Partiamo, al contrario del previsto, da Bolognano di Arco. Passiamo davanti alla chiesa parrocchiale dell'Addolorata e, attraverso bei scorci di paese, ammantati d'antico, giungiamo alla chiesa di San Floriano, purtroppo in restauro e dunque invisibile per lo più ai nostri occhi. Passato San Floriano, patrono insieme a Santa Barbara dei Vigili del Fuoco, cominciamo la salita verso l'Eremo di San Giacomo e San Silvestro, conosciuto soprattutto con il nome del primo. La salita è dura ma ci conforta il paesaggio boscoso punteggiato quà e là da rade casupole. Arriviamo a San Giacomo in tempo per uscire panini et desinare che ci riempie la bocca dello stomaco, mentre gli occhi si imbevono del panorama antelacustre che costituisce la piana Arcense. Scendiamo di nuovo a Bolognano girando poi, per vigneti ed uliveti, verso il capoluogo, dove prendiamo l'aperitivo. Torniamo sulla ciclabile destra Sarca fino al ponte ciclopedonale e risaliamo da San Martino verso Massone, che attraversiamo, e per strada asfaltata ci dirigiamo di nuovo verso Bolognano dove concludiamo il giro. In tutto 13 chilometri percorsi, 680 m. di dislivello in 4 ore e mezza.
|
Il tuo browser non supporta la visualizzazione di questo documento. Fai clic qui per scaricare il documento.
|
Il tuo browser non supporta la visualizzazione di questo documento. Fai clic qui per scaricare il documento.
Il tuo browser non supporta la visualizzazione di questo documento. Fai clic qui per scaricare il documento.
Eremo dei SS. Giacomo e Silvestro al Monte
A metà della costa del Monte Stivo, sulla sommità di un piccolo prato che interrompe il rigoglioso bosco, è visibile anche dal basso una piccola chiesa con annesso un antico eremo: è l'eremo dei SS. Giacomo e Silvestro al Monte, più noto come chiesa di San Giacomo. La località si può raggiungere percorrendo la strada che porta a Monte Velo, salendo in auto fino alla località Salve Regina e quindi proseguendo a piedi per circa venti minuti su una piccola strada forestale che si inoltra nel bosco. Il luogo è di particolare suggestione e propone al visitatore uno dei più bei panorami sulla bassa valle del Sarca e sul lago: si può definire, anche dal punto di vista climatico, come un balcone sul Garda, con tutti i benefici che da questo derivano per la mitezza del clima e per lo scenario. La chiesa di San Giacomo e San Silvestro è probabilmente sorta, come scriveva anche l’arciprete Giuseppe Chini nell’Ottocento, ad opera della popolazione locale per sfuggire alle invasioni barbariche nel Medioevo; la stessa origine si attribuisce ad altre chiese in zone montane e riparate del Basso Sarca e di tutto il Trentino, come ad esempio alla chiesa di Troiana, menzionata espressamente dallo stesso Chini. Il documento più antico che attesta la presenza della chiesa, allora chiamata quasi sempre di San Silvestro (al contrario di oggi, che è conosciuta per lo più come chiesa di San Giacomo) è
una pergamena del 1288 che ricorda Albertino, monaco di San Silvestro, nell’atto di acquistare un campo per sé e per la chiesa, e per i monaci ed i loro successori: evidentemente già allora la chiesa era dotata dell’eremo che oggi si può visitare. Un documento del 1342 invece descrive i beni che vengono assegnati alla chiesa di San Silvestro nelle pievi di Gardumo, Mori e Lagarina: questo documento rafforza l’ipotesi che il romitorio si trovasse sull’antico
collegamento fra il Basso Sarca, la Valle di Gresta e quindi la Valle dell’Adige. La chiesa, sorta come punto di riferimento e rifugio per viandanti, era meta nell’antichità di pellegrinaggi nel giorno di San Silvestro e del Primo Maggio (confraternita del Corporis Christi), entrambe feste di precetto: è curioso notare che si mantiene a tutt’oggi l’usanza di trascorrere a San Giacomo il giorno del Primo Maggio per la comunità del vicino paese di Bolognano, così come
rimane l’usanza della distribuzione gratuita del pane.
Nel Cinquecento si ha notizia di un sostanziale intervento di restauro e nel 1576 sono registrate nei libri massariali le somme versate per i lavori di affrescatura al pittore Marco Sandelli, detto Marco Moretto, di Arco. A lui sono attribuiti quindi tutti gli affreschi del presbiterio e dell’arco santo, in parte pagati dalla chiesa, in parte commissionati da privati per liberalità o ex voto. La data presente su uno dei pilastri, 1527, indica probabilmente la fine del restauro della chiesa. Dopo questo intervento di particolare pregio, che rende la chiesa di reale interesse artistico ed architettonico, nei secoli successivi inizia un lento degrado, che si interrompe solo nel XX secolo, ed in questi ultimi decenni in particolare, che hanno visto alcuni importanti interventi di
recupero e restauro.
La chiesa è molto essenziale nella struttura, così come l’eremo annesso (è costruito contro la parete sud della chiesa); l’aula è di pianta quadrangolare, con un un’unica navata ed il tetto a travi in legno, mentre il presbiterio ha il soffitto con avvolto a crociera ed è sopraelevato di circa mezzo metro rispetto all’aula. Sia il presbiterio che l’arco santo mostrano chiaramente in stato di buona conservazione degli affreschi, firmati appunto da Marco Moretto:
l’avvolto del presbiterio è raffigurato con i quattro Evangelisti, mentre la parete di fondo è decorata con la scena della crocifissione, cui si aggiungono le figure di numerosi santi, fra cui San Floriano (cui è dedicata una chiesa a Bolognano), San Silvestro, San Giacomo e San Filippo. Più in basso anche San Rocco (a lui è dedicata la chiesa di Caneve) e Sant’Antonio Abate (Chiesa di Chiarano) e sul lato opposto San Sebastiano e San Bernardino (presente nella chiesa di Stranforio a lui dedicata ed in quasi tutte le chiese locali): evidentemente santi cui era riservata in zona una particolare devozione. Sulle pareti laterali sono rappresentate otto scene della Via Crucis; sull’antipendio dell’altare si ripetono, uguali a quelle della crocifissione, le effigi di San Giacomo e San Filippo.
L’arco santo presenta invece, anche se parzialmente rovinata, una scena dell’Annunciazione, a sinistra l’angelo, a destra la Madonna: interessante la raffigurazione di Dio alla sommità dell’arco, assai rara nell’arte sacra. ai lati dell’arco santo sono posti anche due altari in pietra, sopra i quali si possono vedere due affreschi; a sinistra una Madonna in trono con Bambino, San Giuseppe e San Romedio in compagnia dell’orso. A destra, sull’altare dedicato a
San Silvestro, la raffigurazione di San Nicolò, probabilmente ai piedi della croce. Gli affreschi del Moretto non sono comunque gli unici presenti nella chiesa: interrotti da un arco con due pilastri di sostegno, evidentemente aggiunto successivamente alla loro realizzazione per rinforzo o per lavori di ingrandimento e restauro della chiesa (forse quelli del 1527), si trovano degli affreschi anche sul lato nord dell’aula. L’affresco più grande di questi, una scena con Madonna in trono con Bambino e Santi, è sicuramente più antico delle pitture del presbiterio e soprattutto meglio realizzato, da una mano più valida:
la cura nella realizzazione dei volti e la plasticità della composizione non sono certo fisse come nelle opere di Marco Moretto. Per il tratto e per le caratteristiche dell’affresco, si pensa probabilmente ad un opera di Dioniso Bonmartini o della sua scuola. L’eremo annesso alla chiesa, di semplici proporzioni, ma di dimensioni piuttosto grandi, è composto di una cucina e sala refettorio al piano terreno, da qui poi si accede ai due piani superiori con una ripida scala in pietra che porta anche in comunicazione con la chiesa: la presenza di monaci era probabilmente dovuta al fatto che era necessario dare rifugio e ospitalità a pellegrini e viandanti (la via era appunto un collegamento con la Valle dell’Adige), oltre che a proteggere i beni custoditi nella chiesa.
La chiesa e l’eremo, di proprietà della Parrocchia dell’Addolorata di Bolognano, possono essere visitati nelle domeniche d’estate, da giugno a fine agosto, grazie all’operato di volontari del Circolo Ricreativo di Bolognano, oppure in occasione delle ricorrenze di Primo Maggio e di San Giacomo apostolo.
A metà della costa del Monte Stivo, sulla sommità di un piccolo prato che interrompe il rigoglioso bosco, è visibile anche dal basso una piccola chiesa con annesso un antico eremo: è l'eremo dei SS. Giacomo e Silvestro al Monte, più noto come chiesa di San Giacomo. La località si può raggiungere percorrendo la strada che porta a Monte Velo, salendo in auto fino alla località Salve Regina e quindi proseguendo a piedi per circa venti minuti su una piccola strada forestale che si inoltra nel bosco. Il luogo è di particolare suggestione e propone al visitatore uno dei più bei panorami sulla bassa valle del Sarca e sul lago: si può definire, anche dal punto di vista climatico, come un balcone sul Garda, con tutti i benefici che da questo derivano per la mitezza del clima e per lo scenario. La chiesa di San Giacomo e San Silvestro è probabilmente sorta, come scriveva anche l’arciprete Giuseppe Chini nell’Ottocento, ad opera della popolazione locale per sfuggire alle invasioni barbariche nel Medioevo; la stessa origine si attribuisce ad altre chiese in zone montane e riparate del Basso Sarca e di tutto il Trentino, come ad esempio alla chiesa di Troiana, menzionata espressamente dallo stesso Chini. Il documento più antico che attesta la presenza della chiesa, allora chiamata quasi sempre di San Silvestro (al contrario di oggi, che è conosciuta per lo più come chiesa di San Giacomo) è
una pergamena del 1288 che ricorda Albertino, monaco di San Silvestro, nell’atto di acquistare un campo per sé e per la chiesa, e per i monaci ed i loro successori: evidentemente già allora la chiesa era dotata dell’eremo che oggi si può visitare. Un documento del 1342 invece descrive i beni che vengono assegnati alla chiesa di San Silvestro nelle pievi di Gardumo, Mori e Lagarina: questo documento rafforza l’ipotesi che il romitorio si trovasse sull’antico
collegamento fra il Basso Sarca, la Valle di Gresta e quindi la Valle dell’Adige. La chiesa, sorta come punto di riferimento e rifugio per viandanti, era meta nell’antichità di pellegrinaggi nel giorno di San Silvestro e del Primo Maggio (confraternita del Corporis Christi), entrambe feste di precetto: è curioso notare che si mantiene a tutt’oggi l’usanza di trascorrere a San Giacomo il giorno del Primo Maggio per la comunità del vicino paese di Bolognano, così come
rimane l’usanza della distribuzione gratuita del pane.
Nel Cinquecento si ha notizia di un sostanziale intervento di restauro e nel 1576 sono registrate nei libri massariali le somme versate per i lavori di affrescatura al pittore Marco Sandelli, detto Marco Moretto, di Arco. A lui sono attribuiti quindi tutti gli affreschi del presbiterio e dell’arco santo, in parte pagati dalla chiesa, in parte commissionati da privati per liberalità o ex voto. La data presente su uno dei pilastri, 1527, indica probabilmente la fine del restauro della chiesa. Dopo questo intervento di particolare pregio, che rende la chiesa di reale interesse artistico ed architettonico, nei secoli successivi inizia un lento degrado, che si interrompe solo nel XX secolo, ed in questi ultimi decenni in particolare, che hanno visto alcuni importanti interventi di
recupero e restauro.
La chiesa è molto essenziale nella struttura, così come l’eremo annesso (è costruito contro la parete sud della chiesa); l’aula è di pianta quadrangolare, con un un’unica navata ed il tetto a travi in legno, mentre il presbiterio ha il soffitto con avvolto a crociera ed è sopraelevato di circa mezzo metro rispetto all’aula. Sia il presbiterio che l’arco santo mostrano chiaramente in stato di buona conservazione degli affreschi, firmati appunto da Marco Moretto:
l’avvolto del presbiterio è raffigurato con i quattro Evangelisti, mentre la parete di fondo è decorata con la scena della crocifissione, cui si aggiungono le figure di numerosi santi, fra cui San Floriano (cui è dedicata una chiesa a Bolognano), San Silvestro, San Giacomo e San Filippo. Più in basso anche San Rocco (a lui è dedicata la chiesa di Caneve) e Sant’Antonio Abate (Chiesa di Chiarano) e sul lato opposto San Sebastiano e San Bernardino (presente nella chiesa di Stranforio a lui dedicata ed in quasi tutte le chiese locali): evidentemente santi cui era riservata in zona una particolare devozione. Sulle pareti laterali sono rappresentate otto scene della Via Crucis; sull’antipendio dell’altare si ripetono, uguali a quelle della crocifissione, le effigi di San Giacomo e San Filippo.
L’arco santo presenta invece, anche se parzialmente rovinata, una scena dell’Annunciazione, a sinistra l’angelo, a destra la Madonna: interessante la raffigurazione di Dio alla sommità dell’arco, assai rara nell’arte sacra. ai lati dell’arco santo sono posti anche due altari in pietra, sopra i quali si possono vedere due affreschi; a sinistra una Madonna in trono con Bambino, San Giuseppe e San Romedio in compagnia dell’orso. A destra, sull’altare dedicato a
San Silvestro, la raffigurazione di San Nicolò, probabilmente ai piedi della croce. Gli affreschi del Moretto non sono comunque gli unici presenti nella chiesa: interrotti da un arco con due pilastri di sostegno, evidentemente aggiunto successivamente alla loro realizzazione per rinforzo o per lavori di ingrandimento e restauro della chiesa (forse quelli del 1527), si trovano degli affreschi anche sul lato nord dell’aula. L’affresco più grande di questi, una scena con Madonna in trono con Bambino e Santi, è sicuramente più antico delle pitture del presbiterio e soprattutto meglio realizzato, da una mano più valida:
la cura nella realizzazione dei volti e la plasticità della composizione non sono certo fisse come nelle opere di Marco Moretto. Per il tratto e per le caratteristiche dell’affresco, si pensa probabilmente ad un opera di Dioniso Bonmartini o della sua scuola. L’eremo annesso alla chiesa, di semplici proporzioni, ma di dimensioni piuttosto grandi, è composto di una cucina e sala refettorio al piano terreno, da qui poi si accede ai due piani superiori con una ripida scala in pietra che porta anche in comunicazione con la chiesa: la presenza di monaci era probabilmente dovuta al fatto che era necessario dare rifugio e ospitalità a pellegrini e viandanti (la via era appunto un collegamento con la Valle dell’Adige), oltre che a proteggere i beni custoditi nella chiesa.
La chiesa e l’eremo, di proprietà della Parrocchia dell’Addolorata di Bolognano, possono essere visitati nelle domeniche d’estate, da giugno a fine agosto, grazie all’operato di volontari del Circolo Ricreativo di Bolognano, oppure in occasione delle ricorrenze di Primo Maggio e di San Giacomo apostolo.
|
|
Il tuo browser non supporta la visualizzazione di questo documento. Fai clic qui per scaricare il documento.