile, le truppe si ritirarono. Dal 1803 la città, che allora contava circa 3000 abitanti, conobbe un periodo di decadenza legato alla fine del principato. Questa si rese sempre di più conto di quanto fosse legata ai principi. Solo sei anni dopo, nella notte del 6 dicembre 1809 le truppe napoleoniche devastarono tutte le residenze nobiliari ed i castelli, oltre a circa 200 masi attorno alla città.
Nel 1814, con la sconfitta delle truppe francesi, il Tirolo e quindi Bressanone ritornano a far parte dell'Impero austriaco, che nel 1867 si trasformò nell'Impero austro-ungarico. Nel suo libro, 1830: Reisebilder. Dritter Teil (traducibile in italiano con, "Quadri di viaggio. Terza parte") Heinrich Heine descrisse ne "Il viaggio da Monaco a Genova", alcune caratteristiche al riguardo della città vescovile, annotando: "Ovunque una puzza asfissiante di immagini sacre e di fieno secco".
Nell'anno 1865 lungo l'asse del Brennero iniziano i lavori per la realizzazione della ferrovia del Brennero, e il 24 agosto 1867 il primo convoglio giunge a Bressanone. La decisione di far partire la diramazione della ferrovia della Val Pusteria da Fortezza (invece che da Bressanone come era stato inizialmente stabilito), significò una perdita in termini economici per la città di Bressanone. Quasi contemporaneamente vi fu anche una rinascita in campo religioso e culturale. Furono fondate nuove scuole come il seminario vescovile (detto "maggiore") e più tardi anche il seminario minore (il Vinzentinum).
La sistemazione dei bacini fluviali della Rienza e dell'Isarco negli anni 1883 e 1884 portò la città alla prosperità. La sistemazione delle condutture che inizialmente trasportavano l'acqua attraverso tronchi di larici, venne migliorata, e si costruì una nuova condotta d'acqua presso Scaleres. L'allora sindaco Otto von Guggenberg gettò nel 1889 le basi per il primo stabilimento idroterapico secondo il sistema Kneipp a sud del Brennero. Nel 1899 fu fondato il Kurverein (circolo per la cura) e quindi Bressanone divenne un rinomato centro di cura (il centro Guggenberg esiste tuttora). Nel 1903 fu costruita la centrale idroelettrica di Sciaves. La centrale venne inaugurata il 22 dicembre 1903 dal sindaco Otto von Guggenberg e l'avvenimento fu celebrato con una poesia di Albertine Luhde-Ilg. pubblicata il 24 dicembre sulla "Brixener Chronik". In seguito, a partire dal 1937, essa fu sostituita dalla centrale costruita nella stretta di Hachl, lungo la Rienza.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale: la popolazione maschile di Bressanone venne mobilitata e spedita in guerra, e nel 1915 la città si trovò a breve distanza da un altro fronte, e cioè quello italiano. Nel novembre 1918 le truppe italiane occuparono Bressanone, che assieme all'intero Alto Adige entrò a far parte del Regno d'Italia, mentre il restante territorio del Tirolo (Tirolo del Nord e Tirolo Orientale) rimase all'Austria. Fino al 1925 nel centro cittadino vi era un servizio di sorveglianza, organizzato dai cosiddetti "guardiani notturni". Costoro sorvegliavano l'ordine pubblico durante la notte, dopo aver chiuso le porte della cinta muraria. Inoltre dovevano avvisare in caso di incendi, furti e avvistamenti di nemici, oltre ad annunciare ad alta voce l'ora esatta. In particolare a Bressanone avvenne che uno dei guardiani morì improvvisamente, e la moglie ne prese il posto, dando così origine alla leggenda della "dama della torre".
Durante il fascismo, la città fu oggetto con l'intera regione di un processo di italianizzazione forzata. Successivamente furono attuate le "Opzioni", un accordo fra il Regno d'Italia e la Germania che obbligava i cittadini altoatesini a scegliere tra cittadinanza italiana e tedesca e tra rimanere nella provincia, accettando la definitiva italianizzazione, o trasferirsi oltreconfine. Nel 1928 al territorio comunale vengono aggregati i territori dei soppressi comuni di Millan (Milland), Sarnes (Sarns), Albes (Albeins) e Monteponente (Pfeffersberg), e la frazione di Elvas, staccata dal comune di Naz. Nel 1941 vengono invece aggregati i territori del soppresso comune di Sant'Andrea in Monte (St. Andrä). Dal 1943 al 1945 la città fece parte della Zona d'operazioni delle Prealpi. Nel 1964 vi è una nuova sistemazione dei confini della diocesi che corrispondono da allora a quelli della provincia di Bolzano, e la sede della diocesi, rinominata in diocesi di Bolzano-Bressanone, si spostò da Bressanone a Bolzano.
Nel 1950, per il timore di possibili manifestazioni antitaliane in piazza Duomo, la polizia ha ordinato di limitare gli spazi liberi nella piazza. L'allora sindaco, Natale Dander, fece realizzare le due aiuole, recentemente rimosse quando vi è stata l'ultima revisione dell'intera piazza. Un momento importante per la comunità italiana di Bressanone fu nel 1952, quando don Giuseppe Franco, canonico del Duomo di Bressanone, pose la prima pietra dell'oratorio dedicato a don Bosco. Il complesso della struttura, dopo oltre cinquant'anni di attività è stato demolito nel gennaio 2010, per essere successivamente ricostruito nel 2011.
Negli anni cinquanta, il clima a Bressanone era maggiormente freddo e dava la possibilità di pattinare sulla superficie ghiacciata del laghetto, originato per regolare il corso dell'Isarco negli anni 1882-1895. Nel 2001 la città di Bressanone ha festeggiato i suoi 1100 anni di storia, con un giubileo cittadino.
Lo stemma cittadino più vecchio con l'agnello risale al 1297, noto dal 1305 come lo stemma dell'agnello. Il 13 novembre 1928 fu adottato uno stemma recante nella metà superiore le mura cittadine ed una porta sul prato; nella metà inferiore l'agnello. Nel 1966 fu ripristinato il vecchio stemma rappresentante un agnello bianco rivoltato, con l'aureola d'oro, su sfondo rosso, che con la zampa sinistra sostiene una bandiera con la croce rossa. La bandiera è composta da un tricolore orizzontale giallo (rappresentante la Chiesa), bianco e rosso (rappresentanti il Tirolo storico).
Varna, i dintorni ed il laghetto, biotopo Sito del Comune
Già menzionata mille anni fa in un documento, intorno all'anno 1000 del calendario gregoriano, la località di Varna si trova sulla vecchia strada del Brennero.
Fin dal Medioevo albergatori ed artigiani dell'attivo traffico di carriaggi vivevano in questo importante centro di collegamento nord-sud. Numerose residenze aristocratiche, costruite da nobili ed alti funzionari del principe vescovo di Bressanone, abbelliscono oggi l'immagine e l'aspetto del villaggio.
Con l'apertura della ferrovia del Brennero nel 1867, il paese ha subito un arresto, e fino all'inizio della prima guerra mondiale, da maggio ad ottobre, venivano ospiti illustri da Vienna, Monaco di Baviera e da altre città, per rilassarsi all'ombra dei suoi castagni. Intorno al 1910, è stato un banchiere viennese a costruire il primo albergo moderno.
Lo stemma è inquartato: il primo ed il quarto sono d'argento a tre fasce innestate di azzurro; il secondo ed il terzo sono di rosso. Riprende le insegne dei Cavalieri di Voitsberg che cambiarono il nome in von Vahrn quando acquistarono il castel Salern, sopra il villaggio, andato distrutto nel 1277. Lo stemma è stato adottato nel 1969.
Di notevole interesse, nei dintorni di Varna, il laghetto omonimo, ora biotopo di interesse comunitario. Oltre a questo lago, più a valle era presente un secondo laghetto denominato "lago di sotto Varna". Questo però fu prosciugato e bonificato nell'anno 1825 per ricavarne preziosi terreni per la coltivazione. In ricordo del lago originario l'associazione pescatori della Valle Isarco, tra il 1995 ed il 1998, ha ricreato nello stesso posto dell'originale, un lago artificiale per la pesca sportiva e lo ha chiamato Untersee. A seguito della costruzione del forte di Fortezza a Varna venne eretta nel 1840 una casermetta per l'addestramento del personale militare e quindi un annesso poligono di tiro che fu costruito sulla sponda destra del lago. Da qui era possibile sparare fino ad arrivare a quella posta dal lato opposto con distanze comprese tra i 50 e i 250 metri quasi celati totalmente nelle loro trincee. Erano inoltre previsti dei bersagli in movimento per simulare gli spostamenti del nemico, talvolta travestiti da arlecchino, vedi ad esempio la figura di Ernst Fröhlich, uno degli addetti al controllo dei bersagli. Costoro schernivano i tiratori qualora mancavano il centro da colpire, mentre a loro gioivano quando veniva colpito il vero e proprio bersaglio. Il poligono in sé è rimasto in attività fino agli anni '60 fino a quando non è stato chiuso per motivi di sicurezza. Nel settembre 2017 sono iniziati i lavori di bonifica per la rimozione dei primi 289 ordigni ritrovati, di cui 285 bombe da fucile austro-ungariche e 4 bombe a mano sferiche austro-ungariche risalenti alla prima guerra mondiale.
Il lago ha una superficie di circa 1,5 ettari e presenta una profondità massima pari a 3,5 metri e è privo di immissari se non qualche piccolo rio. Dal 1977 una zona di 6,23 ettari adiacente al lago ("biotopo palude del lago di Varna") è protetta, perché di importanza per la sosta degli uccelli durante le migrazioni. Inoltre l'acqua del laghetto è ricca di iodio.
Attorno al laghetto è possibile effettuare una passeggiata; nella parte settentrionale del lago si trova una spiaggetta frequentata durante il periodo estivo. Il lago ogni anno riceve l'autorizzazione dall'ufficio provinciale per la balneazione.
Presso il lago è situato anche un piccolo e semplice campeggio.
Il lago è raggiungibile, oltre che con la macchina, anche attraverso la nuova pista ciclabile che nella zona segue uno dei percorsi medievali noti come Cammini di Santiago: la variante sud-ovest della Jakobsweg tirolese.
Fin dal Medioevo albergatori ed artigiani dell'attivo traffico di carriaggi vivevano in questo importante centro di collegamento nord-sud. Numerose residenze aristocratiche, costruite da nobili ed alti funzionari del principe vescovo di Bressanone, abbelliscono oggi l'immagine e l'aspetto del villaggio.
Con l'apertura della ferrovia del Brennero nel 1867, il paese ha subito un arresto, e fino all'inizio della prima guerra mondiale, da maggio ad ottobre, venivano ospiti illustri da Vienna, Monaco di Baviera e da altre città, per rilassarsi all'ombra dei suoi castagni. Intorno al 1910, è stato un banchiere viennese a costruire il primo albergo moderno.
Lo stemma è inquartato: il primo ed il quarto sono d'argento a tre fasce innestate di azzurro; il secondo ed il terzo sono di rosso. Riprende le insegne dei Cavalieri di Voitsberg che cambiarono il nome in von Vahrn quando acquistarono il castel Salern, sopra il villaggio, andato distrutto nel 1277. Lo stemma è stato adottato nel 1969.
Di notevole interesse, nei dintorni di Varna, il laghetto omonimo, ora biotopo di interesse comunitario. Oltre a questo lago, più a valle era presente un secondo laghetto denominato "lago di sotto Varna". Questo però fu prosciugato e bonificato nell'anno 1825 per ricavarne preziosi terreni per la coltivazione. In ricordo del lago originario l'associazione pescatori della Valle Isarco, tra il 1995 ed il 1998, ha ricreato nello stesso posto dell'originale, un lago artificiale per la pesca sportiva e lo ha chiamato Untersee. A seguito della costruzione del forte di Fortezza a Varna venne eretta nel 1840 una casermetta per l'addestramento del personale militare e quindi un annesso poligono di tiro che fu costruito sulla sponda destra del lago. Da qui era possibile sparare fino ad arrivare a quella posta dal lato opposto con distanze comprese tra i 50 e i 250 metri quasi celati totalmente nelle loro trincee. Erano inoltre previsti dei bersagli in movimento per simulare gli spostamenti del nemico, talvolta travestiti da arlecchino, vedi ad esempio la figura di Ernst Fröhlich, uno degli addetti al controllo dei bersagli. Costoro schernivano i tiratori qualora mancavano il centro da colpire, mentre a loro gioivano quando veniva colpito il vero e proprio bersaglio. Il poligono in sé è rimasto in attività fino agli anni '60 fino a quando non è stato chiuso per motivi di sicurezza. Nel settembre 2017 sono iniziati i lavori di bonifica per la rimozione dei primi 289 ordigni ritrovati, di cui 285 bombe da fucile austro-ungariche e 4 bombe a mano sferiche austro-ungariche risalenti alla prima guerra mondiale.
Il lago ha una superficie di circa 1,5 ettari e presenta una profondità massima pari a 3,5 metri e è privo di immissari se non qualche piccolo rio. Dal 1977 una zona di 6,23 ettari adiacente al lago ("biotopo palude del lago di Varna") è protetta, perché di importanza per la sosta degli uccelli durante le migrazioni. Inoltre l'acqua del laghetto è ricca di iodio.
Attorno al laghetto è possibile effettuare una passeggiata; nella parte settentrionale del lago si trova una spiaggetta frequentata durante il periodo estivo. Il lago ogni anno riceve l'autorizzazione dall'ufficio provinciale per la balneazione.
Presso il lago è situato anche un piccolo e semplice campeggio.
Il lago è raggiungibile, oltre che con la macchina, anche attraverso la nuova pista ciclabile che nella zona segue uno dei percorsi medievali noti come Cammini di Santiago: la variante sud-ovest della Jakobsweg tirolese.