Ravina ci accoglie con un sole che non nasconde le brume invernali e la loro ripercussione sulle nostre membra. Seppur intorpiditi, dopo il caffè di rito, prendiamo a salire per il paese, il sottoscritto ingannato da una mappa che fa parzialmente cilecca e torniamo indietro per riprendere la retta via. Arriviamo quasi subito al Belvedere di Ravina, distante effettivamente poche centinaia di metri dal centro ma già fuori dal caos della cittadina ormai votata all'agricoltura vitivinicola intensiva semindustrializzata. Dopo un'occhiata alla chiesetta dedicata a S.Antonio da Padova, risalente al 1600, ci mettiamo in salita per raggiungere Sardagna attraverso la sua Selva, che ammanta la parte bassa del Bondone. Circa due ore ci portano alla località Cros dapprima (spuntino), poi scendiamo in paese, alla Villa Rizzi ed alla chiesetta, risalente al XIII° sec. , dedicata ai defunti ed ai SS. Filippo e Giacomo, come del resto la parrocchiale che abbiamo già visto transitando per il paese. Da qui, dopo un'occhiata al panorama, risaliamo e ci rechiamo alla Terrazza panoramica ed all'annesso Bistrot che è però chiuso. Ci dedichiamo al desinare e poi all'attesa della prima corsa pomeridiana della funivia, alle 14.30. Breve ma intensa la discesa e poi, dopo un'ultima consumazione al bar della Funivia, imbocchiamo la ciclabile lungadice fino al ponte di Ravina. Torniamo leggermente indietro e prendiamo in salita la stradina, asfaltata dapprima e poi erbosa come si perdesse nella campagna, che risale alla località Belvedere da cui a breve torniamo alle macchine. In tutto 13 km. percorsi, in 4 ore e mezza con 650 m. di dislivello totale.
Ravina Ravina e Romagnano erano un tempo comuni autonomi; oggi, sviluppatisi notevolmente dal punto di vista abitativo, hanno richiesto incisivi interventi sulla viabilità. Il nucleo storico di Ravina si allunga presso l'imbocco della Val di Gola, a ridosso del Bondone, mentre la porzione più moderna (Case Nuove), sviluppatasi dopo l'alluvione del 1942, è andata a coprire l'intero conoide distribuendosi anche nella sottostante, fertile campagna coltivata a meli e ciliegi, ormai invasa anche da stabilimenti industriali, tra cui spiccano le sedi produttive di due note case vitivinicole: Ferrari e Cavit. Località nominata già nel XIII secolo, conserva bei palazzi storici che si affacciano su vie strette e tortuose. Tra questi va ricordata la casa-torre dei conti Sizzo de Noris, detta "il castel", famiglia proprietaria ache di una sontuosa villa ottocentesca. Sotto gli ampi volti di un rustico-signorile è visitabile una singolare collezione di oggetti antichi in rame, con annesso laboratorio (Navarini). Superato il Rio Gola, nella frazione di Margone, al centro di un vasto parco si delinea il complesso rinascimentale di Villa Margon, già Salvadori. Sul versante opposto, allungato e panoramico sulla valle dell'Adige si situa Belvedere, rinomato per i suoi vigneti. Qui avevano residenza i nobili Alberti Poja un esponente dei quali, il principe vescovo Francesco, mutò il toponimo originario del paese (Pissavacca-dal tedescoPitzwoche), nell'attuale Belvedere, ritenuto più dignitoso. La piccola chiesa dedicata a Sant'Antonio da Padova fu voluta, come recita l'epigrafe, dalla stessa comunità assieme a quella di Ravina e Romagnano: coinvolgenti gli ex-voto che vi sono conservati. Sull'antico tracciato che da Piedicastello, tenendosi alto sulla piana valliva spesso paludosa giungeva in Val Lagarina, è invece Romagnano. Il nucleo antico sorge sulla porzione alta del conoide un tempo bagnato dall'Adige, mentre nella piana sottostante è ancora visibile l'originaria ansa del fiume, oggi segnata da molti frutteti e vigneti. Importanti ritrovamenti di una necropoli,datata dall'età del ferro all'alto medioevo, confermerebbero l'esistenza di un castelliere; in località Loch (area archeologica attrezzata) sono venute alla luce alcune strutture abitative distribuite su più livelli stratigrafici, dal Mesolitico all'età Romana.
Belvedere A un chilometro dal centro del paese si trova il villaggio di Belvedere (originariamente Pisavacca fino al secolo XVII, poi mutato in Belvedere dal principe vescovo Francesco Alberti Poja), con una chiesa dedicata a sant'Antonio da Padova del 1655 (il campanile è stato eretto più avanti, nel 1856, come riporta una targa commemorativa). Nel bosco sopra la chiesa si trova una croce alta circa 10 m, eretta per desiderio di un privato. Belvedere fa parte della frazione di Ravina ma è considerato come un paesino a sé stante.
Sardagna Sardagnaè oggi una frazione del Comune di Trento localizzata su un antico terrazzo glaciale della destra Adige. Il paese è localizzato intorno ai 600 m s.l.m. sul versante orientale del Monte Bondone. Sembra che i primi abitanti di questo piccolo terrazzo eressero un piccola chiesetta nel 1.200 dedicandola ai SS. Filippo e Giacomo (visibile da Trento). Il paese andò col tempo ingrandendosi e, nel 1742, fu eretta la nuova chiesa nel centro del paese con funzioni di Chiesa principale. L'11 febbraio 1910 Sardagna, oramai divenuta Comune, fu elevata allo status di Parrocchia. Gli abitanti di quel tempo erano 750. Nel 1926, per Regio decreto, il Comune di Sardagna (assieme ad altri 10 comuni limitrofi) fu assorbito dal Comune di Trento. Non è chiara l'etimologia del nome Sardagna. Una delle ipotesi ad oggi più accreditate fa derivare questo toponimo dal latino volgare che tradotto in italiano sarebbe "terra estirpata dai rovi" ovvero "suolo disboscato". Il territorio della circoscrizione si estende per circa 866 ettari sulle pendici orientali del Monte Bondone. Al 31/12/2009 gli abitanti erano 1100. Poco distante dal centro, su una piccola altura a picco sul fiume Adige sottostante, trovasi l'arrivo della funivia che dal 1960 ha sostituito la precedente, distrutta durante la II° Guerra mondiale e che collega il capoluogo al paesino. 500 m. di dislivello superato in poco meno di 5 minuti, 1200 m. di lunghezza e due cabine della portata di 13 passeggeri cadauna sono i numeri della struttura. Alla stazione a monte si gode di uno stupendo panorama sulla città e sulla Valle sottostante (soprattutto dalla terrazza dell'annesso Centro Congressi, aperta nonostante il Centro sia chiuso). Alcuni angoli del paese sono stati recentemente abbelliti con murales raffiguranti la vita contadina di Sardagna fra l'800 e il '900. Per ciò che riguarda l'economia del paese, la parte del leone la fanno le castagne. Con il loro grande valore nutrizionale, hanno sempre rappresentato per le popolazioni locali una fonte preziosa di alimento. Le piante fornivano il frutto, il legno ed il tannino impiegato principalmente come medicinale e sostanza colorante. La qualità denominata "maroni di Sardagna" è molto apprezzata.
Villa Rizzi La villa fu costruita dalla famiglia di Innocenzo Rizzi agli inizi del '900 ed era un tempo circondata da un bellissimo parco di ippocastani. Ora è sede della comunità Murialdo che svolge attività di accoglienza e di ergoterapia con ragazzi in difficoltà.
Chiesa cimiteriale dei SS. Filippo e Giacomo L'antica chiesa di San Filippo e Giacomo è la chiesa cimiteriale di Sardagna, posta nella parte sud-est del paese poco prima del salto del Rio Sardagna, che si getta nella valle con una bel salto di 174 metri (visibile solo da Trento) che spesso, nei mesi invernali, si ghiaccia creando un bellissimo spettacolo naturale. Il primitivo nucleo della chiesa è stato costruito verso l'XI sec. probabilmente nel luogo in cui sorgeva un'ara dedicata al dio Mitra, divinità orientale importata dai Romani. Le lapidi ritrovate nel secolo scorso ai piedi della cascata lo testimonierebbero. Di quell'epoca è rimasto il bel campanile romanico con le eleganti bifore ornate da due curiose testine dal chiaro intento scaramantico. Il resto dell'edificio è stato invece rimaneggiato ed ampliato verso il XV sec. in stile gotico come testimonia l'iscrizione sull'arco che sostiene la navata. All'interno pregevoli affreschi (alcuni purtroppo fortemente rovinati) ed una pala attribuita al Fogolino posta sull'altar maggiore, commissionati dalla nobildonna Benedetta Cipolla da Balzanis. La nuova chiesa parrocchiale, dedicata ai medesimi santi, risale al 1742 e custodisce all'interno due tele di Domenico Zeni da Bardolino (1762-1819) di fine '700 ed una copia della pala del Fogolino realizzata nel 1910 dal pittore Luigi Ratini (1880-1934), lo stesso che ha realizzato le 14 stazioni della Via Crucis.
Funivia Trento-Sardagna e Terrazza panoramica Per chi non soffre di vertigini e vuole vedere la città da un privilegiato punto panoramico, c'è la possibilità di ascendere i fianchi del Monte Bondone con la funivia che la collega direttamente con il centro di Trento. A 200 metri da piazza Dante, in direzione del fiume Adige si trova la funivia per Sardagna. Con un biglietto ordinario si può avere l'opportunità di scoprire l'antico borgo di Sardagna (ricco di scorci e di elementi di grande interesse storico), di fare una passeggiata all'aria aperta, di degustare un vino o qualche prodotto tipico e di godere di splendido panorama sulla città. Dopo la salita con la funivia Trento-Sardagna, arrivati nel centro del paese, si imbocca la strada in salita che da dietro la fontana porta attraverso l'antica strada romana al parco delle Poze, straordinario punto panoramico sulla Valle dell'Adige e sulla città di Trento. Il percorso prosegue salendo ancora per un breve tratto e si conclude nell'abitato di Sardagna attraversando un bosco di secolari castagni, noccioli, carpini, pini silvestri, faggi ed aceri campestri. L'itinerario si completa con i preziosi affreschi di Marcello Fogolino nella quattrocentesca chiesetta dei SS. Filippo e Giacomo e le interessanti pitture murali sulle case del paese. L'edificio che ospita la stazione di arrivo è 'immobile di proprietà della Provincia Autonoma di Trento, è stato completamente ristrutturato e affidato, dall'estate 2001, alla gestione dell'Opera Universitaria di Trento, che ne ha fatto un Centro convegnistico aperto alle iniziative universitarie, alle associazioni studentesche. Importante evento per Sardagna è la Trento-Bondone, ormai famosissima crono-scalata automobilistica, che è giunta a partire dall'edizione 2006 ad entrare anche nel calendario del Campionato Europeo, un salto di qualità che ha permesso di raggiungere numeri record in fatto di iscrizioni. Per gli appassionati di motori è diventata, vista anche la tortuosità dei tornanti un appuntamento ormai imperdibile.