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Benigno e Caro vissero tra l’VIII e il IX secolo nella zona di Malcesine, sulla sponda veronese del Lago di Garda. Erano eremiti e seguivano la Regola di S. Agostino, fra le grotte del Monte Baldo, a circa 800 metri d’altezza. Trascorrevano le loro giornate nella preghiera, nella meditazione, nelle opere manuali e di carità. La loro santità venne a conoscenza degli abitanti dei paesi vicini, che spesso accorrevano ad invocarne il consiglio e le preghiere. Nel 807, essendo stata costruita a Verona la basilica di S. Zeno, il vescovo Ratoldo ordinò che le spoglie del patrono della città vi fossero trasportate. Nessuno si sentiva degno di tale compito, Benigno e Caro umilmente accettarono. I due eremiti, vedendosi fatti oggetto di venerazione da parte dei veronesi, lasciarono in breve tempo la città e ritornarono alla vita di preghiera e di penitenza. Già avanti negli anni, qualche anno dopo morirono. Quando il vescovo veronese ne ebbe notizia, ordinò che venissero onoratamente sepolti sotto la mensa dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Malcesine e li proclamò degni di culto. La festa dei due santi fu solennemente celebrata fin dal secolo IX, il 26 luglio, che è ritenuto il giorno del loro decesso.
Nel 1314 nella chiesa di S. Stefano le loro reliquie furono collocate dal vescovo Tebaldo in una nuova cappella. Nel 1769 fu istituita una seconda festa che si celebrava la terza domenica di ottobre a ricordo della loro traslazione in un nuovo altare. Felice Boscaratti ne dipinse la pala raffigurandoli con un teschio sulle ginocchia per meditare la morte e una cordicella che simboleggia la disciplina. Nel 1838 Gregorio XVI concesse l’orazione propria. Nella parte alta di Malcesine è loro dedicata una chiesa (esistente almeno dal 1532), detta “della disciplina”, dove in un dipinto rinascimentale è raffigurato il miracolo della guarigione di un cieco operato dai due santi. In un’altra tela sono rappresentati nell'anticamera vescovile, mentre stendono i mantelli inumiditi dalla pioggia, dopo un viaggio che fecero per discolparsi da false accuse. Il medaglione sopra l'altare coi due Santi in adorazione del SS. Sacramento è lavoro di Bernardino Casari (XVIII secolo).
Nel 1314 nella chiesa di S. Stefano le loro reliquie furono collocate dal vescovo Tebaldo in una nuova cappella. Nel 1769 fu istituita una seconda festa che si celebrava la terza domenica di ottobre a ricordo della loro traslazione in un nuovo altare. Felice Boscaratti ne dipinse la pala raffigurandoli con un teschio sulle ginocchia per meditare la morte e una cordicella che simboleggia la disciplina. Nel 1838 Gregorio XVI concesse l’orazione propria. Nella parte alta di Malcesine è loro dedicata una chiesa (esistente almeno dal 1532), detta “della disciplina”, dove in un dipinto rinascimentale è raffigurato il miracolo della guarigione di un cieco operato dai due santi. In un’altra tela sono rappresentati nell'anticamera vescovile, mentre stendono i mantelli inumiditi dalla pioggia, dopo un viaggio che fecero per discolparsi da false accuse. Il medaglione sopra l'altare coi due Santi in adorazione del SS. Sacramento è lavoro di Bernardino Casari (XVIII secolo).