Dalla Piazza di Vezzano, dove si può accedere ai servizi essenziali (le domeniche estive aperti solo al mattino) prendiamo la via a sx. che in pochi passi ci porta al sagrato della bella chiesa neogotica dedicata ai SS. Valentino e Vigilio, eretta agli inizi del '900 in vece della vecchia, di cui si avevano notizie ancora dal 1200. Scendiamo le scalette davanti la Cassa Rurale e ci ritroviamo in via del Borgo, dove troviamo sulla sx. la prima indicazione del percorso. Proseguendo passiamo sotto la porta urbica (del vecchio borgo, descrizione a lato della porta) e da qui si comincia a salire. Sul n° 22 della via poco oltre si nota un bell'affresco, poi un capitello eretto nel 1836 per un ex-voto. Passando sotto la statale Gardesana risaliamo, su asfalto, lungo il percorso della Roggia di Vezzano che alimentava un tempo alcuni mulini della zona, primo tra tutti quello che incontriamo sulla sx. sbucando nei pressi della SS.47 e che conclude la prima salitella della giornata. Proseguiamo dapprima per ciclabile poi prendendo a sx su sentiero selciato che si inerpica tra boschi cedui e campi coltivati, delimitati da muri a secco. Ritornati dopo circa 20' di salita sulla strada in ghiaia scendiamo per un breve tratto fino ad incontrare un bivio, dove proseguiremo a dx. e poi, ad un altro bivio a sx. (il segnale è mancante-7/2016). Arrivati in prossimità dello stop (e dell'asfalto) attraversiamo e ci inoltriamo per la via di San Rocco che ci porta tra le case della prima tappa, Ciago (q.574-45'). Passiamo il portico che ci lascia in via Belvedere che percorriamo in salita, godendoci l'atmosfera rilassata ma laboriosa del piccolo borgo. Attraversiamo un portico poco sopra, uscendo così dal paese e seguiamo, in salita marcata, le indicazioni del s. Sat 627 fino a divergere da esse quando il sentiero spiana, appena entrati nel bosco. Noi, fedeli al nostro cammino, seguiamo sulla sx. la consueta orma di piede nudo, in direzione Tortol-Calchera (attualmente sostituiti da altri segnali, stile SAT, che non riportano però le indicazioni del percorso). Dopo essere saliti fino a circa q. 620 si scende, tornando su strada asfaltata fino a Lon (q.540-1 h. 10') nella parte alta del paesino, al parco pubblico. Anche qui per la visita alla chiesa una piccola disgressione dalla piazza è necessaria. Pochi passi che ancora non ci mancano spostandosi sulla sx. Tornati nella piazza la attraversiamo e superiamo un portico, scendiamo fino alla Strada di Castel Tonin (coll. con Vezzano SP.18 dir.), la percorriamo per qualche metro e deviamo subito a dx. per la stretta stradina che affianca l'ex rist. Fior di Roccia. La stradina (Via ai Piai) scende tra i campi coltivati aprendosi e rivelando un superbo panorama sul Lago di S.Massenza. Arriviamo a Fraveggio dopo circa venti minuti (q.433-1h. 30'). Alla fine di via ai Piai se si vuole andare fino alla chiesa si deve girare a sx. per via S.Bartolomeo, altrimenti giriamo a dx. ed usciamo dopo pochi passi dal paese fino ad una stradina che scende a sx. Qui mancano le indicazioni per la variante dello Scal che comunque non eravamo intenzionati a fare quindi prendiamo per Santa Massenza (l'antica Maiano, si cara alla famiglia Arcivescovile dei Madruzzo) dove attraversiamo il paese dopo i coltivi ammirandone lo stile che ancora sa d'antico, con i vecchi alambicchi in mostra nei cortili, accanto a qualche piccola turbina quasi ad unire antico e moderno in un unico afflato. Proprio nel parco prospiciente la Centrale (tuttora una delle più grandi d'Italia come produzione di elettricità ed ai tempi in cui fu costruita una delle più grandi d'Europa) ci fermiamo vicino al pontile panoramico sul lago, in cui è vietata la balneazione per via delle turbine che sono posizionate sul fondo e per la temperatura assai fredda delle sue acque che derivano in parte dagli scarti della produzione idroelettrica attinta dal lago di Molveno, 600 m. più in alto. Dopo la sosta pranzo, con pediluvio assai "rinfrescante, rieccoci in cammino per la parte più panoramico-lacustre del percorso, il lago di S.Massenza fino al ponte che lo separa dal fratello lago di Toblino, famoso per il castello Madruzziano che raggiungiamo dopo una mezz'orata. Qui beviamo un meritato caffè (o qualcosa di più dissetante o anche solamente uno sguardo dalla terrazza affacciata sul lago del bar interno). Ritorniamo sui nostri passi, dopo un'attesa resa alquanto lunga per alcune disorganizzazioni nel servizio bar, fino al ponte e proseguiamo attraversando, con qualche patema (i geni del Comune non hanno previsto un attraversamento pedonale nella località due Laghi, forse perchè dato l'elevato numero di ristoranti è scontato che la gente passi in macchina) la statale della Gardesana, sempre trafficata. Risaliamo ora lungo il lago fino a Padergnone, sbagliando strada ma scoprendo al contempo un angolo di mondo nuovo (campo di olivi a ridosso della statale). Tornati indietro proseguiamo tornando verso S.Massenza e prendendo il sentiero sulla destra che ci porta, dopo qualche minuto, dapprima alla visione della piccola chiesetta, dall'altra parte della strada, di S.Valentino e poi al ritorno a Vezzano, bypassando il tratto che ci porterebbe al Sentiero Stoppani in cui dedicheremo un altro giorno. In totale circa 700 m. di dislivello fatti in 5 ore (più le soste naturalmente), in un contesto paesaggistico storico-rurale non unico ma sicuramente piacevolissimo.
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Vezzano storia
Il primitivo nucleo abitato, sede del “Vicus Vettiani” (uno dei pochi toponimi trentini documentati dall’epigrafia romana), sarebbe stato ospitato a Soravilla, la zona pianeggiante verso sud, ai piedi della Bastia, dove sono stati rinvenuti numerosi segni della dominazione romana e del passaggio dei Barbari
Nel 1527 l’antico villaggio fu eretto al grado di borgo dal principe vescovo Bernardo Clesio per la fedeltà dimostrata dagli abitanti nella guerra rustica. Il documento attestante il fatto è conservato nell’archivio storico comunale. Nei primi decenni del 1500 la rivolta contadina, scoppiata in Germania ed alimentata dalle dottrine luterane, era dilagata anche nel nostro territorio, retto dal principe vescovo Bernardo da Cles. La situazione si era fatta sempre più difficile, al punto che il Clesio era stato costretto a fuggire da Trento ed a cercare rifugio nella rocca di Riva del Garda. Passando attraverso i nostri paesi, in gran parte sollevatisi in rivolta, aveva ottenuto appoggio e protezione dai Vezzanesi, che lo avevano poi scortato fino alla fine del suo viaggio. Conclusa
la guerra, il 12 novembre 1527 Bernardo Clesio, riconoscente per l’aiuto ricevuto, fece inviare a Vezzano la pergamena, il cui conten to è chiaramente comprensibile grazie alla traduzione che ha effettuato il prof. Angelo Amadori, insegnante di storia locale:
“Non c’è nulla di più raccomandabile tra gli uomini e che soprattutto convenga al Principe che innalzare con premi proporzionati coloro che sanno di meritarselo, affinché chi ha ben meritato con i suoi servizi ricavi un degno frutto dalle proprie azioni, mentre anche altri, allettati da tali segni di gratitudine, possano emularli con i loro fedeli servizi. Negli scorsi anni in Germania i sudditi avevano cominciato a ribellarsi contro i loro superiori ecclesiastici e civili e questo flagello era arrivato in questa contea tirolese infestando anche gran parte del nostro Vescovado , nel quale numerosi abitanti di Vezzano, oltre d’Adige, dimostrarono invece di voler restare costantemente fedeli a Noi ad alla nostra Chiesa senza lasciarsi traviare dalle frequenti minacce degli altri fedeli restando giustamente fedeli e obbedendo a Noi ed ai nostri mandati con animo pronto e con devozione non trascurabile; si sono resi così degni della nostra grazia e liberalità. Perciò in considerazione di questi meriti, dopo attenta deliberazione, abbiamo concesso e concediamo con piena scienza, a norma del presente documento, quanto
segue:
– Primo – Poiché è pacifico che essi si distinsero per la loro fedeltà e devozione dagli altri abitanti loro vicini, essi si distingueranno per l’avvenire da quelli con una propria onorificenza; abbiamo ritenuto perciò doveroso concedere alla Comunità la sottoscritta insegna tra quelle particolari della Nostra Casa: uno scudo quadripartito in quattro campi; a destra in alto il leone rosso in campo bianco a sinistra in alto il leone bianco in campo rosso, i colori dei due campi inferiori bianco e rosso contrapposti a quelli superiori in modo che il rosso ed il bianco coincidano trasversalmente con i leoni dei campi inferiori di colore
bianco e rosso diversi da quello del rispettivo campo; i leoni devono essere rivolti a destra con la lingua rossa diritta.
Ciò si potrà meglio desumere dalla pittura all’uopo predisposta. La Comunità di Vezzano potrà usare in futuro di questa insegna ed arma senza timore di molestie o di impedimenti.
– Secondo – Abbiamo inoltre decretato che in futuro essa non sia più indicata in tutti i documenti e le scritture pubbliche come “Villa” ma invece come “Borgo”; gli abitanti potranno costruire, e siano autorizzati, due porte degne della situazione di questo luogo e sulle quali saranno scolpite le nostre insegne donate al Borgo, in una posizione leggermente inferiore.
– Terzo ed ultimo – Poiché la causa principale della sedizione di molti, alla quale invero affermavano di essere contrari, fu anche l’infedeltà dei Sindici delle Ville e per evitare che altri siano distolti dalla loro fedeltà, e dato che finora Vezzano non ha mai avuto un proprio Sindico, ma quale Comunità è sempre stata
soggetta al Sindico di “Pe di Gaza”, in forza del presente documento comandiamo e decretiamo che da oggi e per tutti i tempi futuri gli abitanti del Borgo di Vezzano siano in tutto e per tutto separati da quelli di “pe’ di Gaza” Essi potranno eleggere e nominare un proprio Sindico e propri officiali, che dovranno come tutti gli altri prestare il solito giuramento nelle nostre mani; questa elezione sarà esente da qualsiasi altro nostro gravame. Abbiamo ordinato e comandiamo che ciò venga strettamente osservato. Dato a Trento nel nostro Castello del Buon Consiglio il 12 novembre 1527.”
Il titolo fu ufficialmente riconosciuto dall’imperatore d’Austria nel 1895. ~ Vezzano fu risparmiato dalla distruzione di Vendome (generale a capo delle truppe
dell’esercito napoleonico) nel 1703 e fu occupato, nel 1809, all’epoca dell’insurrezione tirolese di Andrea Hofer, dai Francesi del generale Peyri. In quei tempi i Bavaresi amavano soggiornare nelle ville della “Toresela” e del “Picarel”. Il 15 aprile 1848, i volontari lombardi dei Corpi franchi provenienti dalle Giudicarie entrarono anche a Vezzano, dove inalberarono la bandiera tricolore. Nel 1918 il paese fu prescelto a sede del XX Corpo di armata austriaca del generale Josef von Roth. Vi era pure stabilito il Comando generale della scacchiera operativa dal Monte Baldo all’Adamello posto agli ordini del generale Konnen Horack.
Vezzano fu sede di Giudizio distrettuale e poi di Pretura fino al 1931. L’abitato, dal volto rustico-signorile caratterizzato dall’edilizia medioatesina con qualche influenza giudicariese, era in passato sede tradizionale di un buon artigianato, di filande, tintorie e mulini che traevano l’energia dalla Roggia granda, proveniente Naran – territorio ricco di terreni coltivabili situato a nord est dell’abitato; essa si gettava in paese lungo la ripida via Borgo, dove fiorivao gran parte di queste attività. Attualmente il paese è in fase espansiva; infatti dopo i decenni scorsi caratterizzati da emigrazione, soprattutto verso la città, si registra un certo ritorno alla periferia, facilitato dalla veloce percorrenza viaria, dai servizi e dall’ambiente più a misura d’uomo. Finalmente c’è maggior
attenzione alla valorizzazione ed al recupero degli alloggi in centro storico, in passato abbandonati; questo fa si che sia salvaguardato il prezioso territorio circostante dalle notevoli valenze ambientali, a vantaggio del centro che rimane molto vitale. In posizione eminente spicca la chiesa dedicata ai
Santi Vigilio e Valentino; l’opera in stile neo-gotico è stata eretta nei primi anni del ‘900 dopo l’abbattimento della precedente le cui origini sono ricordate già nel 1200.
Nel 1527 l’antico villaggio fu eretto al grado di borgo dal principe vescovo Bernardo Clesio per la fedeltà dimostrata dagli abitanti nella guerra rustica. Il documento attestante il fatto è conservato nell’archivio storico comunale. Nei primi decenni del 1500 la rivolta contadina, scoppiata in Germania ed alimentata dalle dottrine luterane, era dilagata anche nel nostro territorio, retto dal principe vescovo Bernardo da Cles. La situazione si era fatta sempre più difficile, al punto che il Clesio era stato costretto a fuggire da Trento ed a cercare rifugio nella rocca di Riva del Garda. Passando attraverso i nostri paesi, in gran parte sollevatisi in rivolta, aveva ottenuto appoggio e protezione dai Vezzanesi, che lo avevano poi scortato fino alla fine del suo viaggio. Conclusa
la guerra, il 12 novembre 1527 Bernardo Clesio, riconoscente per l’aiuto ricevuto, fece inviare a Vezzano la pergamena, il cui conten to è chiaramente comprensibile grazie alla traduzione che ha effettuato il prof. Angelo Amadori, insegnante di storia locale:
“Non c’è nulla di più raccomandabile tra gli uomini e che soprattutto convenga al Principe che innalzare con premi proporzionati coloro che sanno di meritarselo, affinché chi ha ben meritato con i suoi servizi ricavi un degno frutto dalle proprie azioni, mentre anche altri, allettati da tali segni di gratitudine, possano emularli con i loro fedeli servizi. Negli scorsi anni in Germania i sudditi avevano cominciato a ribellarsi contro i loro superiori ecclesiastici e civili e questo flagello era arrivato in questa contea tirolese infestando anche gran parte del nostro Vescovado , nel quale numerosi abitanti di Vezzano, oltre d’Adige, dimostrarono invece di voler restare costantemente fedeli a Noi ad alla nostra Chiesa senza lasciarsi traviare dalle frequenti minacce degli altri fedeli restando giustamente fedeli e obbedendo a Noi ed ai nostri mandati con animo pronto e con devozione non trascurabile; si sono resi così degni della nostra grazia e liberalità. Perciò in considerazione di questi meriti, dopo attenta deliberazione, abbiamo concesso e concediamo con piena scienza, a norma del presente documento, quanto
segue:
– Primo – Poiché è pacifico che essi si distinsero per la loro fedeltà e devozione dagli altri abitanti loro vicini, essi si distingueranno per l’avvenire da quelli con una propria onorificenza; abbiamo ritenuto perciò doveroso concedere alla Comunità la sottoscritta insegna tra quelle particolari della Nostra Casa: uno scudo quadripartito in quattro campi; a destra in alto il leone rosso in campo bianco a sinistra in alto il leone bianco in campo rosso, i colori dei due campi inferiori bianco e rosso contrapposti a quelli superiori in modo che il rosso ed il bianco coincidano trasversalmente con i leoni dei campi inferiori di colore
bianco e rosso diversi da quello del rispettivo campo; i leoni devono essere rivolti a destra con la lingua rossa diritta.
Ciò si potrà meglio desumere dalla pittura all’uopo predisposta. La Comunità di Vezzano potrà usare in futuro di questa insegna ed arma senza timore di molestie o di impedimenti.
– Secondo – Abbiamo inoltre decretato che in futuro essa non sia più indicata in tutti i documenti e le scritture pubbliche come “Villa” ma invece come “Borgo”; gli abitanti potranno costruire, e siano autorizzati, due porte degne della situazione di questo luogo e sulle quali saranno scolpite le nostre insegne donate al Borgo, in una posizione leggermente inferiore.
– Terzo ed ultimo – Poiché la causa principale della sedizione di molti, alla quale invero affermavano di essere contrari, fu anche l’infedeltà dei Sindici delle Ville e per evitare che altri siano distolti dalla loro fedeltà, e dato che finora Vezzano non ha mai avuto un proprio Sindico, ma quale Comunità è sempre stata
soggetta al Sindico di “Pe di Gaza”, in forza del presente documento comandiamo e decretiamo che da oggi e per tutti i tempi futuri gli abitanti del Borgo di Vezzano siano in tutto e per tutto separati da quelli di “pe’ di Gaza” Essi potranno eleggere e nominare un proprio Sindico e propri officiali, che dovranno come tutti gli altri prestare il solito giuramento nelle nostre mani; questa elezione sarà esente da qualsiasi altro nostro gravame. Abbiamo ordinato e comandiamo che ciò venga strettamente osservato. Dato a Trento nel nostro Castello del Buon Consiglio il 12 novembre 1527.”
Il titolo fu ufficialmente riconosciuto dall’imperatore d’Austria nel 1895. ~ Vezzano fu risparmiato dalla distruzione di Vendome (generale a capo delle truppe
dell’esercito napoleonico) nel 1703 e fu occupato, nel 1809, all’epoca dell’insurrezione tirolese di Andrea Hofer, dai Francesi del generale Peyri. In quei tempi i Bavaresi amavano soggiornare nelle ville della “Toresela” e del “Picarel”. Il 15 aprile 1848, i volontari lombardi dei Corpi franchi provenienti dalle Giudicarie entrarono anche a Vezzano, dove inalberarono la bandiera tricolore. Nel 1918 il paese fu prescelto a sede del XX Corpo di armata austriaca del generale Josef von Roth. Vi era pure stabilito il Comando generale della scacchiera operativa dal Monte Baldo all’Adamello posto agli ordini del generale Konnen Horack.
Vezzano fu sede di Giudizio distrettuale e poi di Pretura fino al 1931. L’abitato, dal volto rustico-signorile caratterizzato dall’edilizia medioatesina con qualche influenza giudicariese, era in passato sede tradizionale di un buon artigianato, di filande, tintorie e mulini che traevano l’energia dalla Roggia granda, proveniente Naran – territorio ricco di terreni coltivabili situato a nord est dell’abitato; essa si gettava in paese lungo la ripida via Borgo, dove fiorivao gran parte di queste attività. Attualmente il paese è in fase espansiva; infatti dopo i decenni scorsi caratterizzati da emigrazione, soprattutto verso la città, si registra un certo ritorno alla periferia, facilitato dalla veloce percorrenza viaria, dai servizi e dall’ambiente più a misura d’uomo. Finalmente c’è maggior
attenzione alla valorizzazione ed al recupero degli alloggi in centro storico, in passato abbandonati; questo fa si che sia salvaguardato il prezioso territorio circostante dalle notevoli valenze ambientali, a vantaggio del centro che rimane molto vitale. In posizione eminente spicca la chiesa dedicata ai
Santi Vigilio e Valentino; l’opera in stile neo-gotico è stata eretta nei primi anni del ‘900 dopo l’abbattimento della precedente le cui origini sono ricordate già nel 1200.
Castel Toblino
U n a " d o m u s To b l i n o " è c i t a t a p e r l a p r i m a v o l t a d a l l e f o n t i n e l 11 9 0 , e i n u n d o c u m e n t o d e l 11 2 4 è
n o m i n a t o u n c e r t o U l r i c o d e To b l i n o , c o n o g n i p r o b a b i l i t à s i g n o r e d e l c a s t e l l o . C a s t e l To b l i n o e la
R o c c a d i R i v a r a p p r e s e n t a n o g l i u n i c i s i t i f o r t i f i c a t i l a c u s t r i d e l Tr e n t i n o . E d i f i c a t o s u u n enorme
m a s s o s t a c c a t o s i d a l f i a n c o d e l l a m o n t a g n a e f i n i t o n e l l a g o , s o rg e n e l f o n d o v a l l e e n o n , c o m e di c o n s u e t o , i n u n a p o s i z i o n e d i r i l i e v o f a c i l m e n t e d i f e n d i b i l e . C a s t e l To b l i n o n o n d i v i e n e m a i centro d i p o t e r e g i u r i s d i z i o n a l e e c i ò l a s c i a i p o t i z z a r e c h e i n e t à m e d i e v a l e p o s s a e s s e r e s t a t o u n a r o c c a c o n c o m p i t i e s c l u s i v a m e n t e m i l i t a r i e d i c o n t r o l l o s u l l a f o n d a m e n t a l e v i a d i p a s s a g g i o p e r l a Va l l e d e l S a r c a e l a Va l l e d e i L a g h i . N e l c o r s o d e l X I I I s e c o l o i To b l i n o v e g o n o s c a c c i a t i p e r m a n o d e i d a C a m p o , i n f l u e n t e f a m i g l i a d e l l e Va l l i G i u d i c a r i e , c h e a m e t à d e l s e c o l o p o t e v a v a n t a r e l a c o n s a c r a z i o n e d i u n o d e i s u i m e m b r i , A l d r i g h e t t o , q u a l e p r i n c i p e v e s c o v o d i Tr e n t o , e l a f a m i g l i a a v v i a u n a f o r t e e s p a n s i o n e t e r r i t o r i a l e . I n s e g u i t o i Ti r o l o , i m p o r t a n t e d i n a s t i a o r i g i n a r i a d e l l´ o m o n i m o c a s t e l l o s i t u a t o n e i p r e s s i d i M e r a n o , g i o c a n o u n r u o l o c h i a v e n e l l e v i c e n d e d e l p r i n c i p a t o e r i e s c o n o ad o t t e n e r e l ´ a v v o c a z i a s u c a s t e l To b l i n o , c o n l ´ i n c a r i c o d i d i f e n d e r e m i l i t a r m e n t e b e n i e d o m i n i d e l l a C h i e s a d i Tr e n t o . S o l o n e l C i n q u e c e n t o C a s t e l To b l i n o d i v i e n e b e n e d i r e t t o d e i p r i n c i p i v e s c o v i , p e r p a s s a r e p o i a i M a d r u z z o , e i n f i n e a l l a f a m i g l i a d e i
Wo l k e n s t e i n . N e l 1 7 0 3 , s e g u e n d o l´ i n f a u s t o d e s t i n o d i t u t t i i c a s t e l l i d e l l a Va l l e d e l S a r c a , v i e n e i n c e n d i a t o e d i s t r u t t o d a l l e t r u p p e f r a n c e s i c h e m a r c i a v a n o s u Tr e n t o . O g g i C a s t e l To b l i n o , d i p r o p r i e t à d e l l a f a m i g l i a F e d e l , s i p r e s e n t a i n o t t i m e c o n d i z i o n i , e i l c o n t e s t o n a t u r a l e i n c u i è i n s e r i t o l o r e n d e u n o d e i c a s t e l l i p i ù s u g g e s t i v i d e l t e r r i t o r i o . L a s t r u t t u r a h a u n a s p e t t o d i v e r s o d a q u e l l o c h e d o v e v a a v e r e l ´ o r i g i n a r i a f o r t e z z a m e d i e v a l e : u n a v o l t a p e r s e l e c a r a t t e r i s t i c h e m i l i t a r i e d i f e n s i v e v i e n e t r a s f o r m a t o i n u n a d i m o r a n o b i l i a r e c i n q u e c e n t e s c a , g r a z i e a i m p o r t a n t i l a v o r i d i a m m o d e r n a m e n t o e a b b e l l i m e n t o p r o m o s s i d a B e r n a r d o C l e s i o , c u i s a r e b b e r o s e g u i t e u l t e r i o r i m i g l i o r i e i n e p o c a m a d r u z z i a n a .
n o m i n a t o u n c e r t o U l r i c o d e To b l i n o , c o n o g n i p r o b a b i l i t à s i g n o r e d e l c a s t e l l o . C a s t e l To b l i n o e la
R o c c a d i R i v a r a p p r e s e n t a n o g l i u n i c i s i t i f o r t i f i c a t i l a c u s t r i d e l Tr e n t i n o . E d i f i c a t o s u u n enorme
m a s s o s t a c c a t o s i d a l f i a n c o d e l l a m o n t a g n a e f i n i t o n e l l a g o , s o rg e n e l f o n d o v a l l e e n o n , c o m e di c o n s u e t o , i n u n a p o s i z i o n e d i r i l i e v o f a c i l m e n t e d i f e n d i b i l e . C a s t e l To b l i n o n o n d i v i e n e m a i centro d i p o t e r e g i u r i s d i z i o n a l e e c i ò l a s c i a i p o t i z z a r e c h e i n e t à m e d i e v a l e p o s s a e s s e r e s t a t o u n a r o c c a c o n c o m p i t i e s c l u s i v a m e n t e m i l i t a r i e d i c o n t r o l l o s u l l a f o n d a m e n t a l e v i a d i p a s s a g g i o p e r l a Va l l e d e l S a r c a e l a Va l l e d e i L a g h i . N e l c o r s o d e l X I I I s e c o l o i To b l i n o v e g o n o s c a c c i a t i p e r m a n o d e i d a C a m p o , i n f l u e n t e f a m i g l i a d e l l e Va l l i G i u d i c a r i e , c h e a m e t à d e l s e c o l o p o t e v a v a n t a r e l a c o n s a c r a z i o n e d i u n o d e i s u i m e m b r i , A l d r i g h e t t o , q u a l e p r i n c i p e v e s c o v o d i Tr e n t o , e l a f a m i g l i a a v v i a u n a f o r t e e s p a n s i o n e t e r r i t o r i a l e . I n s e g u i t o i Ti r o l o , i m p o r t a n t e d i n a s t i a o r i g i n a r i a d e l l´ o m o n i m o c a s t e l l o s i t u a t o n e i p r e s s i d i M e r a n o , g i o c a n o u n r u o l o c h i a v e n e l l e v i c e n d e d e l p r i n c i p a t o e r i e s c o n o ad o t t e n e r e l ´ a v v o c a z i a s u c a s t e l To b l i n o , c o n l ´ i n c a r i c o d i d i f e n d e r e m i l i t a r m e n t e b e n i e d o m i n i d e l l a C h i e s a d i Tr e n t o . S o l o n e l C i n q u e c e n t o C a s t e l To b l i n o d i v i e n e b e n e d i r e t t o d e i p r i n c i p i v e s c o v i , p e r p a s s a r e p o i a i M a d r u z z o , e i n f i n e a l l a f a m i g l i a d e i
Wo l k e n s t e i n . N e l 1 7 0 3 , s e g u e n d o l´ i n f a u s t o d e s t i n o d i t u t t i i c a s t e l l i d e l l a Va l l e d e l S a r c a , v i e n e i n c e n d i a t o e d i s t r u t t o d a l l e t r u p p e f r a n c e s i c h e m a r c i a v a n o s u Tr e n t o . O g g i C a s t e l To b l i n o , d i p r o p r i e t à d e l l a f a m i g l i a F e d e l , s i p r e s e n t a i n o t t i m e c o n d i z i o n i , e i l c o n t e s t o n a t u r a l e i n c u i è i n s e r i t o l o r e n d e u n o d e i c a s t e l l i p i ù s u g g e s t i v i d e l t e r r i t o r i o . L a s t r u t t u r a h a u n a s p e t t o d i v e r s o d a q u e l l o c h e d o v e v a a v e r e l ´ o r i g i n a r i a f o r t e z z a m e d i e v a l e : u n a v o l t a p e r s e l e c a r a t t e r i s t i c h e m i l i t a r i e d i f e n s i v e v i e n e t r a s f o r m a t o i n u n a d i m o r a n o b i l i a r e c i n q u e c e n t e s c a , g r a z i e a i m p o r t a n t i l a v o r i d i a m m o d e r n a m e n t o e a b b e l l i m e n t o p r o m o s s i d a B e r n a r d o C l e s i o , c u i s a r e b b e r o s e g u i t e u l t e r i o r i m i g l i o r i e i n e p o c a m a d r u z z i a n a .
Questa sotto non l'abbiamo fatta ma la inserisco per completezza d'info.
Il sentiero dei 7 passi
Dal rosone della nobile chiesa
s'avanza per antiche strade
che videro fino a ieri ruote a legno
e zoccoli bovini ai campi destinati
tra nuove magioni e vetuste murate.
Il tempo se non fermo par vacante
la domenica non esiste nei campi in collina
e un sole che già a primavera sa d'estate
riscalda il cuore e arroventa la gola.
S'immola la fatica a si superbo panorama
ove principeschi ovini brucavano le rade foglie
ora umani volatili si posano passeggiando nell'aria.
E il bosco ceduo lascia il posto a morbidi prati
che prima s'innalzano sull'antica via dell'uomo santo
e poi digradano piano verso le case degli uomini.
Mani sudate accarezzando la roccia danzano
cercando appigli che solo occhio attento può vedere
solo al termine del loro verticale viaggio
sazieranno l'anima con paesaggi lacustri.
L'immoto castello se visto tra le nebbie
di un giorno di pioggia o in un' alba d'inverno
rimanda ad altre lande che di spettri fan parlare
ma in un giorno di sole è memento d'antiche nobiltà.
E si cammina tra turbine e vapori di vinacce
tra gente sorridente e generosa
che condivide volentieri il frutto del lavoro
con chi gliene chiede ragione.
E poi un'ultima rampa verso San Valentino
per tornare al presente e ai nostri affanni
dai nostri affannosi passi cancellati.
Il passato è un velo che molto nasconde e poco rivela
e l'acqua di un lago non rischiara le ombre.
Ma l'anima vede attraverso ciò che gli occhi guardano
e quel che vede di ciò che è e ciò che è stato
la rende sazia del presente e sorridente al futuro.
(Enrico Menestrina)
Dal rosone della nobile chiesa
s'avanza per antiche strade
che videro fino a ieri ruote a legno
e zoccoli bovini ai campi destinati
tra nuove magioni e vetuste murate.
Il tempo se non fermo par vacante
la domenica non esiste nei campi in collina
e un sole che già a primavera sa d'estate
riscalda il cuore e arroventa la gola.
S'immola la fatica a si superbo panorama
ove principeschi ovini brucavano le rade foglie
ora umani volatili si posano passeggiando nell'aria.
E il bosco ceduo lascia il posto a morbidi prati
che prima s'innalzano sull'antica via dell'uomo santo
e poi digradano piano verso le case degli uomini.
Mani sudate accarezzando la roccia danzano
cercando appigli che solo occhio attento può vedere
solo al termine del loro verticale viaggio
sazieranno l'anima con paesaggi lacustri.
L'immoto castello se visto tra le nebbie
di un giorno di pioggia o in un' alba d'inverno
rimanda ad altre lande che di spettri fan parlare
ma in un giorno di sole è memento d'antiche nobiltà.
E si cammina tra turbine e vapori di vinacce
tra gente sorridente e generosa
che condivide volentieri il frutto del lavoro
con chi gliene chiede ragione.
E poi un'ultima rampa verso San Valentino
per tornare al presente e ai nostri affanni
dai nostri affannosi passi cancellati.
Il passato è un velo che molto nasconde e poco rivela
e l'acqua di un lago non rischiara le ombre.
Ma l'anima vede attraverso ciò che gli occhi guardano
e quel che vede di ciò che è e ciò che è stato
la rende sazia del presente e sorridente al futuro.
(Enrico Menestrina)
Un video di qualche anno fa