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Menestrina Enrico, autista e scrittore, trova nelle camminate in montagna una nuova e soddisfacente dimensione dell'esistenza. Il libro "Trento in 50 passi" è, ci si augura, il primo passo sui sentieri che portano nella profondità  della conoscenza di sè stesso e del territorio che lo ha visto crescere.
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Augusto Corradini artista e ricercatore, nasce come pittore e spazia la sua ricerca introspettiva verso l'acquisizione dei soggetti nella loro intima trasparenza. Un senso di struggente solitudine e forse incomunicabilità con l'esterno traspaiono dalle sue opere, come rivelano le composizioni delle sue nature morte.
L'originario abitato di Zambana (oggi indicato col nome di Zambana Vecchia), posto ai piedi del monte Paganella ed all'imbocco della Val Manara, nacque come stazione di transito lungo la via di collegamento tra la valle dell'Adige e la Valle di Non. L'area fu abitata fin dalla preistoria, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti. Si ricorda, in particolare, una successione stratigrafica di epoca mesolitica (8.000 anni fa), completa di uno scheletro femminile soprannominato “la donna di Vatte” (reperti custoditi presso il Museo delle Scienze di Trento). Il paese ebbe, però, molto a soffrire sia per le paludi che lo circondavano, sia per le alluvioni del torrente Valmanara. Liberato dalla presenza paludosa solo dopo la regolarizzazione del corso del torrente Noce, iniziò a specializzarsi nella produzione dell’asparago bianco, oggi coltura rinomata a livello nazionale. Nel Novecento, Zambana visse, inoltre, un momento di florido sviluppo turistico, grazie alla costruzione della Funivia per Fai della Paganella (1925), che fu, però, bruscamente interrotto dapprima nel novembre del 1955, con lo sgombero a seguito del distacco di un enorme diedro di roccia, e, definitivamente, nell'aprile del 1956, quando una disastrosa frana si abbatté sul paese, spazzandolo via quasi interamente. Di tanta rovina rimase in piedi solo la bella chiesetta dedicata ai SS. Filippo e Giacomo (XVI sec.), recentemente sistemata, che è separata dal paese da un resistente vallo di protezione. Oggi la gran parte degli abitanti vive nel paese ricostruito a pochi chilometri di distanza, Zambana (per questo detta anche Zambana Nuova), la cui chiesa è anch'essa intitolata ai patroni SS. Filippo e Giacomo. Nella piazza del paese due macigni ricordano la frana del 1955. Un ponte moderno, di forma e di fatto, il Ponte Arcobaleno, collega oggi le due borgate. Da 2019 Zambana è diventata parte, insieme al comune limitrofo di Nave San Rocco, del nuovo Comune di Terre d'Adige.
La nostra storia, come molte storie, inizia da una leggenda, quelle leggende che si perdono nelle nebbie del tempo. Un anziano del paesino di Zambana Vecchia, che oggi sta rinascendo a nuova vita nonostante le ferite, ancora visibili, del passato, ci mostra l’inizio del sentiero conosciuto, solo da pochi ormai, come quello del Desfamatrimoni. Si narra infatti che non fosse pratica inusuale viaggiare o portarsi al lavoro nei boschi l’intera famiglia e che le asperità del terreno, come dirupi scoscesi e torrenti impetuosi che scendevano dalla montagna, fossero prese d’ausilio per liberarsi, non certo legalmente, di parenti scomodi o la cui convivenza inibiva altri e più lucrosi progetti. Da qui il nome che, ripeto, è ormai finito nel dimenticatoio, in quella lucente soffitta che è la memoria dei nostri anziani e che si sta dissolvendo ormai con il procedere del tempo.
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zambana, un paese diviso, una tragedia quasi dimenticata

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Come l'ombra i giorni nostri         
Regia, soggetto, montaggio: Giorgia Pasolli
Fotografia: Andrea Tombini, Giorgia Pasolli
Produzione: Banda Sociale di Zambana
Colonna sonora: "Pompeii" di Filip Ceunen, eseguita dalla Banda Sociale di Zambana
Cortometraggio ambientato nella Zambana degli anni '50, dai momenti di vita quotidiana alla tragedia della frana che distrusse gran parte del paese. Il video è di proprietà esclusiva di Giorgia Pasolli. Tali immagini quindi non possono essere riprodotte e/o copiate senza l'esplicita autorizzazione dell'autore. (Autorizzazione richiesta e concessa il 19 marzo 2020)
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i druper coffee

In un piccolo paesino, in Trentino, alle pendici della montagna Paganella, dove prima c’era la “bottega” della nonna, oggi, si trova la nostra micro torrefazione. Dopo una fase di riorganizzazione degli spazi e rimodernamento, il negozio ed il laboratorio annesso sono diventati il nostro orgoglio.
La nostra cura e dedizione comincia già in fase di scelta del caffè crudo da tostare il quale, una volta arrivato qui, viene sottoposto a ulteriori ricerche per trovare la curva giusta di tostatura in modo da renderlo unico nel suo genere.
Il bello è che ogni caffè ha un’anima ed una storia da raccontare e a noi piace pensare che attraverso la passione dei torrefattori, il caffè può diventare una vera e propria esperienza organolettica.

Noi non abbiamo clienti, perche' non vendiamo niente 

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