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Video di Amici dell'Arte di Varese
Il nome e la fama di Giovanni Segantini si sono legati indissolubilmente all'Engadina, non solo perché la valle svizzera lo ospitò nei suoi ultimi anni e più volte il pittore ne ritrasse i panorami alpini nelle sue opere, ma anche perché in Engadina si sono conservati i più importanti segni della presenza e dell'arte di Segantini, visitabili dal pubblico.
Antropologia di un pittore. Il corpo e lo spirito dell'artista Giovanni Segantini (1858-1899), la sua fuga, le donne, la montagna, il turismo. Quattro minuti di sintesi della conferenza spettacolo (durata un'ora) tenuta da Duccio Canestrini al Centro culturale Trevi di Bolzano il 13 dicembre 2011. "Felice colui che plana sulla vita e comprende senza sforzo la lingua dei fiori e delle cose mute". Charles Baudelaire, Elévation, 1857.
Nel XIX secolo molti artisti profusero il loro impegno e difesero la loro etica contro una inquietante tendenza a subordinarli al mito del progresso. Era un'epoca (che ciclicamente ritorna) in cui il progresso veniva inteso come aumento della prosperità attraverso la produzione, cui tutti devono contribuire salvo essere considerati dei nemici. Oscar Wilde, condannato alla prigione dal 1895 al 1897 scrive: "Siamo i pagliacci del dolore, siamo i clown dal cuore spezzato". Altri spiriti creativi, egocentrici e geniali come tutti gli artisti, sul finire dell'Ottocento fanno scelte radicali: Gauguin parte per la Polinesia lasciando moglie e figli, Segantini per i monti della Svizzera, trascinando con sé la famiglia. Hanno in comune oltre all'insofferenza per il clero, i gendarmi e i benpensanti, la celebrazione della natura - per quanto poi diversamente rappresentata - e la certezza che sia giusto assecondare le proprie inclinazioni. Nel caso di Paul Gauguin, la sua vocazione diventano le donne e la mitologia Maori, i diritti degli indigeni, la fuga e il "tradimento" della propria civiltà. Giovanni Segantini invece, visse gli ultimi anni in equilibrio (o in disequilibrio?) tra la scelta mistica di diventare "una sola cosa" con la natura, e il suo desiderio di comunicare al mondo la bellezza. "Come una sola cosa" è un verso di Gabriele D'Annunzio nell'ode Per la morte di Giovanni Segantini. Ma intuendo le potenzialità di promozione turistica della sua pittura, Segantini cerca di coinvolgere imprenditorialmente banchieri e albergatori dell'amata valle Engadina, con scarso successo. Il fisico provato (Gauguin dai tropici, Segantini dai ghiacci) moriranno entrambi anzitempo, dipingendo meravigliosamente. Storia e psicologia del pittore Segantini -- definito dallo psicoanalista Karl Abraham un "suicida subintenzionale" - che scelse i monti della Svizzera come ritiro artistico e ascetico. Il corpo e le memorie d'infanzia. La fuga dalla città e dalla civiltà. La montagna che rigenera l'anima. L'erotismo castigato del pittore. Il mito della Svizzera a fine Ottocento, Friederich Nietzsche e il primo turismo alpino. La conferenza spettacolo si svolge in ambiente multimediale. Il tema e i contenuti vengono esposti con supporti visuali e documenti sonori. In pratica: stampe antiche, vignette umoristiche, immagini pubblicitarie, quadri, videoclip, brevi passi letterari registrati, brani di canzoni. La gestione di questi flussi di informazioni è computerizzata.
Nel XIX secolo molti artisti profusero il loro impegno e difesero la loro etica contro una inquietante tendenza a subordinarli al mito del progresso. Era un'epoca (che ciclicamente ritorna) in cui il progresso veniva inteso come aumento della prosperità attraverso la produzione, cui tutti devono contribuire salvo essere considerati dei nemici. Oscar Wilde, condannato alla prigione dal 1895 al 1897 scrive: "Siamo i pagliacci del dolore, siamo i clown dal cuore spezzato". Altri spiriti creativi, egocentrici e geniali come tutti gli artisti, sul finire dell'Ottocento fanno scelte radicali: Gauguin parte per la Polinesia lasciando moglie e figli, Segantini per i monti della Svizzera, trascinando con sé la famiglia. Hanno in comune oltre all'insofferenza per il clero, i gendarmi e i benpensanti, la celebrazione della natura - per quanto poi diversamente rappresentata - e la certezza che sia giusto assecondare le proprie inclinazioni. Nel caso di Paul Gauguin, la sua vocazione diventano le donne e la mitologia Maori, i diritti degli indigeni, la fuga e il "tradimento" della propria civiltà. Giovanni Segantini invece, visse gli ultimi anni in equilibrio (o in disequilibrio?) tra la scelta mistica di diventare "una sola cosa" con la natura, e il suo desiderio di comunicare al mondo la bellezza. "Come una sola cosa" è un verso di Gabriele D'Annunzio nell'ode Per la morte di Giovanni Segantini. Ma intuendo le potenzialità di promozione turistica della sua pittura, Segantini cerca di coinvolgere imprenditorialmente banchieri e albergatori dell'amata valle Engadina, con scarso successo. Il fisico provato (Gauguin dai tropici, Segantini dai ghiacci) moriranno entrambi anzitempo, dipingendo meravigliosamente. Storia e psicologia del pittore Segantini -- definito dallo psicoanalista Karl Abraham un "suicida subintenzionale" - che scelse i monti della Svizzera come ritiro artistico e ascetico. Il corpo e le memorie d'infanzia. La fuga dalla città e dalla civiltà. La montagna che rigenera l'anima. L'erotismo castigato del pittore. Il mito della Svizzera a fine Ottocento, Friederich Nietzsche e il primo turismo alpino. La conferenza spettacolo si svolge in ambiente multimediale. Il tema e i contenuti vengono esposti con supporti visuali e documenti sonori. In pratica: stampe antiche, vignette umoristiche, immagini pubblicitarie, quadri, videoclip, brevi passi letterari registrati, brani di canzoni. La gestione di questi flussi di informazioni è computerizzata.