I Colli Berici, spesso chiamati "monti " a causa di alcune specifiche caratteristiche morfologiche, costituiscono una piccola cresta di roccia dal profilo dolce immediatamente a sud della città di Vicenza.
Posizionato centralmente rispetto ai Colli Euganei e ai Monti Lessini, queste colline affascinano e offrono al visitatore un mondo a parte, fuori dal tempo e nella natura incontaminata, non lontano dal centro palladiano.
La cima più alta delle colline è toccata dal Monte Lungo con i suoi 445 metri, notevolmente inferiore rispetto all'euganeo Monte Venda che supera i 600 metri. Le differenze tra i due gruppi risiedono anche nella forma delle colline e nella natura delle rocce: per gli Euganei la trachite mentre per i Berici il calcare.
Nei Colli Berici di Vicenza c'è anche una particolare differenza climatica con la pianura circostante: nel versante sud è possibile trovare una vegetazione di tipo mediterraneo, mentre nelle altre aree, si alternano verdi intensi ed alte pareti rocciose.
Il Lago di Fimon, è uno dei più antichi d’Italia e uno dei pochi non bonificati. Le particolari caratteristiche che presenta il lago lo rendono assai interessante e fonte di continue scoperte e conoscenze, sia dal punto di vista ambientale e naturalistico che da quello storico e antropologico.
La sua formazione avvenne attraverso la chiusura della valle, avvenuta in età glaciale, a seguito dell’accumulo dei materiali dell’Astico e del Bacchiglione che, innalzando il livello del suolo, impedirono alle acque dell’area di Fimon di defluire nei fiumi.
E' il lago di Fimon è il più antico del Nord Italia:: Fimon invece ha una memoria datata alla penultima glaciazione (35.000 anni fa). Attraverso le stratificazioni si vedono i vari depositi dai quali si evincono altre informazioni, ad esempio la meteorologia attraverso cui è possibile studiare gli ambienti della preistoria. Dal periodo neolitico (3700-3500 a.C.), sono stati rinvenuti interessanti resti di insediamenti a palafitta, studiati dal vicentino Paolo Lioy, (simili alle “terre mare”).
Sono stati ritrovati altri insediamenti risalenti ad epoche successive. Al tempo dei romani erano presenti delle ville, organizzate come aziende agricole date in premio a soldati valorosi o come pensione. A Fimon finora è stato trovato solamente un reperto risalente a questo periodo, un embrice, ma non è mai stata condotta una campagna di scavo.
In epoca medioevale la valle era ricoperta di acqua, si riformò quel famoso “Gran
de Lago di Vicenza” (più volte citato nei vari documenti). Intorno al 1100-1200, il Comune di Vicenza fu proprietario del lago e del grande bosco dei Berici che lo attorniava. Ogni città si era creata uno spazio, chiamato “coltura” per le proprie esigenze. Le “colture” di Vicenza formavano un grande cerchio, all’interno del quale era presente questo grande bosco. Da quest’area erano esclusi i comuni rurali che in quel periodo sorsero attorno al lago. Nel 1204 Vicenza si impegna a restaurare la rosta che chiude la bocca della vallata di Longara in località Santa Croce. Sappiamo che al tempo nel lago“magnis piscibus abundare” ossia abbondavano grandi pesci.
Tra il 1350 e il 1400 si assistette ad un aumento della popolazione e ad un’evoluzione dell’economia. Il Comune di Vicenza non fu più interessato al suo bosco, restrinse le sue colture, lasciò fuori tutto il territorio di Arcugnano, tenendosi la zona di Monte Berico.
Nel corso del ’300 tutta la zona fu sconvolta dall’impaludamento del lago. A questa situazione si arrivò sia a causa del cambiamento del clima, che alla vendita del bacino a privati nel 1337. In epoca veneziana il lago venne utilizzato più che altro come bacino ittico per Vicenza e l’interesse nei suoi confronti calò notevolmente, tanto che scarsi furono gli interventi messi in atto, se non una bonifica eseguita su richiesta dei vicini Comuni.
L’interesse di Vicenza nei confronti del lago riprese verso la metà del XIX secolo, grazie a degli studi portati avanti da Paolo Lioy. Nel secolo successivo, a partire dagli anni ’30, il capoluogo berico pensò di fare del lago di Fimon il “lido di Vicenza, intento portato avanti anche trent’anni dopo quando, tra il 1963 e il 1970, numerosi furono gli interventi che lo stravolsero, al fine di rendere più “turistica” l’area, senza la lungimiranza di preservarne l’equilibrio naturale.
Numerosi sono i progetti in fase di valutazione mirati alla valorizzazione del pregevole sito, unico nel suo genere. A
tal proposito si segnala il “Sentiero Archeologico-Didattico di Arcugnano”, un cammino di circa quattro ore tra viottoli e vicoli di campagna, utile per l’approfondimento del patrimonio archeologico delle Valli di Fimon.
Nell’area di Fimon è molto varia la presenza di flora e fauna tipica delle zone umide. Ontani, salici e pioppi crescono in prossimità del lago mentre altre piante trovano habitat ideale nelle basse acque in prossimità della riva, dove troviamo la mazzasorda, la cannuccia di palude, ninfee e la rara castagna d’acqua. Cigni, gallinelle d’acqua, cannareccioni e tarabusini si muovono con disinvoltura tra i numerosi canneti. Per quanto riguarda la fauna ittica nel lago abbondano lucci, persici reali, tinche. Da qualche lustro si trovano anche siluri, abramidi e gamberi rossi, introdotti dall’uomo recentemente e che stanno creando seri problemi all’ambiente originario.
Posizionato centralmente rispetto ai Colli Euganei e ai Monti Lessini, queste colline affascinano e offrono al visitatore un mondo a parte, fuori dal tempo e nella natura incontaminata, non lontano dal centro palladiano.
La cima più alta delle colline è toccata dal Monte Lungo con i suoi 445 metri, notevolmente inferiore rispetto all'euganeo Monte Venda che supera i 600 metri. Le differenze tra i due gruppi risiedono anche nella forma delle colline e nella natura delle rocce: per gli Euganei la trachite mentre per i Berici il calcare.
Nei Colli Berici di Vicenza c'è anche una particolare differenza climatica con la pianura circostante: nel versante sud è possibile trovare una vegetazione di tipo mediterraneo, mentre nelle altre aree, si alternano verdi intensi ed alte pareti rocciose.
Il Lago di Fimon, è uno dei più antichi d’Italia e uno dei pochi non bonificati. Le particolari caratteristiche che presenta il lago lo rendono assai interessante e fonte di continue scoperte e conoscenze, sia dal punto di vista ambientale e naturalistico che da quello storico e antropologico.
La sua formazione avvenne attraverso la chiusura della valle, avvenuta in età glaciale, a seguito dell’accumulo dei materiali dell’Astico e del Bacchiglione che, innalzando il livello del suolo, impedirono alle acque dell’area di Fimon di defluire nei fiumi.
E' il lago di Fimon è il più antico del Nord Italia:: Fimon invece ha una memoria datata alla penultima glaciazione (35.000 anni fa). Attraverso le stratificazioni si vedono i vari depositi dai quali si evincono altre informazioni, ad esempio la meteorologia attraverso cui è possibile studiare gli ambienti della preistoria. Dal periodo neolitico (3700-3500 a.C.), sono stati rinvenuti interessanti resti di insediamenti a palafitta, studiati dal vicentino Paolo Lioy, (simili alle “terre mare”).
Sono stati ritrovati altri insediamenti risalenti ad epoche successive. Al tempo dei romani erano presenti delle ville, organizzate come aziende agricole date in premio a soldati valorosi o come pensione. A Fimon finora è stato trovato solamente un reperto risalente a questo periodo, un embrice, ma non è mai stata condotta una campagna di scavo.
In epoca medioevale la valle era ricoperta di acqua, si riformò quel famoso “Gran
de Lago di Vicenza” (più volte citato nei vari documenti). Intorno al 1100-1200, il Comune di Vicenza fu proprietario del lago e del grande bosco dei Berici che lo attorniava. Ogni città si era creata uno spazio, chiamato “coltura” per le proprie esigenze. Le “colture” di Vicenza formavano un grande cerchio, all’interno del quale era presente questo grande bosco. Da quest’area erano esclusi i comuni rurali che in quel periodo sorsero attorno al lago. Nel 1204 Vicenza si impegna a restaurare la rosta che chiude la bocca della vallata di Longara in località Santa Croce. Sappiamo che al tempo nel lago“magnis piscibus abundare” ossia abbondavano grandi pesci.
Tra il 1350 e il 1400 si assistette ad un aumento della popolazione e ad un’evoluzione dell’economia. Il Comune di Vicenza non fu più interessato al suo bosco, restrinse le sue colture, lasciò fuori tutto il territorio di Arcugnano, tenendosi la zona di Monte Berico.
Nel corso del ’300 tutta la zona fu sconvolta dall’impaludamento del lago. A questa situazione si arrivò sia a causa del cambiamento del clima, che alla vendita del bacino a privati nel 1337. In epoca veneziana il lago venne utilizzato più che altro come bacino ittico per Vicenza e l’interesse nei suoi confronti calò notevolmente, tanto che scarsi furono gli interventi messi in atto, se non una bonifica eseguita su richiesta dei vicini Comuni.
L’interesse di Vicenza nei confronti del lago riprese verso la metà del XIX secolo, grazie a degli studi portati avanti da Paolo Lioy. Nel secolo successivo, a partire dagli anni ’30, il capoluogo berico pensò di fare del lago di Fimon il “lido di Vicenza, intento portato avanti anche trent’anni dopo quando, tra il 1963 e il 1970, numerosi furono gli interventi che lo stravolsero, al fine di rendere più “turistica” l’area, senza la lungimiranza di preservarne l’equilibrio naturale.
Numerosi sono i progetti in fase di valutazione mirati alla valorizzazione del pregevole sito, unico nel suo genere. A
tal proposito si segnala il “Sentiero Archeologico-Didattico di Arcugnano”, un cammino di circa quattro ore tra viottoli e vicoli di campagna, utile per l’approfondimento del patrimonio archeologico delle Valli di Fimon.
Nell’area di Fimon è molto varia la presenza di flora e fauna tipica delle zone umide. Ontani, salici e pioppi crescono in prossimità del lago mentre altre piante trovano habitat ideale nelle basse acque in prossimità della riva, dove troviamo la mazzasorda, la cannuccia di palude, ninfee e la rara castagna d’acqua. Cigni, gallinelle d’acqua, cannareccioni e tarabusini si muovono con disinvoltura tra i numerosi canneti. Per quanto riguarda la fauna ittica nel lago abbondano lucci, persici reali, tinche. Da qualche lustro si trovano anche siluri, abramidi e gamberi rossi, introdotti dall’uomo recentemente e che stanno creando seri problemi all’ambiente originario.
![]()
![]()
![]()
|
|
Una giornata estiva, anche se l’estate è ancora lontana, ci porta ai Colli Berici, ospiti della nostra amica vicentina Manuela che ci accompagna in questo giro leggero ed un po’ enogastronomico. La giornata come detto si preannuncia calda nel parcheggio ancora semideserto del lago che al ritorno sarà overbooked. Dopo un primo tratto in pianura saliamo su stradina immergendoci nel bosco e godendo immediatamente dei panorami lacustri sottostanti. Deviando dalle vie usuali ci immergiamo ancor di più nel bosco, accuratamente segnalato da Manuela in una precedente giornata. Dopo una disgressione al complesso di Villa Sermondi (40’ circa distante dalla strada che porta a Villa Balzana) arriviamo alla trattoria Alla Vecia Priara (https://www.allaveciapriara.it/) dove gustiamo un ottimo pranzo fatto di specialità locali innaffiate da ottima birra. Riprendiamo la marcia ancora tra boschi, casali ristrutturati e, in leggera discesa, riscendiamo verso il lago dove incrociamo il frastuono e la folla di un giorno festivo postpandemia . C’è voglia di ricominciare, uscendo da un incubo che ha causato dolore e spavento, ed una bella giornata di sole in riva al lago è la cosa che più si avvicina alla normalità da molto tempo. Dopo una birra in compagnia salutiamo l’amico Matteo e, con la guida di Manuela, visitiamo il vicino Santuario di Monte Berico. Il fascino tipico dei luoghi di fede, oltre che il grandioso panorama sulla città di Palladio, ci concludono la giornata. Prendiamo possesso della stanza riservataci alla Tenuta Gambalonga (https://www.gambalongavini.it/) non prima di aver cenato all’Enoteca Alla Spiaggia (https://www.facebook.com/rubini.catering/) di Rovolon.
Villa Sermondi
Il corpo padronale della villa è diviso in due parti, più chiusa una mentre l’altra si apre in un’elegante loggia a cinque intercolumni. Il complesso comprende anche una cappella dedicata alla S. Trinità, costruita nel 1738. Visitabile solo all’esterno.
Santuario di Monte Berico
Le origini del Santuario di Monte Berico sono legate alle due apparizioni della Madonna a Vincenza Pasini, una donna che portava cibo al marito che lavorava sul colle: la prima del 7 marzo del 1426, la seconda del 1 agosto 1428. La Madonna prometteva la fine della peste e chiedeva che in quel luogo le fosse dedicata una chiesa. Così nel 1428, in pochi mesi, sorse la prima chiesetta tardogotica e un piccolo cenobio per ospitare una comunità religiosa dedita all’accoglienza dei pellegrini. Dopo un breve periodo in cui la chiesa era governata dai frati di Santa Brigida, il complesso fu affidato ai Servi di Maria (1435), tuttora custodi del santuario. Da allora il santuario subì una serie di modifiche: dal 1493 al 1498 venne ampliato il convento; nel 1475 venne ampliata la chiesa ad opera di Lorenzo da Bologna; su disegno di Palladio, nel 1590-91 si operò un ampliamento del quale però non rimane traccia perché completamente demolito nel 1687; nel 1703 fu realizzata la chiesa barocca ad opera di Carlo Borella; tra il 1825 e il 1852 venne realizzato il nuovo campanile su progetto di Antonio Piovene, questo intervento provocò la distruzione del coro di Lorenzo da Bologna e il danneggiamento dell’annessa sacrestia; nel 1860-61 venne rifatta la facciata della prima chiesa ad opera di Giovanni Miglioranza. La prima chiesa si sviluppa in cinque campate ricoperte da volte a crociera, sostenute da colonne rivestite in marmorina nel XIX secolo. L’immagine della Madonna, nella lunetta della porta d’ingresso, è stata realizzata da Pietro Pala. La chiesa del Borella ha pianta a croce inscritta entro un quadrato ai cui vertici si aprono quattro vani minori coperti a calotta. Nei tre lati esterni, il quarto è sul fianco della prima chiesa, si ripete la stessa facciata.