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Partiamo da Gardolo e, dopo aver attraversato il paese col suo bel campanile romanico, il ponte sulla roggia e la chiesa nuova, saliamo per l'antica Via Crucis (1700) fino ad incrociare la strada che porta a Gardolo di Mezzo. Purtroppo su asfalto passiamo davanti i cancelli della rinomata azienda agricola del campione di ciclismo Francesco Moser (Maso Villa Warth) e, poco dopo, arriviamo al ridente paesello, parte di un trittico che unisce i due nuclei abitati tuttora esistenti (Gardolo popolosa frazione di fondovalle, Gardolo di mezzo ameno paesino a mezza costa) e Gardolo Alta, case sparse ed i masi sulle falde del Calisio. Il mitologico castello di Gardolo, di cui sono stati trovati pochi resti sul Doss de la Luna (Doss de le Purghe) si trova poco lontano dal paese di Mezzo. In realtà sembra si sia trattato di una evoluzione di un castelliere preistorico di cui si sono perse le tracce già dall'XI° sec. Proseguiamo sul tracciato dell'antica via Romana Claudia Augusta Altinate di cui permangono se non le pietre originali almeno la conformazione del selciato. Dopo saliscendi tra boschi e coltivi, arriviamo sulla strada che conduce a Montevaccino, anch'esso ameno paesino facente parte del comune e ultimamente interessato da un intenso popolamento. Siamo alle falde del Calisio ed invece di salire ora scendiamo sulla strada asfaltata verso le località Bolleri (in realtà un vecchio maso a cui si sono aggiunte diverse case nel tempo) e Martignano (popoloso paese a tutti gli effetti) dove ci fermiamo un attimo per sosta idrica. Passiamo per un involto che ci fa bypassare la strettoia sempre molto trafficata di Martignano e la chiesa. Proseguiamo per la strada panoramica, costeggiando l'abitato di Zell (a sinistra) ed il Parco delle Coste (a destra, ricavato da un'antica cava). La meta è vicina e la raggiungiamo in tempo utile (prenotazione al ristorante la Gnoccata). Dopo l'ottimo pranzo ci aspetta la visita guidata, prenotata per le 13.30, con il bravissimo Tobia dell'Ecomuseo. Terminata la visita, sempre sotto il sole cocente, ritorniamo sui nostri passi fino ad un certo punto quando risaliamo leggermente per portarci all'intersezione col sentiero SAT che poi condurrebbe a Moià e Maderno (l'originaria intenzione era di andare in quella direzione. Dopo democratica votazione si decide di procedere in discesa fino al Centro le Marnighe di Cognola. Prendendo a destra in prossimità di questo oltrepassiamo due campetti da pallavolo e saliamo per un breve tratto su strada erbosa fino a Zell. Prendiamo qui una strada parallela a quella fatta all'andata che ci porta poi sopra il parco di Martignano. Da qui scendiamo di nuovo nella piazza dove avevamo fatto sosta stamane e scendiamo fino all'antica chiesa, ormai sconsacrata e adibita ad abitazione, di S.Isidoro. Proseguendo tra le case continuiamo a scendere fino a trovare il bivio per il Riparo Gaban, sito archeologico. Vedendo il tempo peggiorare velocemente scendiamo in fretta verso Melta di Gardolo, non prima di prenderci un bell'acquazzone con grandinata annessa prima degli ultimi, cittadini, passi che ci riportano al parcheggio.
In tutto 17 chilometri in poco più di 5 ore (visita guidata e pranzo esclusi), con 420 m. di dislivello totale. Classificazione E/F
In tutto 17 chilometri in poco più di 5 ore (visita guidata e pranzo esclusi), con 420 m. di dislivello totale. Classificazione E/F
Gardolo |
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Anticamente zona di colonizzazione romana (come testimonia il ritrovamento di arche risalenti a quel periodo), qui vicino era presente una torre o specola, fortificazione elevata destinata al controllo, il castello della guardia, sull'altura di Gardolo di Mezzo, a sentinella dell'entrata nord di Trento. Tale postazione era in collegamento visivo con l'analoga fortificazione di avvistamento presente su Doss Trento. Da Vard a Gard sino alle successive modifiche in Gardolo.
Luogo di rinvenimenti romani, ricordato fin dal secolo XII (de Gardulis e de Gardule nel 1174[4]), Gardolo vide soggiornare Napoleone Bonaparte durante la campagna d'Italia. Assunse particolare importanza nel Novecento per la presenza di un aeroporto militare, costruito nel 1914 dagli austriaci tra la ferrovia del Brennero e il fiume Adige. Ospitò fino a 50 aerei e fu bombardato dall'aviazione italiana nel 1916 e nel 1918. Gli aerei furono incendiati il 4 novembre 1918, in concomitanza con la rotta austro-ungarica. Nel dicembre 1918 arriva il III Gruppo (poi 3º Gruppo caccia terrestre) che resta fino al 1º agosto 1919.
Nel dopoguerra divenne scalo di una linea civile internazionale, quindi sede dei cantieri aeronautici Caproni e centro di collaudo. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato dalle truppe tedesche che lo difesero con una ventina di batterie antiaeree e subì 244 bombardamenti alleati. Tale aeroporto venne poi smantellato; ad oggi l'aeroporto di Trento si trova nei pressi di Mattarello, a sud della città, con il museo dell'aeronautica Gianni Caproni.
La zona di Melta fu fortificata nel 1915: nel maggio di quell'anno 45 case furono fatte saltare con la dinamite e gli abitanti inviati nei campi profughi della Moravia.
Il nucleo storico del paese è costituito dagli edifici che nel corso dei secoli sono sorti accanto alla piazza, ed è formato da costruzioni rustico-signorili medioevali e rinascimentali. Fino ad anni recentissimi era un borgo rurale con ampie zone di campagna tra le case.
Luoghi di interesse sono:
Luogo di rinvenimenti romani, ricordato fin dal secolo XII (de Gardulis e de Gardule nel 1174[4]), Gardolo vide soggiornare Napoleone Bonaparte durante la campagna d'Italia. Assunse particolare importanza nel Novecento per la presenza di un aeroporto militare, costruito nel 1914 dagli austriaci tra la ferrovia del Brennero e il fiume Adige. Ospitò fino a 50 aerei e fu bombardato dall'aviazione italiana nel 1916 e nel 1918. Gli aerei furono incendiati il 4 novembre 1918, in concomitanza con la rotta austro-ungarica. Nel dicembre 1918 arriva il III Gruppo (poi 3º Gruppo caccia terrestre) che resta fino al 1º agosto 1919.
Nel dopoguerra divenne scalo di una linea civile internazionale, quindi sede dei cantieri aeronautici Caproni e centro di collaudo. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato dalle truppe tedesche che lo difesero con una ventina di batterie antiaeree e subì 244 bombardamenti alleati. Tale aeroporto venne poi smantellato; ad oggi l'aeroporto di Trento si trova nei pressi di Mattarello, a sud della città, con il museo dell'aeronautica Gianni Caproni.
La zona di Melta fu fortificata nel 1915: nel maggio di quell'anno 45 case furono fatte saltare con la dinamite e gli abitanti inviati nei campi profughi della Moravia.
Il nucleo storico del paese è costituito dagli edifici che nel corso dei secoli sono sorti accanto alla piazza, ed è formato da costruzioni rustico-signorili medioevali e rinascimentali. Fino ad anni recentissimi era un borgo rurale con ampie zone di campagna tra le case.
Luoghi di interesse sono:
- Zona a sud della Roggia, detta dei “Cantòni”, e quella a nord, detta dei “Pòrteghi”.
- Campanile della vecchia chiesa, consacrata nel 1467 ed in seguito caduta in rovina e poi in parte abbattuta e trasformata in abitazione civile. Il campanile termina con bifore romaniche e cuspide piramidale, ed ha un antico orologio. Storicamente è interessante perché vi è salito Napoleone Bonaparte il 5 settembre del 1796, dopo aver occupato la città di Trento, per studiare le posizioni degli austriaci schierati a nord, verso Lavis. In seguito, nell'aprile 1809, i francesi avrebbero perduto uno scontro con le forze austriache e bavaresi, a breve distanza da Gardolo, e avrebbero abbandonato la zona.
- Chiesa parrocchiale della Visitazione di Maria Santissima, nella piazza principale, costruita tra il 1856 ed il 1859 in stile lombardesco su disegno dell'architetto Antonio Pages di Milano. È stata sottoposta ad un minuzioso intervento di restauro tra il 1992 ed il 1998 curato dall'architetto Fabrizio Merler di Trento. Gli affreschi absidali sono di Duilio Corompaj di Venezia, quelli laterali di Melchiori di Trento.
- Via Crucis che dal paese, con una ripida strada, sale al Calvario o Monte Croce dove sorge una grande croce di pietra con inciso l'anno 1727 e una cappella addossata al muro del parco di villa Crivelli, residenza seicentesca, adornata da un filare di cipressi.[3][6]
- Cave di pietra calcarea tra Centochiavi e Melta, che furono sfruttate per la costruzione del Duomo di Trento.
Martignano
Martignano è composto da due nuclei storici sovrapposti. La sua figura segue lo scalare del Calisio ed è adeguato al sistema stradale originale. Posto su di un balcone naturale chi ha la fortuna di non avere case prospicenti la propria, gode di uno stupendo panorama giornaliero, raffigurante i massicci del Bondone e del Gazza-Paganella divisi dalla Bocca di Terlago. Le case contadine, a nuclei compatti, movimentate dall'apparato dei ballatoi, si avvicendano alle residenze nobiliari del passato ed alle nuove costruzioni dei quartieri residenziali. Due chiese animano la vita parrocchiale di Martignano: S.Isidoro, ormai vecchia e piccola, quasi persa nelle nuove costruzioni sorte come funghi intorno ad essa, e la nuova parrocchiale dedicata a S. Maria Ausiliatrice. S. Isidoro era all'inizio cappella nobiliare, dove si celebrava la messa domenicale ma nel 1688 fu venduta, con tutto il complesso di cui faceva parte alla famiglia Altenburger, che la ricostruì in stile barocco. Dal 1953 è annessa all'edificio della scuola materna. Fino al 1940 da qui partivano i funerali fino al cimitero di Cognola. La nuova Chiesa, in cima alla strada principale (Via Don Leone Serafini cui è dedicata anche una lapide a lato del portale maggiore) che sale dalla vecchia circonvallazione, è stata eretta subito dopo la guerra, nel 1946 e consacrata 4 anni dopo. Un'altra cappella, ormai abbandonata, è quella che si trova davanti al cimitero. Molte ville e case patrizie (a cui a volte la ristrutturazione in chiave moderna ha tolto il fascino discreto del passato) sono sparse qua e là per l'abitato a testimonianza dell'importanza del sito anche per le famiglie patrizie del Medioevo e del Rinascimento, che trovavano su questi declivi clima mite, pietra solida e bei panorami su cui costruire le loro dimore.
Ristorante La Gnoccata
L'Orrido di Ponte Alto
Lo sai che, a poca distanza dal centro di Trento, puoi ammirare due bellissime cascate tuffarsi in uno stretto canyon tra le rocce? Dalla stazione FS ti basta prendere un autobus extraurbano per raggiungere, in meno di mezz’ora, l’Orrido di Ponte Alto, uno spettacolare canyon, scavato dalle acque tumultuose del Torrente Fersina nel corso di migliaia di anni.
Oltre alla sua bellezza naturale, l’Orrido di Ponte Alto ha un importante valore da un punto di vista storico. Qui nel 1500, per scongiurare le alluvioni in città, sono state costruite alcune delle opere idrauliche più antiche del mondo che hanno dato vita a due spettacolari cascate di oltre 40 metri che si fanno strada tra pareti di roccia rossa, creando emozionanti giochi di luci e suoni.
Considerato un’attrazione turistica della città di Trento fin dai primi del Novecento, il percorso tra le pareti del canyon venne chiuso, per motivi di sicurezza negli anni Ottanta. Grazie ad un lavoro di manutenzione e ristrutturazione iniziato nel 2015, oggi il percorso è stato riaperto ai visitatori che possono avventurarsi tra rocce e cascate solo accompagnati da guide esperte per motivi di sicurezza. Per accedere alla forra è obbligatoria la prenotazione online del biglietto sul sito ufficiale Orrido di Ponte Alto.
In alcune date sono previste anche visite guidate teatralizzate. Puoi trovare maggiori info sul sito dell’Orrido di Ponte Alto.
Oltre alla sua bellezza naturale, l’Orrido di Ponte Alto ha un importante valore da un punto di vista storico. Qui nel 1500, per scongiurare le alluvioni in città, sono state costruite alcune delle opere idrauliche più antiche del mondo che hanno dato vita a due spettacolari cascate di oltre 40 metri che si fanno strada tra pareti di roccia rossa, creando emozionanti giochi di luci e suoni.
Considerato un’attrazione turistica della città di Trento fin dai primi del Novecento, il percorso tra le pareti del canyon venne chiuso, per motivi di sicurezza negli anni Ottanta. Grazie ad un lavoro di manutenzione e ristrutturazione iniziato nel 2015, oggi il percorso è stato riaperto ai visitatori che possono avventurarsi tra rocce e cascate solo accompagnati da guide esperte per motivi di sicurezza. Per accedere alla forra è obbligatoria la prenotazione online del biglietto sul sito ufficiale Orrido di Ponte Alto.
In alcune date sono previste anche visite guidate teatralizzate. Puoi trovare maggiori info sul sito dell’Orrido di Ponte Alto.
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Cognola
Cognola (360 m.) è situata sulla collina ad est del capoluogo trentino, alle pendici del monte Calisio. E' stata comune autonomo dal 1850 fino al 1926, quando è stato accorpato a Trento (in base al R.D. del 16 settembre 1926 n. 1798). Il paese fa parte della Circoscrizione Argentario assieme a Martignano, Maso Bolleri, Montevaccino, Tavernaro, Moià, S. Donà, S. Vito e Villamontagna. La Chiesa parrocchiale dedicata ai SS. Vito, Modesto e Crescenzia fu la prima sede religiosa del Calisio sul versante attinente a Trento e se ne ha notizia fin dal XIII sec. Fu elevata a Curazia nel 1633 ed a Parrocchia nel 1907. Le forme attuali della Chiesa sono un piacevole coacervo di stili che fanno percorrere secoli di storia dell'arte in pochi sguardi. Dai resti di affreschi tardo quattrocenteschi dell'abside alla tardogotica composizione a due navate dell'aula, dalle rinascimentali arcate del porticato al rifacimento barocco che ha assemblato definitivamente il tutto nel 1787. Nella prima metà del XX° secolo vi furono alcuni restauri riguardanti perlopiù l'interno. Di notevole interesse anche il piazzale antistante e lo spazio cimiteriale, ampliato e razionalizzato pochi anni fa.
La consapevolezza di vivere in un luogo disseminato di tracce affascinanti, legate ad un paesaggio modificato dalle attività umane connesse all'arte mineraria, nasce spontaneamente frequentando la zona che da Trento sale verso il Monte Calisio e proseguendo verso Civezzano, Fornace ed Albiano. Il filo conduttore di questi luoghi passa proprio attraverso l'antico distretto minerario delle miniere medioevali d'argento, le cave della pietra, chiamata dai geologi Ammonitico rosso, le calcàre e l'area del porfido, il più importante distretto estrattivo della regione. La presenza di segni evidenti e numerosi, come quelli che compongono il paesaggio dei canopi, stimola l'interesse di conoscere di più questa zona in cui si condensano fasi importanti della nostra storia. Il territorio che definisce i confini dell’Ecomuseo dell'Argentario è compreso tra i Comuni di Civezzano, Trento (Circoscrizioni di Meano e Argentario), Fornace e Albiano; dal punto di vista geografico è delimitato ad ovest dal fiume Adige, a nord dalla Valle di Cembra e dal Fersina, ad est dal Rio Silla con i laghi di Lases e Valle e a sud dal Torrente Fersina. L'Ecomuseo racchiude al suo interno un territorio fortemente antropizzato, largamente modificato dall'attività dell'uomo sin da tempi antichissimi. La particolare conformazione geologica del Calisio ha condotto sulle proprie pendici schiere di minatori e cavatori che hanno dato vita ad una epopea mineraria lunga mille anni. L'estrazione della Pietra Rossa di Trento, dell'Argento, della Barite e del Porfido, ha cambiato il volto di questa montagna, generando in alcuni casi ambienti particolari e suggestivi.
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