Pergine e dintorni
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Partiamo, come d’abitudine, da Masetti e scendiamo da via del Compet fino ad arrivare in città. Un caffè alla Pasticceria Carlin e poi ci trasferiamo dall’altra parte della Statale della Valsugana, in località Fornaci. Arriviamo in breve alla frazione di Roncogno, al confine del limite comunale. Davanti il negozio della Famiglia Cooperativa Perginese si risale il paese fino a trovare sulla sinistra una strada selciata che si inerpica sulla montagna. Dopo un po’ la strada continua come sentiero panoramico, interdetta ai veicoli. Passiamo davanti ad una edicola eretta dal gruppo Alpini Roncogno ed arriviamo in vista delle prime case della località Cimirlo, ancora lungi poche centinaia di metri oltre. Dalla località Ronzesch, dove s’erige una croce in legno e dove si potrebbe salire verso l’ex Forte Cimirlo (i cui ruderi sono in mezzo ad un prato privato). Saliamo fino al passo dove trovare un posto con la macchina, nonostante la zona arancione, è arduo (noi siamo a piedi n.d.r.). Proseguiamo sulla strada a fianco del Biergarten in salita fino a trovare, sulla destra, il Parco Cimirlo. Attraversandolo fino al campetto saliamo uno stretto sentiero nel boschetto a sinistra, dietro il chiosco della biglietteria (d’inverno un tempo si soleva ghiacciare il campetto per far pattinare). Sbuchiamo a lato del Forte Sella di Roncogno (costruzione del tardo ‘800, mai usata per fini bellici ma progettata nell’ambito della Fortezza di Trento) e davanti a questa prendiamo il sentiero che sale deciso verso il Monte Celva. Dopo poche decine di metri, sulla destra, si vede una fuciliera che domina la strada che risaliva dal Cimirlo e, poco oltre, ecco sulla sinistra il cosiddetto sentiero dei 100 scalini che permetteva alla guarnigione di stanza di nascondersi ad eventuali ricognizioni dall’alto. Arriviamo all’Osservatorio, sito poco sotto la vetta e da cui si diparte il sentiero 424 verso la località Slacche, che incroceremo poi scendendo direttamente dalla cima. Alcuni pezzi semi-verticali forniti altresì di filo d’acciaio per facilitare la salita ci fanno superare agevolmente gli ultimi metri fino allo spiazzo della cima del monte Celva, 1000 m. Dopo la sosta per il pranzo con ampia vista su Trento, il Perginese e la zona del Calisio, scendiamo fino a poco sotto la cima e poi seguiamo da qui il sentiero 424 b che ci porta fino al maso Celva (bivio per Slacche) dove deviamo fino a prendere la strada che ci conduce alla vecchia stazione ferroviaria di Roncogno, di nuovo al paesino e poi ai pianio di Pergine. Passiamo per il centro fino in piazza Municipio e risaliamo dalla via del Castello fino a raggiungere, per la via percorsa al mattino, il punto di partenza, Masetti. In tutto circa 19 km. con 720 m. di dislivello percorsi in poco più di 5 ore (di solo cammino).
da Masetti a Pergine
da Pergine a Fornaci, a Roncogno
Roncogno-Forte Roncogno-Sentiero dei 100 scalini
La costruzione é situata alla quota di 809 metri s.l.m. nel comune catastale di Povo, poco a monte del passo del Cimirlo, una volta denominato Sella di Roncogno m. 734), su un ampio ripiano in parte di origine artificiale ai piedi del monte Celva (m. 1000).
Come risulta dalla documentazione dell'Imperial Regia direzione del Genio di Trento, la denominazione originale dell'edificio é quella di BATTERIE AM SATTEL VON RONCOGNO. Fa parte del III° lotto di opere fortificate erette dal Genio Militare austriaco tra il 1879 e il 1881, a seguito della seconda e terza guerra "del Risorgimento" che videro l'annessione al Regno di Piemonte della Lombardia e del Veneto, ponendo i confini dello Stato italiano ad immediato contatto con il Trentino, allora facente parte dell'Impero AustroUngarico.
Il forte (o batteria) costituirà parte della cosidetta "Fortezza di Trento" ovvero di quell'insieme di fortificazione congegnate in due anelli concentrici, poste a difesa della città ed erette in base al concetto dello Stato Maggiore austriaco secondo il quale Trento doveva essere considerato il punto centrale per la Difesa del Tirolo del Sud.
Unitamente al sottostante Forte Cimirlo, col quale era collegato, completava il sistema difensivo, posto a sbarramento della Valsugana in corrispondenza della Chiusa di Cantanghel, costituito dalle due tagliate stradali realizzate sulla vecchia e sulla nuova strada proveniente da Pergine e dall'imponente opera principale, non più esistente, realizzata sul dosso sovrastante la chiesetta votiva della Madonna dei dolori a sud ovest dell'abitato di Civezzano.
Unitamente al forte Cimirlo e al gruppo dei tre magazzini di munizioni costruiti in località Pramarquart, lungo la strada di arroccamento "Sella di Roncogno - rifugio Maranza" il forte faceva parte della III sezione di difesa, denominata "Roncogno" della fortezza di Trento.
Si tratta di un apprestamento militare che appartiene ad un nuova generazione di forti realizzati in stile Trentino consistenti in opere di tipo leggero, costruite con pietrame squadrato calcareo reperito in zona, particolare quest'ultimo che lo pone in netta contrapposizione alle più moderne opere militari quali ad esempio, i forti di Lavarone e Folgaria, interamente realizzati in cemento armato.
L'opera disponeva di idonea riserva d'acqua, immagazzinata entro apposita cisterna, di viveri di scorta e di fari ad acetilene per l'illuminazione notturna del settore di tiro e del perimetro di difesa vicino.
Nel marzo 1913, quindi prima dell'inizio del conflitto, l'armamento del forte era costituito da 4 cannoni da 9 cm in casamatta; a presidio del forte vi era un Comandante, 6 Landesschützen, 16 artiglieri da fortezza, 6 di riserva, 4 genieri, per un totale di 32 soldati.
La forma é a ferro di cavallo irregolare, direttamente dal cortile a Nord formato da i due corpi opposti, si apre l'ingresso con portale a sesto ribassato. Verso est un muraglione di pietre megalitiche stacca il forte dalla collinetta. Si prospetti Ovest e Sud si aprono alternati da 8 fuciliere, quattro finestroni che ospitavano i cannoni.
Le pareti e le volte a botte sono completamente in calcestruzzo. L'altezza massima del manufatto é pari a circa 6 metri.
Linee interrate, in cavo, assicuravano i collegamenti telefonici con il centralino della Fortezza di Trento, mentre un apparato di segnalazione ottica serviva per il raddoppio dei collegamenti con la capo maglia dei segnali ottici costruita in località Selva sul costone occidentale del monte Celva.
Più volte ristrutturato, fino al 1904, il forte di Roncogno perse gradualmente la propria caratteristica difensiva: allo scoppio della prima Guerra Mondiale (1915-1918) il forte venne considerato di vecchia concezione, quindi disarmato e la sua funzione venne sostituita tramite la realizzazione di postazioni-ricovero realizzate nella roccia, i cosidetti "stoi " dal tedesco Stollen ovvero caverne, e da trincee: tali manufatti sono ancora ben visibili sul monte Celva, presso il passo del Cimirlo e su tutto il crinale del Chegul-Doss dei Corvi-Marzola.
Col trattato di pace italo-austriaco di Saint-Germain-en-Laye del 10 settembre 1919 l'opera fortificata divenne bene demaniale del Regno d'Italia e dell'anno 1949 proprietà del Comune di Trento. Le strutture del forte sono state oggetto di continue spoliazioni da parte di ignoti che dopo aver asportato tutti i serramenti, hanno prelevato il manto di copertura che era costituito da lastre di porfido, l'intera orditura lignea del tetto, il portone metallico dell'ingresso e i blocchi di pietra delle murature che delimitavano il cortile interno ubicato sul fronte di gola del forte, in corrispondenza del portone d'ingresso. Nell'anno 1989 la quotazione stati in taluni punti restaurata e le sue adiacenze sono state ripulite dalla vegetazione infestante.
"Recentemente nel 2014 il piccolo forte é stato oggetto di un completo restauro in ogni sua parte (nda)" da www.montagnando.it
Come risulta dalla documentazione dell'Imperial Regia direzione del Genio di Trento, la denominazione originale dell'edificio é quella di BATTERIE AM SATTEL VON RONCOGNO. Fa parte del III° lotto di opere fortificate erette dal Genio Militare austriaco tra il 1879 e il 1881, a seguito della seconda e terza guerra "del Risorgimento" che videro l'annessione al Regno di Piemonte della Lombardia e del Veneto, ponendo i confini dello Stato italiano ad immediato contatto con il Trentino, allora facente parte dell'Impero AustroUngarico.
Il forte (o batteria) costituirà parte della cosidetta "Fortezza di Trento" ovvero di quell'insieme di fortificazione congegnate in due anelli concentrici, poste a difesa della città ed erette in base al concetto dello Stato Maggiore austriaco secondo il quale Trento doveva essere considerato il punto centrale per la Difesa del Tirolo del Sud.
Unitamente al sottostante Forte Cimirlo, col quale era collegato, completava il sistema difensivo, posto a sbarramento della Valsugana in corrispondenza della Chiusa di Cantanghel, costituito dalle due tagliate stradali realizzate sulla vecchia e sulla nuova strada proveniente da Pergine e dall'imponente opera principale, non più esistente, realizzata sul dosso sovrastante la chiesetta votiva della Madonna dei dolori a sud ovest dell'abitato di Civezzano.
Unitamente al forte Cimirlo e al gruppo dei tre magazzini di munizioni costruiti in località Pramarquart, lungo la strada di arroccamento "Sella di Roncogno - rifugio Maranza" il forte faceva parte della III sezione di difesa, denominata "Roncogno" della fortezza di Trento.
Si tratta di un apprestamento militare che appartiene ad un nuova generazione di forti realizzati in stile Trentino consistenti in opere di tipo leggero, costruite con pietrame squadrato calcareo reperito in zona, particolare quest'ultimo che lo pone in netta contrapposizione alle più moderne opere militari quali ad esempio, i forti di Lavarone e Folgaria, interamente realizzati in cemento armato.
L'opera disponeva di idonea riserva d'acqua, immagazzinata entro apposita cisterna, di viveri di scorta e di fari ad acetilene per l'illuminazione notturna del settore di tiro e del perimetro di difesa vicino.
Nel marzo 1913, quindi prima dell'inizio del conflitto, l'armamento del forte era costituito da 4 cannoni da 9 cm in casamatta; a presidio del forte vi era un Comandante, 6 Landesschützen, 16 artiglieri da fortezza, 6 di riserva, 4 genieri, per un totale di 32 soldati.
La forma é a ferro di cavallo irregolare, direttamente dal cortile a Nord formato da i due corpi opposti, si apre l'ingresso con portale a sesto ribassato. Verso est un muraglione di pietre megalitiche stacca il forte dalla collinetta. Si prospetti Ovest e Sud si aprono alternati da 8 fuciliere, quattro finestroni che ospitavano i cannoni.
Le pareti e le volte a botte sono completamente in calcestruzzo. L'altezza massima del manufatto é pari a circa 6 metri.
Linee interrate, in cavo, assicuravano i collegamenti telefonici con il centralino della Fortezza di Trento, mentre un apparato di segnalazione ottica serviva per il raddoppio dei collegamenti con la capo maglia dei segnali ottici costruita in località Selva sul costone occidentale del monte Celva.
Più volte ristrutturato, fino al 1904, il forte di Roncogno perse gradualmente la propria caratteristica difensiva: allo scoppio della prima Guerra Mondiale (1915-1918) il forte venne considerato di vecchia concezione, quindi disarmato e la sua funzione venne sostituita tramite la realizzazione di postazioni-ricovero realizzate nella roccia, i cosidetti "stoi " dal tedesco Stollen ovvero caverne, e da trincee: tali manufatti sono ancora ben visibili sul monte Celva, presso il passo del Cimirlo e su tutto il crinale del Chegul-Doss dei Corvi-Marzola.
Col trattato di pace italo-austriaco di Saint-Germain-en-Laye del 10 settembre 1919 l'opera fortificata divenne bene demaniale del Regno d'Italia e dell'anno 1949 proprietà del Comune di Trento. Le strutture del forte sono state oggetto di continue spoliazioni da parte di ignoti che dopo aver asportato tutti i serramenti, hanno prelevato il manto di copertura che era costituito da lastre di porfido, l'intera orditura lignea del tetto, il portone metallico dell'ingresso e i blocchi di pietra delle murature che delimitavano il cortile interno ubicato sul fronte di gola del forte, in corrispondenza del portone d'ingresso. Nell'anno 1989 la quotazione stati in taluni punti restaurata e le sue adiacenze sono state ripulite dalla vegetazione infestante.
"Recentemente nel 2014 il piccolo forte é stato oggetto di un completo restauro in ogni sua parte (nda)" da www.montagnando.it