038 La Forra del Lupo e il Forte Dosso delle Somme
La lunga trincea detta della “Forra o Gola del Lupo”, dal nome tedesco Wolfsschlucht usato dagli austro-ungarici durante la guerra, si sviluppa sul crinale della Martinella, a poca distanza da Serrada ed ha come punto di partenza il parcheggio, di nuova costruzione, raggiungibile dalla strada che sale dal Rist. Cogola, sulla via che scende per il versante di Terragnolo. Alcuni volontari hanno riconosciuto in alcuni dipinti di Albin Egger e nelle foto storiche di un ufficiale Aurstro-Ungarico, Ludwig Fasser la zona della Forra ed hanno cominciato ad organizzare il recupero delle antiche trincee. All’inizio dell’itinerario è presente un pannello illustrativo e nei 5 km. circa di percorso, alcune foto storiche mostrano il “come fu” rapportato al “com’è” che vediamo con i nostri occhi.
Itinerario: Serrada, Forra del Lupo, Forte Dosso delle Somme, s.136 o Percorso Gran Fondo, Serrada
Partenza/Accesso: Serrada, Piazza Centrale m.1250/ Autobus (LEX 315 da Rovereto-Terragnolo/ Parcheggio davanti e sopra al Rist. Cogola, sotto la chiesa, naturalmente in piena stagione potrebbe essere un problema il parcheggio libero)
Arrivo: Serrada, Piazza Centrale m.1250
Lunghezza/Tipo: 10,5 km./E
Quota max.: 1670 m.
Dislivello compl.: 422 m.
Tempo compl.: 3 h. 30' di solo cammino
Punti Ristoro: Nessuno lungo il percorso- A Serrada Bar Centrale 0464 727128/Ristorante Cogola Via Pasubio, 135 0464 727156/ Fontane: Serrada
Periodo Consigliato: Data l'altitudine da maggio a novembre
Info: Pro Loco Sporting Club Serrada, Piazza santa Cristina 1, Serrada di Folgaria (TN) Tel. 347 9214337 [email protected] /www.serrada.it/
Partenza/Accesso: Serrada, Piazza Centrale m.1250/ Autobus (LEX 315 da Rovereto-Terragnolo/ Parcheggio davanti e sopra al Rist. Cogola, sotto la chiesa, naturalmente in piena stagione potrebbe essere un problema il parcheggio libero)
Arrivo: Serrada, Piazza Centrale m.1250
Lunghezza/Tipo: 10,5 km./E
Quota max.: 1670 m.
Dislivello compl.: 422 m.
Tempo compl.: 3 h. 30' di solo cammino
Punti Ristoro: Nessuno lungo il percorso- A Serrada Bar Centrale 0464 727128/Ristorante Cogola Via Pasubio, 135 0464 727156/ Fontane: Serrada
Periodo Consigliato: Data l'altitudine da maggio a novembre
Info: Pro Loco Sporting Club Serrada, Piazza santa Cristina 1, Serrada di Folgaria (TN) Tel. 347 9214337 [email protected] /www.serrada.it/
Il tragitto, inaugurato nel 2015 dopo un lavoro di ripristino durato sui tre anni, non è ancora segnato sulle cartine (almeno su quelle uscite tra il 2015 e il 2016). Partendo dalla piazza di Serrada (davanti il Bar Centrale) ci si avvia in leggera salita per pochi metri. Proprio quando si intravvedono le indicazioni per il M.Finonchio sulla dx. si gira a sx. per una stradina in salita, dove sono comunque evidenti le indicazioni per il s.136 SAT e l’itinerario n° 8 di Nordic Walking. Si sale tra le case vacanza, ma anche di residenza, ed i prati su asfalto fino ad incrociare le piste da sci. Dopo 2-300 m. di salita, attraversiamo una forestale che scende dalle piste e qui (sul sentiero più avanti un bel crocefisso in legno) restiamo sulla dx. attraversando un prato e giungendo al parcheggio (ora delimitato da transenne ma raggiungibile dalla strada che sale da Rovereto, subito all’entrata del paese). Scendendo sul marciapiede verso il Ristorante poco sotto, all’altezza dei cartelli giriamo a sx. arrivando subito alla palestra di roccia che arriva in vetta proprio sotto i nostri piedi. Ci rendiamo subito conto della particolarità dell’itinerario e del fatto che sia relativamente nuova la sua costruzione. Il panorama si apre subito e, dopo essere passati sopra la palestra di roccia (una falesia con una settantina di vie che condivide l’entrata con la Forra) si incrocia il sentiero che sale da Piazza di Terragnolo (vedi it. 01 b). All’incrocio con questo teniamo la sx. e, dopo un primo tratto nel quale si sale in un bel bosco di faggi, si arriva all’inizio vero e proprio della Forra del Lupo. Il percorso è inequivocabile, scavato com’è tra alte pareti di roccia e permette di percorrere lunghi tratti di trincea ed osservare feritoie ed osservatori posti a strapiombo sulla valle del Leno di Terragnolo. La vista spazia dal Passo della Borcola al massiccio del Pasubio ed ai paesi nella valle di Terragnolo. Al termine si raggiunge la località caserme, dove sorgevano gli edifici ospitanti la guarnigione del forte; si prosegue poi in trincea e poi nei prati aperti proprio poco sotto il forte Dosso delle Somme (Werk Serrada) che si trova a 1670 m. (450 m. circa di dislivello da Serrada). Nella selletta sottostante ci si prospettano due possibilità: o prendere la strada forestale (facile) o inoltrarci in un tunnel che sbuca circa 60/70 m. più in là (difficile) dove l’unica cosa è tenere la testa bassa e munirsi di una torcia/frontalino, anche se nelle giornate limpide i tratti bui sono proprio brevi.
Il forte, di cui restano imponenti i ruderi, venne costruito tra il 1911 ed il 1914, quindi proprio prima dello scoccare della fatale scintilla. Il suo compito consisteva nel controllo della sottostante valle di Terragnolo fino al Passo della Borcola ed impedire tentativi di avanzata italiana verso Rovereto. Era la fortezza più grande e moderna degli Altipiani. Come testimoniano i numerosi crateri tuttora visibili al suo intorno, durante la guerra fu bombardato dalle artiglierie italiane, ma le macerie che vediamo oggi sono dovute soprattutto alle demolizioni effettuate nel 1936 per il recupero della copertura in acciaio. Anche se sono visibili alcuni iongressi e si intuisce la presenza di cunicoli che si addentrano nella struttura, non è consigliabile la visita all’interno per motivi di sicurezza. Per intuire le dimensioni del forte, comunque, oltre alle fotografie presenti sui pannelli esplicativi, è bello girarci intorno. Sulla sommità ci si può di nuovo recare a Serrada (s.136 oppure la strada forestale che poi si interseca col suddetto sentiero) oppure si può scegliere di scendere a Passo Coe (40’) o direttamente a Folgaria (tramite Costa, circa 2 ore).
Il forte, di cui restano imponenti i ruderi, venne costruito tra il 1911 ed il 1914, quindi proprio prima dello scoccare della fatale scintilla. Il suo compito consisteva nel controllo della sottostante valle di Terragnolo fino al Passo della Borcola ed impedire tentativi di avanzata italiana verso Rovereto. Era la fortezza più grande e moderna degli Altipiani. Come testimoniano i numerosi crateri tuttora visibili al suo intorno, durante la guerra fu bombardato dalle artiglierie italiane, ma le macerie che vediamo oggi sono dovute soprattutto alle demolizioni effettuate nel 1936 per il recupero della copertura in acciaio. Anche se sono visibili alcuni iongressi e si intuisce la presenza di cunicoli che si addentrano nella struttura, non è consigliabile la visita all’interno per motivi di sicurezza. Per intuire le dimensioni del forte, comunque, oltre alle fotografie presenti sui pannelli esplicativi, è bello girarci intorno. Sulla sommità ci si può di nuovo recare a Serrada (s.136 oppure la strada forestale che poi si interseca col suddetto sentiero) oppure si può scegliere di scendere a Passo Coe (40’) o direttamente a Folgaria (tramite Costa, circa 2 ore).
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Il paese di Serrada rientra nell’altopiano di Folgaria, è composto dai masi delle famiglie originarie (Bioncheri, Filzi, Foreri, Plota, Rensi, Roneri, Rueli, Schirni, Slozzeri), si trova in un pianoro ad anfiteatro circondato dalla catena dei Dossi (Martinella, m 1604, Dosso del Sommo, m 1670) a SE, dal Dosso di santa Cristina (m 1381) a SW, dalle pendici orientali del Monte Finonchio (m 1603), dal quale è separata da una verde insellatura. Verso NNW è aperta sulla valle del Rio Cavallo (Rosspach), a S il pianoro si spinge fino al bordo della Valle di Terragnolo. Serrada è stazione turistica estiva e invernale, con concentrazione demografica in corrispondenza delle stagioni di soggiorno e di sport invernali (seconde residenza, “villaggi turistici”). La caratterizza un clima particolarmente mite rispetto all’altitudine (m 1250), molto asciutto e sufficientemente ventilato. Già allo scadere del Settecento era meta dei soggiorni estivi dei Roveretani che raggiungevano l’altipiano per la strada della Cogola e della Pontèra (Valle di Terragnolo).
Serrada era celebre per la coltivazione della “patata serradina” una speciale varietà di questo tubero, ancora oggi coltivata, seppure in misura molto ridotta rispetto al passato, quando i terrazzamenti attorno al paese, oggi aggrediti dall’avanzare del bosco, erano dedicati a questa significativa voce dell’economia locale. Il pagamento dell’altare sinistro della chiesa parrocchiale, dedicato alla Beata Vergine del Rosario, vide impiegati anche i proventi della vendita delle patate, come riporta un rendiconto delle spese per il manufatto alla data del 28 ottobre 1849 (“Avuti da Giuseppe Plotecher per la vendita di patate”). Il “biancone di Serrada”, la pietra calcarea locale, favoriva l’attività degli scalpellini, protrattasi fino agli anni Ottanta del Novecento. Come informava don Tommaso Vigilio Bottea, curato di Serrada, nel 1860 gli abitanti “si procurano il vitto lavorando di tagliapietra, favoriti a ciò da ricche cave di pietra, di cui fanno molto commercio nei paesi della valle dell’Adige.”. A queste due voci sarebbe subentrata all’inizio del Novecento quella sciistica, con l’apertura del primo impianto di sci e il conseguente tracciamento delle piste. Nel 1950 Serrada accolse la prima edizione della gara internazione di sci denominata “3-Tre”: fra gli atleti partecipanti figurava anche Zeno Colò. Serradino di adozione è il pittore futurista Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960): in suo onore ogni anno dal 2009 si organizza la manifestazione principale del paese intitolata “Serrada Futurista”. Serrada rappresentò per Depero fonte di ispirazione e soggetto per molte sue opere: si ricordino per esempio il quadro Pietre alpestri e Serrada, prospettiva luminosa, del 1935 circa, così come la tarsia Serrada del 1922. Il paese ritorna in una descrizione a effetto dell’artista, risalente al 1920, densa di riferimenti alla poetica futurista, con un cenno particolare al mondo dello sci: “Lo sciatore affascina: distende le braccia per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia.”.
La chiesa parrocchiale di santa Cristina vergine e martire, nel centro del paese, è stata costruita nel 1664. Nel presbiterio pitture di Diego Costa (1954) con storie della vita e del martirio di santa Cristina. Le pitture dell’abside sono di Vittorio Casetti (1946). Significativa la pala dell’altare maggiore opera di Ionas Thomas Stromar del 1616. L’altare di destra è in realtà il monumento-non monumento ai Serradini morti nella Grande Guerra. La pala con “Sant’Antonio di Padova e il Bambino” è una pregiata tela di scuola veneta del XVII secolo.
Serrada era celebre per la coltivazione della “patata serradina” una speciale varietà di questo tubero, ancora oggi coltivata, seppure in misura molto ridotta rispetto al passato, quando i terrazzamenti attorno al paese, oggi aggrediti dall’avanzare del bosco, erano dedicati a questa significativa voce dell’economia locale. Il pagamento dell’altare sinistro della chiesa parrocchiale, dedicato alla Beata Vergine del Rosario, vide impiegati anche i proventi della vendita delle patate, come riporta un rendiconto delle spese per il manufatto alla data del 28 ottobre 1849 (“Avuti da Giuseppe Plotecher per la vendita di patate”). Il “biancone di Serrada”, la pietra calcarea locale, favoriva l’attività degli scalpellini, protrattasi fino agli anni Ottanta del Novecento. Come informava don Tommaso Vigilio Bottea, curato di Serrada, nel 1860 gli abitanti “si procurano il vitto lavorando di tagliapietra, favoriti a ciò da ricche cave di pietra, di cui fanno molto commercio nei paesi della valle dell’Adige.”. A queste due voci sarebbe subentrata all’inizio del Novecento quella sciistica, con l’apertura del primo impianto di sci e il conseguente tracciamento delle piste. Nel 1950 Serrada accolse la prima edizione della gara internazione di sci denominata “3-Tre”: fra gli atleti partecipanti figurava anche Zeno Colò. Serradino di adozione è il pittore futurista Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960): in suo onore ogni anno dal 2009 si organizza la manifestazione principale del paese intitolata “Serrada Futurista”. Serrada rappresentò per Depero fonte di ispirazione e soggetto per molte sue opere: si ricordino per esempio il quadro Pietre alpestri e Serrada, prospettiva luminosa, del 1935 circa, così come la tarsia Serrada del 1922. Il paese ritorna in una descrizione a effetto dell’artista, risalente al 1920, densa di riferimenti alla poetica futurista, con un cenno particolare al mondo dello sci: “Lo sciatore affascina: distende le braccia per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia.”.
La chiesa parrocchiale di santa Cristina vergine e martire, nel centro del paese, è stata costruita nel 1664. Nel presbiterio pitture di Diego Costa (1954) con storie della vita e del martirio di santa Cristina. Le pitture dell’abside sono di Vittorio Casetti (1946). Significativa la pala dell’altare maggiore opera di Ionas Thomas Stromar del 1616. L’altare di destra è in realtà il monumento-non monumento ai Serradini morti nella Grande Guerra. La pala con “Sant’Antonio di Padova e il Bambino” è una pregiata tela di scuola veneta del XVII secolo.