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Passo e Malga Borcola
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Il Pasubio, storia antica e recente
Le pendici sul fronte veneto del gruppo sono molto scoscese, di carattere prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, forre e gole, soprattutto sul versante meridionale. La parte superiore è invece costituita da un piccolo, ondeggiato altopiano intorno ai 2 000 metri di altitudine, in cui si alternano alcuni crinali ad ampie conche prative, spesso usate come pascoli.
Caratteristiche sono le valli laterali, impervie e scoscese, che offrono molte possibilità di accesso alla parte più alta del monte. Di particolare interesse sono sul versante meridionale la Val Fieno, la Val Canale e la Val Fontana d'Oro, la Val Sorapàche, la Val Caprara e la Val Gulva in quello orientale; la Val delle Prigioni, la Val di Piazza e la Val dei Foxi in quello occidentale.
Il crinale principale si sviluppa in direzione nord-sud, dal Cogolo Alto alla massima altezza del Pasubio, Cima Palon (2232 m), estendendosi oltre al Dente italiano e al Dente austriaco. Si tratta della Zona Sacra del Pasubio, così dichiarata dal Regio Decreto n. 1386 nel 1922 in quanto il massiccio fu teatro dei cruenti combattimenti della Prima guerra mondiale ed in particolare la prima linea passava proprio in corrispondenza del suddetto crinale.
L'intero paesaggio del Pasubio è sconvolto dai combattimenti durati tre anni e mezzo: ovunque la superficie è martoriata dai crateri delle bombe, si notano ancor oggi le trincee e i camminamenti, non di rado si trovano gallerie e ricoveri. La stessa fitta rete di sentieri che permette di percorrerlo in ogni direzione è stata ottenuta nel corso della guerra, sfruttando anche i preesistenti percorsi utilizzati dai pastori, unici abitanti del luogo.
Caratteristiche sono le valli laterali, impervie e scoscese, che offrono molte possibilità di accesso alla parte più alta del monte. Di particolare interesse sono sul versante meridionale la Val Fieno, la Val Canale e la Val Fontana d'Oro, la Val Sorapàche, la Val Caprara e la Val Gulva in quello orientale; la Val delle Prigioni, la Val di Piazza e la Val dei Foxi in quello occidentale.
Il crinale principale si sviluppa in direzione nord-sud, dal Cogolo Alto alla massima altezza del Pasubio, Cima Palon (2232 m), estendendosi oltre al Dente italiano e al Dente austriaco. Si tratta della Zona Sacra del Pasubio, così dichiarata dal Regio Decreto n. 1386 nel 1922 in quanto il massiccio fu teatro dei cruenti combattimenti della Prima guerra mondiale ed in particolare la prima linea passava proprio in corrispondenza del suddetto crinale.
L'intero paesaggio del Pasubio è sconvolto dai combattimenti durati tre anni e mezzo: ovunque la superficie è martoriata dai crateri delle bombe, si notano ancor oggi le trincee e i camminamenti, non di rado si trovano gallerie e ricoveri. La stessa fitta rete di sentieri che permette di percorrerlo in ogni direzione è stata ottenuta nel corso della guerra, sfruttando anche i preesistenti percorsi utilizzati dai pastori, unici abitanti del luogo.
Il rifugio Vincenzo Lancia, tra storia e natura
Al limite Nord-Ovest dell’Alpe Pozza, dove iniziano le pendici del Col Santo, sorge questa bella e gradevole costruzione di proprietà della Sezione di Rovereto della S.A.T.-C.A.I.. Situato nel cuore del Pasubio ed eretto sui resti di un’ex costruzione austroungarica ,il Rifugio Lancia è l’ideale punto d’appoggio per gli innumerevoli appassionati che salgono fin lassù per godere delle bellezze naturali offerte da un paesaggio estremamente vario ed interessante. Le prime frequentazioni nella zona dove poi sorgerà il rifugio risalgono alle stagioni invernali degli anni venti quando un gruppo di sciatori roveretani saliva all’Alpe Pozza dove esistevano i più vasti campi da sci del Trentino meridionale. Essi facevano riferimento a Malga Pozza, che tuttora esiste , la quale fungeva da “primo rifugio” e che ben presto si rivelò inadeguata per ospitare il crescente numero di sciatori che frequentavano il posto. L’iniziativa e la costruzione del rifugio ebbero un solo nome: Amedeo Costa, l’illustre roveretano nonché insigne alpinista il quale, seppur nell’indifferenza di tanti e contro varie difficoltà, volle a tutti i costi realizzare un’opera che ricordasse l’amico Vincenzo Lancia, pioniere dell’automobilismo da poco scomparso. Nacque così un comitato guidato dallo stesso Costa al quale seguì il progetto del rifugio eseguito da un altro grande roveretano: l’architetto Giovanni Tiella. La posa della prima pietra avvenne, con solenne cerimonia, il 17 luglio1938. Grazie alla generosità ed all’abnegazione della gente di Trambileno, che lavorò anche gratuitamente per la costruzione del rifugio, esso fu terminato in breve tempo, tanto che il 28 ottobre 1939 venne inaugurato alla presenza delle massime autorità del tempo. Appena un anno dopo, il 20 ottobre 1940, Amedeo Costa mantenne la promessa di donarlo al C.A.I. e ci fu l’assegnazione dello stesso alla sezione S.A.T. di Rovereto. Per favorire l’accesso al rifugio ed ai campi da sci circostanti Amedeo Costa pensò e realizzò anche la prima seggiovia del basso Trentino che si sviluppava in due tronchi: il primo collegava la zona di Malga Cheserle al rifugio e fu costruito nel 1947; il secondo, eretto tre anni dopo, partiva dal paese di Pozzacchio per arrivare nei pressi di Malga Monticello. Questo secondo tratto fu addirittura collaudato dal generale Umberto Nobile, già comandante dei dirigibili Norge e Italia, allora reintegrato nei ruoli del Genio. Tra periodi gloriosi e vicissitudini varie, non ultima l’entrata in vigore di rigide normative riguardanti gli impianti a fune, le seggiovie chiusero i battenti verso la metà degli anni 50 e furono successivamente smantellate. Negli anni 60, sempre su progetto dell’architetto Tiella fu costruita, a monte del rifugio, una pittoresca chiesetta alpina dedicata a S. Giovanni Gualberto, patrono dei forestali e una delle più belle dell’arco alpino.
Con la costruzione del rifugio venne risolto il problema ricettivo inerente il settore Nord del Pasubio, permettendo di valorizzarne sia l’aspetto escursionistico che quello sci-alpinistico. Infatti, tuttora, l’escursionista che vi accede può apprezzare le bellezze naturali in qualsiasi stagione. In assenza di neve il “Lancia” fa da punto di riferimento ad un’estesa rete di sentieri perfettamente segnalati ed agibili che consente di esplorare tutto il gruppo montuoso, nonché transitare da un versante all’altro. Non meno gratificanti sono le escursioni invernali che permettono agli sci-alpinisti salite per tutti i gusti e discese mozzafiato negli angoli più belli del Pasubio. Da notare che la maggior parte dei percorsi ricalca sentieri e mulattiere risalenti alla Prima Guerra Mondiale; di conseguenza il paesaggio è fortemente condizionato dagli eventi bellici risalenti all’epoca. Un’escursione nei pressi del Rifugio Lancia offre inoltre la possibilità di rilevare interessanti spunti sia geologici che botanici. A tal proposito va detto che le rocce più diffuse sono i Calcari Grigi i quali, essendo di origine marina, contengono resti di organismi fossilizzati. Un’altra caratteristica sono i fenomeni carsici che creano suggestive fessurazioni più o meno profonde. Notevoli le varietà botaniche presenti nei dintorni del rifugio: il lariceto, il pascolo e le rupi offrono specie molto particolari tra le quali vanno citate il pino cembro, la primula orecchia d’orso, la stella alpina, il raponzolo di roccia ed una vera rarità che è il geranio argentato.
Con la costruzione del rifugio venne risolto il problema ricettivo inerente il settore Nord del Pasubio, permettendo di valorizzarne sia l’aspetto escursionistico che quello sci-alpinistico. Infatti, tuttora, l’escursionista che vi accede può apprezzare le bellezze naturali in qualsiasi stagione. In assenza di neve il “Lancia” fa da punto di riferimento ad un’estesa rete di sentieri perfettamente segnalati ed agibili che consente di esplorare tutto il gruppo montuoso, nonché transitare da un versante all’altro. Non meno gratificanti sono le escursioni invernali che permettono agli sci-alpinisti salite per tutti i gusti e discese mozzafiato negli angoli più belli del Pasubio. Da notare che la maggior parte dei percorsi ricalca sentieri e mulattiere risalenti alla Prima Guerra Mondiale; di conseguenza il paesaggio è fortemente condizionato dagli eventi bellici risalenti all’epoca. Un’escursione nei pressi del Rifugio Lancia offre inoltre la possibilità di rilevare interessanti spunti sia geologici che botanici. A tal proposito va detto che le rocce più diffuse sono i Calcari Grigi i quali, essendo di origine marina, contengono resti di organismi fossilizzati. Un’altra caratteristica sono i fenomeni carsici che creano suggestive fessurazioni più o meno profonde. Notevoli le varietà botaniche presenti nei dintorni del rifugio: il lariceto, il pascolo e le rupi offrono specie molto particolari tra le quali vanno citate il pino cembro, la primula orecchia d’orso, la stella alpina, il raponzolo di roccia ed una vera rarità che è il geranio argentato.