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Dal Passo Pian delle Fugazze, dopo un caffè di rito, prendiamo la strada verso il rifugio Campogrosso ma deviamo, quasi immediatamente, davanti al primo dei parcheggi lungo la strada, percorrendo il sentiero che attraversa dapprima il prato e poi si inoltra decisamente nel bosco. Saliamo così fino alla Selletta Nord-Ovest (1585). Prendiamo da qui il sentiero 175 che in circa 50' ci porta ad intersecare il sentiero 149 nei pressi della Cima del Monte Cornetto (1899). Breve arrampicata per giungere in cima e poi qualche problema per riprendere il sentiero che devia dal suo tracciato originario causa una probabile frana. Un breve tratto di catena da affrontare in discesa ci porta sul sentiero di arroccamento (costruito nel 1916 a seguito della Strafexpedition per garantire la comunicazione tra i vari punti strategici di difesa, esso corre a poca distanza dal crinale sul versante orientale della Catena). Da qui in poi il tutto diventa molto divertente con sali-scendi, brevi gallerie di guerra, dove non serve la torcia e un paio passerelle per oltrepassare due canali ghiaiosi. Passati i caratteristici Tre Apostoli si arriva alla Forcella del Baffelan (1732), da qui si può scegliere se continuare verso Campogrosso o salire alla Cima del Baffelan (1850) ma per farlo bisogna affrontare qualche passo in arrampicata di I-II°. Scegliamo di non salire e proseguiamo. Si giunge al Passo delle Gane (1704m) dove al bivio entrambi i sentieri conducono al Passo di Campogrosso, uno sul versante Vicentino l’altro su quello Trentino. In breve si arriva al rifugio.
La discesa, dal Rifugio Campogrosso si può scendere da entrambi i versanti del Sengio Alto tramite strada asfaltata (strada del Re o strada delle Sette Fontane) fino al Passo Pian delle Fugazze. Scegliamo quella delle Sette Fontane che, totalmente su asfalto e poco trafficata, ci conduce di nuovo al parcheggio. Ripresa la macchina è d'obbligo la visita dell'Ossario del Pasubio. Il Museo purtroppo chiudeva di lì a poco e quindi non abbiamo potuto vederlo. In tutto (Ossario escluso) 15 km. in circa 5 ore (solo cammino) e 820 m. di dislivello. Una splendida giornata di sole in compagnia della mia splendida compagna.
La discesa, dal Rifugio Campogrosso si può scendere da entrambi i versanti del Sengio Alto tramite strada asfaltata (strada del Re o strada delle Sette Fontane) fino al Passo Pian delle Fugazze. Scegliamo quella delle Sette Fontane che, totalmente su asfalto e poco trafficata, ci conduce di nuovo al parcheggio. Ripresa la macchina è d'obbligo la visita dell'Ossario del Pasubio. Il Museo purtroppo chiudeva di lì a poco e quindi non abbiamo potuto vederlo. In tutto (Ossario escluso) 15 km. in circa 5 ore (solo cammino) e 820 m. di dislivello. Una splendida giornata di sole in compagnia della mia splendida compagna.
Il territorio delle Prealpi Vicentine, nello straordinario scenario montano e pedemontano incluso tra i limiti naturali che cingono a ovest la vallata dell'Agno e ad est quella del Brenta, è ancor oggi fortemente contrassegnato dalle testimonianze di uno degli episodi più tragicamente importanti della storia dell'umanità: la Grande Guerra.
Questo contesto, geograficamente omogeneo, fu l'unico dell'intera fronte a subire ininterrottamente per tutti i quarantun mesi le sorti di uno stato di belligeranza, divenendo teatro di alcune tra le più sanguinose battaglie combattute durante il conflitto culminate con la grandiosa "Offensiva di Primavera" del maggio - giugno 1916, meglio nota con il nome di Strafexpedition, che rappresentò probabilmente la più grande battaglia che si sia mai combattuta in montagna.
Combattimenti che provocarono la morte di migliaia di soldati, la devastazione del territorio e la pressochè totale distruzione di paesi e contrade e con essi il profugato che costrinse le popolazioni ad abbandonare le proprie case e cercare conforto altrove.
I segni di quell'immane conflitto appaiono ancor oggi in tutta la loro evidenza e costituiscono, nel loro insieme, un tessuto di forme ed opere che, pur a novant'anni di distanza, manifesta ancora una straordinaria forza evocativa e di connotazione del territorio.
In questi luoghi, forse più che altrove, la natura è natura trasformata dagli uomini, è storia. Un territorio, dunque, che assume il significato di memoria collettiva, il valore di bene culturale.
Questo contesto, geograficamente omogeneo, fu l'unico dell'intera fronte a subire ininterrottamente per tutti i quarantun mesi le sorti di uno stato di belligeranza, divenendo teatro di alcune tra le più sanguinose battaglie combattute durante il conflitto culminate con la grandiosa "Offensiva di Primavera" del maggio - giugno 1916, meglio nota con il nome di Strafexpedition, che rappresentò probabilmente la più grande battaglia che si sia mai combattuta in montagna.
Combattimenti che provocarono la morte di migliaia di soldati, la devastazione del territorio e la pressochè totale distruzione di paesi e contrade e con essi il profugato che costrinse le popolazioni ad abbandonare le proprie case e cercare conforto altrove.
I segni di quell'immane conflitto appaiono ancor oggi in tutta la loro evidenza e costituiscono, nel loro insieme, un tessuto di forme ed opere che, pur a novant'anni di distanza, manifesta ancora una straordinaria forza evocativa e di connotazione del territorio.
In questi luoghi, forse più che altrove, la natura è natura trasformata dagli uomini, è storia. Un territorio, dunque, che assume il significato di memoria collettiva, il valore di bene culturale.
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