“Una splendida giornata” cantava il buon Vasco qualche tempo fa. E ieri, addì 16 marzo 2019, la giornata è stata veramente tale. Nonostante…. Ma andiamo con ordine. Partiamo in dodici, me compreso, da Fumane, il luogo preposto al ritrovo. Vale la pena citare i nomi dei partecipanti, soprattutto per soddisfare il loro Ego:
Enrico (me medesimo), Roberta (S.R.), Roberta (V.), Brando, Francesco, Manuela, Lorella, Serena, Laura, Matteo, Teresa, Fulvia.
Enrico (me medesimo), Roberta (S.R.), Roberta (V.), Brando, Francesco, Manuela, Lorella, Serena, Laura, Matteo, Teresa, Fulvia.
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Il nome "Fumane" deriva probabilmente dall'espressione "a le fumane", luogo dove si sprigionano i fumi dovuti alla produzione del carbone a legna. Tutto il territorio di Fumane risulta abitato fin dalla preistoria ed ha restituito materiali che vanno dal Paleolitico all'età del Bronzo. Tra i siti più significativi: Sottosengia (distrutto dalle ruspe nel 1973) e il Riparo Solinas.
In età romana nel territorio di Fumane si trovava il centro amministrativo del pagus Arusnatium. Alcune delle iscrizioni rinvenute nella zona si trovano ora al Museo Maffeiano di Verona. Nell'alto medioevo la valle di Fumane era denominata Val de Sala, toponimo di origine longobarda, e dal 1150, sul colle Fumana, è attestato un castello, primitivo nucleo dell'attuale capoluogo. La curtis di Breonio è invece attestata a partire dal 920. Nel XII secolo gran parte delle terre della vallata sono controllate dal monastero di San Zeno di Verona. Tra i suoi possedimenti anche la chiesetta di Santa Maria del Degnano (ricordata già nel 1163), in località Vaio, completamente ricostruita nel XV secolo. Romanico è anche il campanile della chiesa vecchia di Cavalo, datato alla fine del XIII secolo. Nei primi del '500 la famiglia dei Della Torre acquisisce cospicui beni nella vallata ed in località Banchette edifica Villa Cazzola-Della Torre. Allo stesso periodo risale la completa ristrutturazione dell'antica chiesetta di San Marziale a Breonio. Nel Settecento viene riedificata la chiesa parrocchiale di Fumane, che conserva una preziosa pala di Antonio Balestra. Dal 1929 Breonio con Molina entra a far parte del Comune di Fumane. Nel 1973 viene inaugurato il Parco delle Cascate di Molina e nel 1996, sempre a Molina, il Museo Botanico della Valpollicella e della Lessinia.
(3.662 abitanti su una superficie di 34,26 kmq). Ha come frazioni: Cavalo, Mazzurega, Breonio e Molina.
In età romana nel territorio di Fumane si trovava il centro amministrativo del pagus Arusnatium. Alcune delle iscrizioni rinvenute nella zona si trovano ora al Museo Maffeiano di Verona. Nell'alto medioevo la valle di Fumane era denominata Val de Sala, toponimo di origine longobarda, e dal 1150, sul colle Fumana, è attestato un castello, primitivo nucleo dell'attuale capoluogo. La curtis di Breonio è invece attestata a partire dal 920. Nel XII secolo gran parte delle terre della vallata sono controllate dal monastero di San Zeno di Verona. Tra i suoi possedimenti anche la chiesetta di Santa Maria del Degnano (ricordata già nel 1163), in località Vaio, completamente ricostruita nel XV secolo. Romanico è anche il campanile della chiesa vecchia di Cavalo, datato alla fine del XIII secolo. Nei primi del '500 la famiglia dei Della Torre acquisisce cospicui beni nella vallata ed in località Banchette edifica Villa Cazzola-Della Torre. Allo stesso periodo risale la completa ristrutturazione dell'antica chiesetta di San Marziale a Breonio. Nel Settecento viene riedificata la chiesa parrocchiale di Fumane, che conserva una preziosa pala di Antonio Balestra. Dal 1929 Breonio con Molina entra a far parte del Comune di Fumane. Nel 1973 viene inaugurato il Parco delle Cascate di Molina e nel 1996, sempre a Molina, il Museo Botanico della Valpollicella e della Lessinia.
(3.662 abitanti su una superficie di 34,26 kmq). Ha come frazioni: Cavalo, Mazzurega, Breonio e Molina.
Da Fumane al Santuario della Salette
Da Fumane saliamo subito in mezzo al paese e poi tra i vigneti verso il ben evidente (in alto alla nostra destra) Santuario de La Salette. Al Santuario, cui si giunge tramite ardua scala selciata, una docenza di Roberta (che ritorna alle proprie origini didattiche) ci porta nell’anima del luogo sacro, coadiuvato altresì da superbo panorama, già intravvedibile tra le foschie di fondovalle.
Il santuario de La Salette fu costruito sul colle Incisa, che sovrasta l’intero paese, in seguito a un voto della popolazione fumanese. Nel 1859, un padre cappuccino, Angelo d'Alessandria, proveniente dal santuario di La Salette a Grenoble, in Francia, propose alla popolazione di costruire un santuario che portasse il nome del posto dove per la prima volta era apparsa la Madonna ai due pastorelli che in seguito furono i protagonisti delle apparizioni di Lourdes, per scongiurare un'epidemia di peronospera che minacciava i vigneti dei fumanesi. Il santuario fu consacrato nel 1860, e domina tutta la vallata. È a pianta ottagonale con cupola, sul lato estremo dell'ottagono vi è il presbiterio, e in fondo la nicchia vi sono le statue della Vergine e dei pastorelli. È raggiungibile in auto, in bici o a piedi attraverso due sentieri o una stradina in salita affiancata da edicole sacre.
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Dal Santuario della Salette a Mazzurega
Saliamo ancora e poi scendiamo, sbagliando però (tra buone chiacchiere, canti, frizzi e lazzi l’attenzione della “guida per caso” viene meno) e ci ritroviamo a percorrere una salita non preventivata. Accortomi della disattenzione (ascritta comunque senza dubbio alcuno a me medesimo) facciamo dietro front fino all’incrocio con la strada asfaltata e scendiamo ancora per un tratto fino a trovare una strada prima poi divenente sentiero che ci fa risalire. Dopo un travagliato ed erto percorso in bosco torniamo su asfalto alle prime case di Mazzurega, dove effettuaiamo la “sosta banana”, vale a dire la sosta spuntino prima di quella prandiale, più lunga. Altra esauriente spiegazione della nostra wikiRoberta che prende molto sul serio il suo ruolo ciceronesco, reso ufficiale dal corso che lei e Teresa stanno seguendo proprio in Valpolicella.
Mazzurega è un piccolo centro abitato che si incontra salendo da Fumane verso Cavalo. All'inizio del paese, passato un edificio denominato il "baito della contrà", incontriamo dei lavatoi antichi da poco restaurati, la torre colombara della Corte di Osan mentre nel centro del paese si trova Corte Lorenzi, uno dei più antichi e completi esempi di corte a portico e loggia della Valpolicella, abbellita da torretta e dall’aia in lastre di pietra.
La chiesa parrocchiale di Mazzurega propone un ciclo di affreschi del pittore del ‘700 Francesco Lorenzi, originario di qui e fratello del famoso poeta e accademico, l’abate Bartolomeo. La famiglia Lorenzi possedeva qui diverse terre e una villa, ampliata nella seconda metà del ‘700, in località Cavarena.
La chiesa parrocchiale di Mazzurega propone un ciclo di affreschi del pittore del ‘700 Francesco Lorenzi, originario di qui e fratello del famoso poeta e accademico, l’abate Bartolomeo. La famiglia Lorenzi possedeva qui diverse terre e una villa, ampliata nella seconda metà del ‘700, in località Cavarena.
Da Mazzurega, il Santuario di Monte Solane, il sentiero dei capitelli, il fondo chiuso e......
Si prosegue verso il secondo Santuario della nostra giornata, quello della Madonna del Monte Solane. Dalla grande croce scendiamo a visitare la chiesa e proseguiamo nell’ambito del Santuario sul sentiero dei Capitelli. Nella mia traccia il sentiero dovrebbe proseguire verso valle attraversando il fondo del Santuario ma purtroppo, ahinoi, il fondo è recintato e chiuso con cancelli lucchettati. Dopo un vagare inutile fino all’immissione del sentiero (con cancello) dobbiamo tornare indietro, cercando la fine della recinzione che troviamo solo al ritorno al Santuario. Ripresa la strada ci immettiamo in una proprietà privata subito fuoriuscita però datosi che era non recintata. Da qui verso la nostra meta di giornata, San Giorgio il passo non è breve ed arriviamo all’agognata meta solo verso il pomeriggio tardi (14,30).
Su di un’altura in Valpolicella troviamo il bel Santuario Madonna della Salute di Monte Solane collocato in una zona rocciosa caratterizzata dalla presenza di cave di pietra molte delle quali in stato di abbandono. La zona del Monte Solane è stata fin da tempi immemorabili luogo di antichi culti pagani come testimonia un antico altare che reca l’iscrizione ” Soli ac Luna”. Le origini del santuario risalgono al 1860 quando Gaspare Biondetti, veneziano, si trasferì in queste zone e fece erigere una cappella che in breve tempo diventò meta di pellegrini. Nel corso del ‘900 la Congregazione dei Servi di Nazareth implementò l’edificio all’interno di un complesso più vasto. L’edificio si presenta in pietra e ad aula unica. All’interno del santuario troviamo conservata una raccolta di ex voto legati al tema delle gravidanze difficili, gli oggetti consistono in tavolette, lamine con iscrizioni e oggetti vari. Link
San Giorgio "Ingannapoltron"
Non ci vuole la guida turistica per capire che San Giorgio è un paese speciale. Il fascino della storia, che rimanda a valori e modi di vivere più semplici anche se non soggetti alle regole, spesso asfissianti, odierne, lo ha reso uno dei borghi più belli d’Italia nel 2015 ed anche la nostra Roberta ce lo ha ricordato. Davanti al tavolo del bar nella piazzetta panoramica del borgo (presente anche un cuore, forse con riferimento alla celeberrima storia di Shakespeare in cui Verona è proscenio) ognuno tira fuori quel che ha di desinare, nell’ottica della condivisione che ci fa assaporare un frizzante prosecco, una spumeggiante birra Ceres, un ottimo Ripasso, la grappa all’Amarone ed un ottimo liquore alla liquirizia (solo per citare le bevande, tacendo del resto). Ci alziamo da tavola con i piedi leggeri come lo spirito e la nostra Roberta ci porta a visitare la chiesa (davanti le pesanti porte marmoree parevano azzerare ogni velleità di visita) da un passaggio dietro al chiostro. Dopo la visita, ben documentata da foto e video, ci avviamo per il ritorno fermandoci dopo poco per la visita ad un parente di Roberta, titolare di un piccolo ed affascinante ristorante, Dalla Rosa Alda
San Giorgio di Valpolicella, o Ingannapoltron, entrato a far parte dei "Borghi più belli d'Italia" il 6 Novembre 2015, si trova nel Comune di Sant'Ambrogio, ai piedi del Monte Solane, vicino allo sbocco della Valdadige. Collocato su un cocuzzolo, stretto attorno alla pieve, è costruito con la stessa pietra calcarea sulla quale saldamente poggia. Il borgo, immerso tra i vigneti e gli olivi, accanto alle sue antiche cave, gode di un incantevole panorama che spazia dal Lago di Garda a Verona, dalla Valpolicella alla Pianura Padana. Ai piedi delle colline della Valpolicella basta alzare gli occhi per essere attratti da questo piccolo gioiello architettonico-paesaggistico. Man mano che ci si avvicina, si scorgono le case che sorgono dalla roccia come se la continuassero. Il borgo si svela quale fu in antichissimi tempi: naturale fortezza che si raggiunge solo dopo un cammino lungo e faticoso, nonostante la prima impressione di vicinanza. Da ciò deriva il nome "ingannapoltron" (inganna il pigro).
Questo toponimo sembra risalire al medioevo quando la scherzosa parola "poltron" fu aggiunta al toponimo "San Giorgio in Ganna": un attributo che alcuni studiosi fanno risalire a "ganne", nome pre-romano pertinente alle Alpi orientali, che significherebbe semplicemente "mucchio di pietre" o "località rocciosa e pietrosa". Il paese di San Giorgio è infatti legato, sin dall'antichità, ad un'intensa attività di estrazione e lavorazione di marmo pregiato.
Il nome del paese deriva dalla chiesa di San Giorgio, una pieve romanica antichissima che sorge al centro dell'abitato e che risale al 712 d.C. Questo edificio sorge presumibilmente sulle rovine di un preesistente tempio pagano eretto dagli Arusnati. All'interno sono conservati un antico ciborio scolpito da Maestro Orso e dai suoi discepoli nel VI sec. d.C., e affreschi del XII e XIII secolo. Contiguo alla Pieve sorge intatto il Chiostro del XII secolo e un piccolo Museo che conserva numerosi reperti preistorici risalenti all'età del ferro rinvenuti grazie a recenti scavi condotti nella zona. Oltre alla sezione archeologica, il Museo di San Giorgio comprende anche una sezione etnografica, dov'è stata ricostruita una tipica casa della Valpolicella dei secoli scorsi.
La pieve romanica è visitabile tutti i giorni dalle 7.00 alle 18.00, esclusi gli orari delle messe.
Il museo archeologico è visitabile: il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 19.00, info – Pro Loco di San Giorgio: tel. +39 3348739397 oppure Andrea: 347 2486787; e-mail [email protected]. - durante il rimanente periodo dell'anno e nei giorni infrasettimanali, il museo viene aperto su prenotazione telefonando al numero +39 3348739397 oppure inviando una mail all’indirizzo: [email protected]. (La visita comprende il museo, il borgo, la pieve e il chiostro - anche in lingua straniera).
Il paese di San Giorgio di Valpolicella o Ingannapoltron e la sua Pieve rimangono ad oggi intatti nella loro struttura di pietra. Questo contesto ben si presta alle rievocazioni del passato, ad eventi legati alla tradizione, alla lavorazione del marmo e alla coltura della vite, nonché a concerti e a rassegne culturali ed artistiche. Famosa è la tradizionale "Festa de le Fae", che si celebra ogni anno la seconda domenica di novembre dopo la festività dei Defunti.
Oggi le colline che circondano San Giorgio rappresentano un luogo significativo nella produzione di ottimo vino come il Valpolicella, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone, vini di pregio riconosciuti a livello internazionale. Ultimamente il vigneto ha preso il sopravvento su altre colture caratteristiche del paesaggio collinare, come il ciliegio e l’olivo. Recentemente, però, sembra emergere il desiderio di un ritorno alla diversificazione colturale tradizionale, specialmente per la coltivazione dell’olivo. La disponibilità di splendidi materiali lapidei, come il Rosso di Verona, che, fin dall’antichità, venivano estratti nelle vicinanze di questi luoghi, ha contribuito a sviluppare in questa zona tutta la filiera della lavorazione del marmo, con notevole beneficio per l’economia locale.
(tratto da "San Giorgio di Valpolicella" di Pierpaolo Brugnoli) Link
Questo toponimo sembra risalire al medioevo quando la scherzosa parola "poltron" fu aggiunta al toponimo "San Giorgio in Ganna": un attributo che alcuni studiosi fanno risalire a "ganne", nome pre-romano pertinente alle Alpi orientali, che significherebbe semplicemente "mucchio di pietre" o "località rocciosa e pietrosa". Il paese di San Giorgio è infatti legato, sin dall'antichità, ad un'intensa attività di estrazione e lavorazione di marmo pregiato.
Il nome del paese deriva dalla chiesa di San Giorgio, una pieve romanica antichissima che sorge al centro dell'abitato e che risale al 712 d.C. Questo edificio sorge presumibilmente sulle rovine di un preesistente tempio pagano eretto dagli Arusnati. All'interno sono conservati un antico ciborio scolpito da Maestro Orso e dai suoi discepoli nel VI sec. d.C., e affreschi del XII e XIII secolo. Contiguo alla Pieve sorge intatto il Chiostro del XII secolo e un piccolo Museo che conserva numerosi reperti preistorici risalenti all'età del ferro rinvenuti grazie a recenti scavi condotti nella zona. Oltre alla sezione archeologica, il Museo di San Giorgio comprende anche una sezione etnografica, dov'è stata ricostruita una tipica casa della Valpolicella dei secoli scorsi.
La pieve romanica è visitabile tutti i giorni dalle 7.00 alle 18.00, esclusi gli orari delle messe.
Il museo archeologico è visitabile: il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 19.00, info – Pro Loco di San Giorgio: tel. +39 3348739397 oppure Andrea: 347 2486787; e-mail [email protected]. - durante il rimanente periodo dell'anno e nei giorni infrasettimanali, il museo viene aperto su prenotazione telefonando al numero +39 3348739397 oppure inviando una mail all’indirizzo: [email protected]. (La visita comprende il museo, il borgo, la pieve e il chiostro - anche in lingua straniera).
Il paese di San Giorgio di Valpolicella o Ingannapoltron e la sua Pieve rimangono ad oggi intatti nella loro struttura di pietra. Questo contesto ben si presta alle rievocazioni del passato, ad eventi legati alla tradizione, alla lavorazione del marmo e alla coltura della vite, nonché a concerti e a rassegne culturali ed artistiche. Famosa è la tradizionale "Festa de le Fae", che si celebra ogni anno la seconda domenica di novembre dopo la festività dei Defunti.
Oggi le colline che circondano San Giorgio rappresentano un luogo significativo nella produzione di ottimo vino come il Valpolicella, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone, vini di pregio riconosciuti a livello internazionale. Ultimamente il vigneto ha preso il sopravvento su altre colture caratteristiche del paesaggio collinare, come il ciliegio e l’olivo. Recentemente, però, sembra emergere il desiderio di un ritorno alla diversificazione colturale tradizionale, specialmente per la coltivazione dell’olivo. La disponibilità di splendidi materiali lapidei, come il Rosso di Verona, che, fin dall’antichità, venivano estratti nelle vicinanze di questi luoghi, ha contribuito a sviluppare in questa zona tutta la filiera della lavorazione del marmo, con notevole beneficio per l’economia locale.
(tratto da "San Giorgio di Valpolicella" di Pierpaolo Brugnoli) Link
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Ritorno a Fumane
Il ritorno è tranquillo nonostante la prima parte su strada asfaltata, poi un giro d’un campo, rimembranza dell’itinerario percorso con Lucio qualche mese prima e la temporanea perdita di contatto di Brando e Francesco, impegnati in “alte conversazioni filosofiche” (??????) che recuperiamo comunque in breve. Anche oggi quindi ho/abbiamo scoperto un angolo di Veneto, dal profumo dolce e forte del Ripasso e dei fiori di una ormai presente primavera, buttando una moneta per un sicuro, futuro ritorno.
Caratteristiche finali dell’itinerario:
Lunghezza 21,6 km (? contrastante con altre rilevazioni)
Tempo impiegato 7 h. e 30’ (comprensivo però di soste e purtroppo varianti non previste)
Dislivello + 670 m.
Difficoltà F E
Caratteristiche finali dell’itinerario:
Lunghezza 21,6 km (? contrastante con altre rilevazioni)
Tempo impiegato 7 h. e 30’ (comprensivo però di soste e purtroppo varianti non previste)
Dislivello + 670 m.
Difficoltà F E
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La chiesa parrocchiale, nella piazza principale del paese di Fumane, è intitolata a San Zeno, patrono di Verona. Risale al XIV secolo, ma fu ampliata il secolo successivo e radicalmente rinnovata nel 700. Ha unica navata, presbiterio e quattro cappelle laterali. Al suo interno un ciclo di tele, raffiguranti i 12 Apostoli, e di pale d’altare del ‘700 attribuite a importanti pittori veronesi, quali Antonio Balestra, Francesco Lorenzi Angelo da Campo. Sopra la porta meridionale un’iscrizione quattrocentesca riporta il testo dell’accordo con la pieve e la famiglia Maffei per l’istituzione della parrocchia.
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