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Da Garda (parcheggio Baia delle Sirene) verso Crero, attraverso i graffiti rupestri, Albisano, poi ponte tibetano, pranzo alla trattoria Panoramico, e discesa, poco dopo Torri per tornare al parcheggio sulla Statale.
Le incisioni rupestri del Garda sono distribuite su tutto il territorio di Torri, ma le concentrazioni più significative si hanno nella zona di Crér e nei pressi di Brancolino. Per raggiungere la zona dei graffiti di Brancolino, al confine con Garda, partiamo da Torri e seguiamo la strada Gardesana. Poco dopo san Vigilio, imbocchiamo sulla sinistra la strada dei Castèj, cosiddetta forse per la presenza in antico di fortificazioni. Si consiglia di parcheggiare a san Vigilio, perché l’ambiente che ci accingiamo a visitare è protetto e percorrere a piedi questa antica strada, che un tempo era l’unica che metteva in comunicazione Torri con Garda, ci permette di gustare ancora meglio la zona e godere di magnifici panorami sul lago. La strada, in gran parte selciata, con un andamento sinuoso procede immersa nell’oliveto che piano piano lascia il posto ad un bosco di latifoglie con una predominanza di lecci e carpini. In breve – dopo poco meno di 1 km di strada – arriviamo ad un belvedere da dove si gode un magnifico panorama sul medio e basso lago. Sotto di noi appare in tutta la sua bellezza il promontorio di S. Vigilio, con la baia delle Sirene, mentre di fronte si scorge il golfo di Salò e, verso sinistra, la rocca di Manerba e la penisola di Sirmione. Continuando la nostra esplorazione verso l’interno, a circa 200 m dal belvedere troviamo un bivio: noi proseguiamo sulla strada selciata, per arrivare subito dopo alla vecchia sbarra; al bivio successivo si va a sinistra. Ora il percorso diventa pianeggiante e i ruderi di vecchie abitazioni e olivi abbandonati tradiscono un’antica presenza dell’uomo; la vegetazione è molto fitta e sulla destra ad un certo punto la strada appare bordata da un muro a secco che ci accompagna fino alla vicina località delle Carpàne, così denominata per la presenza di un gigantesco carpino nero. Siamo nell’ambiente dell’ostrieto, il tipico bosco della fascia pedemontana del Baldo, con carpini, roverelle e frassini; la presenza poi del grande bacino lacustre, che agisce da termoregolatore, ha permesso la crescita anche di oiante che non amano inverni troppo rigidi, come il leccio, lo scotano, la fillirea, il terebinto e altre. Qui vi è la confluenza di numerosi sentieri, ma per la visita alle incisioni è necessario prendere quello che sale verso la montagna. Siamo sulle ultime propaggini del massiccio del monte Baldo verso sud, dove le glaciazioni del Quaternario hanno fortemente modellato le rocce calcaree, che appaiono montonate e lisciate, quasi lavagne naturali, sulle quali i nostri antenati hanno lasciato tracce della loro presenza. La pista è ancora in parte selciata, a testimoniare l’importanza che in antico aveva questa via di comunicazione, per la quale passavano le greggi transumanti dalla pianura ai pascoli del Baldo. A destra del sentiero abbiamo un susseguirsi quasi continuo di rocce montonate, ma il lisciane che ci interessa è a 5 minuti di cammino dalle Càrpane. Quando, ancora nei primi anni ’60, il prof. Mario Casotti, lo scopritore dei graffiti del Garda, si fermò davanti a questa roccia, vide solo una piccola porzione di essa, coperta da incisioni relativamente recenti (sec. XIX e dintorni) e quasi tutte raffiguranti imbarcazioni. Lo studioso non si accontentò di quello che vedeva, ma fece liberare il lisciane dallo strato di terra che lo copriva, riportando così alla luce le incisioni più antiche e interessanti: le armi. Infatti è solo grazie ad esse che noi possiamo stabilire una datazione, confrontandole con altre armi simili tipologicamente, di cui si conosca l’età, e per le nostre spade l’età di incisione è fatta risalire al I millennio a. C. Su tale pietra – detta delle griselle per le evidenti scale di corda di alcune imbarcazioni -abbiamo raffigurati anche i cosiddetti “dendrofori”, omini estremamente stilizzati che sembrano portare rami frondosi a mo’ di stendardo e che purtroppo sono visibili solo bagnando la roccia con acqua; delle croci, nella parte più alta della roccia, ricordano un’usanza dei primi tempi del Cristianesimo nelle nostre zone, quando con tali simboli si ‘ cristianizzavano’ preesistenti luoghi di culto pagani. Risalendo il sentiero arriviamo alla Pietra dei cavalieri. Questi, in numero di 12 e armati di lancia, formano una lunga fila e sono rivolti verso sud, cioè verso la direzione da dove un tempo arrivavano le invasioni celtiche e romane per le popolazioni retiche del Benaco. Da alcuni studiosi questi cavalieri sono fatti risalire al I millennio a.C., quando in Italia si diffuse l’impiego del cavallo, ma non manca chi li colloca in epoche successive. L’interesse di questo sito è accresciuto dalla presenza, poco distante, di un piccolo giacimento affiorante di limonite, un miscuglio di ossidi di ferro un tempo ricercato, in mancanza di meglio, per ottenere il metallo necessario per le armi. E i cercatori di metalli, assieme ai pastori, possono essere stati gli autori delle nostre incisioni, ottenute prevalentemente con la tecnica della martellinatura, percuotendo la roccia con ciottoli particolarmente duri, come serpentino o quarzite. A questo punto la visita alle incisioni rupestri di Brancolino può dirsi terminata. Se vogliamo continuare la visita all’ambiente, risaliamo il sentiero e dopo poco arriviamo ad una diramazione sulla destra. Seguendo tale pista, immersa in un fitto bosco, troviamo uno slargo da dove si gode un superbo panorama sulla penisola di S. Vigilio: qui, il sentiero di destra scende fino alle Càrpane, ma noi ci rituffiamo nel bosco. In breve arriviamo ad una piazzola, un tempo stazione di partenza di una teleferica per il trasporto del legname. Prendiamo quindi il sentiero di destra che, con un andamento quasi pianeggiante, tra roverelle e lecci, ci porta a due radure, in parte coperte da piscioni, sul bordo della Séngia, lo strapiombo roccioso che incombe sul golfo di Garda. Quindi entriamo nella selva sulla sinistra e poco dopo usciamo nella piana di Brè, dove appare la contrada omonima; svoltiamo a sinistra e ci dirigiamo verso un crinale erboso, segnato da un sentierino, al margine del quale notiamo un cippo di confine. Andando a destra arriviamo alla contrada; se prendiamo l’altra direzione, scendiamo alla piazzola della teleferica e quindi alle Càrpane. Se avevamo previsto un’escursione di mezza giornata, è ora di tornare a dove abbiamo parcheggiato l’auto. Una variante, breve ma suggestiva sia per l’ambiente che per il magnifico panorama che ci aspetta, parte sempre dalle Càrpane, da dove è possibile salire al vicino monte Pomo per un sentiero fiancheggiato da cipressi. Arrivati sul pianoro sommitale, vediamo in basso la cinquecentesca villa Guarienti di San Vigilio, fatta edificare dalla famiglia Brenzone su disegno del Sammicheli.
Dal libro di Vedovelli Giorgio, 1998, Torri del Benaco, Edizione a cura del CENTRO STUDI PER IL TERRITORIO BENACENSE, Torri del Benaco, pp. 83-85
ALLE INCISIONI RUPESTRI DI SAN VIGILIO
Partiamo dal porto di Garda e seguiamo il lungolago in direzione di Torri. Alla fine del paese, sulla destra si trova Villa Becelli-Albertini, immersa in un magnifico parco. Dopo aver superato il porto turistico, seguiamo la costa del lago. In località Corno, dove comincia la spiaggia, vediamo allungarsi davanti a noi la bastionata delle Sénge, mentre prospicienti il lago si trovano ville prestigiose circondate da magnifici parchi. Presto arriviamo a villa Canossa, preceduta da un ampio prato (25′). Quando termina il muro di cinta del parco della villa risaliamo un viottolo sterrato fino alla strada Gardesana, in località Scaveàghe, dove si trova la casa del custode della villa. Seguiamo la strada asfaltata, in direzione Torri, e dopo 300 metri imbocchiamo la “via dei Castei”, una strada bianca, in parte selciata, e presto sulla destra troviamo una sbarra; la superiamo e, seguendo sempre la pista ciclabile, ci inoltriamo nell’entroterra di San Vigilio, in un bosco con molti lecci. All’inizio la strada è in salita, ma presto diventa pianeggiante; arriviamo ad un muro a secco e, dopo aver superato la pista che sale dal lago, siamo al confine con Torri, dove troviamo la sbarra (50′). Siamo in località Carpane, dove si incontrano numerosi sentieri, ma noi, per la visita ai Graffiti, imbocchiamo la vecchia pista che sale e porta alle Rocce delle Griselle e dei Cavalieri, per cui si rimanda all’itinerario n. 1. Per il ritorno a Garda, abbandoniamo la pista ciclabile e scendiamo lungo la vecchia mulattiera; al primo bivio imbocchiamo il sentiero che scende a destra, fino ad innestarsi su uno sterrato in parte acciottolato. Seguendo sempre la pista principale, arriviamo ad un belvedere sulla baia delle Sirene, quindi all’inizio della pista ciclabile, da dove, per il ritorno, è consigliabile seguire la strada dell’andata. * Con il lago basso si può seguire la spiaggia fino al porticciolo di San Vigilio, da dove, dopo aver superato Villa Brenzone (sec. XVI), si sale alla strada Gardesana; da lì, seguendo la statale per circa 500 m in direzione di Garda, si arriva all’inizio della via dei Castèi.
Dal libro di Vedovelli Giorgio, 1998, Torri del Benaco, Edizione a cura del CENTRO STUDI PER IL TERRITORIO BENACENSE, Torri del Benaco, pp. 83-85
ALLE INCISIONI RUPESTRI DI SAN VIGILIO
Partiamo dal porto di Garda e seguiamo il lungolago in direzione di Torri. Alla fine del paese, sulla destra si trova Villa Becelli-Albertini, immersa in un magnifico parco. Dopo aver superato il porto turistico, seguiamo la costa del lago. In località Corno, dove comincia la spiaggia, vediamo allungarsi davanti a noi la bastionata delle Sénge, mentre prospicienti il lago si trovano ville prestigiose circondate da magnifici parchi. Presto arriviamo a villa Canossa, preceduta da un ampio prato (25′). Quando termina il muro di cinta del parco della villa risaliamo un viottolo sterrato fino alla strada Gardesana, in località Scaveàghe, dove si trova la casa del custode della villa. Seguiamo la strada asfaltata, in direzione Torri, e dopo 300 metri imbocchiamo la “via dei Castei”, una strada bianca, in parte selciata, e presto sulla destra troviamo una sbarra; la superiamo e, seguendo sempre la pista ciclabile, ci inoltriamo nell’entroterra di San Vigilio, in un bosco con molti lecci. All’inizio la strada è in salita, ma presto diventa pianeggiante; arriviamo ad un muro a secco e, dopo aver superato la pista che sale dal lago, siamo al confine con Torri, dove troviamo la sbarra (50′). Siamo in località Carpane, dove si incontrano numerosi sentieri, ma noi, per la visita ai Graffiti, imbocchiamo la vecchia pista che sale e porta alle Rocce delle Griselle e dei Cavalieri, per cui si rimanda all’itinerario n. 1. Per il ritorno a Garda, abbandoniamo la pista ciclabile e scendiamo lungo la vecchia mulattiera; al primo bivio imbocchiamo il sentiero che scende a destra, fino ad innestarsi su uno sterrato in parte acciottolato. Seguendo sempre la pista principale, arriviamo ad un belvedere sulla baia delle Sirene, quindi all’inizio della pista ciclabile, da dove, per il ritorno, è consigliabile seguire la strada dell’andata. * Con il lago basso si può seguire la spiaggia fino al porticciolo di San Vigilio, da dove, dopo aver superato Villa Brenzone (sec. XVI), si sale alla strada Gardesana; da lì, seguendo la statale per circa 500 m in direzione di Garda, si arriva all’inizio della via dei Castèi.
La frazione di Albisano si trova proprio sopra Torri del Benaco, arrampicata sulla montagna a 309 metri s.l.m., in una splendida posizione che offre una vista stupenda del lago di Garda, del paese capoluogo e della borgate circostanti; l’abitato è raccolto attorno alla piazza e alla chiesa parrocchiale di san Martino. Da epoca immemorabile la zona era coltivata a vigneti e cereali, come testimonierebbero i nomi di alcune località quali Sorti (zona concessa ai legionari romani veterani di guerra e, appunto, assegnata tramite estrazione a sorte) e Bré (non coperta da boschi come le zone circostanti ma coltivata); altre borgate e contrade tutto intorno hanno conosciuto prosperità in passato grazie ai piccoli corsi d’acqua e alle sorgenti, agli uliveti secolari e alla strada chele attraversava, si dice già in epoca romana, e che portava verso l’entroterra e la zona di Caprino: località Bardino, località Coi (in passato borgo fortificato), Sevino, Campiano (abbandonato dagli abitanti prima della fine del ‘700 in seguito ad una pestilenza, Loncrino (così chiamato dai “Loncrini” che vi abitavano, nome derivante da “Ronchlin” o “Ronchi”, che indica terreni disboscati), Valmagra: tutte borgate in passato abitate da contadini mentre Torri del Benaco, giù in riva al lago di Garda, rinserrato nelle mura, era abitato da pescatori, mercanti e soldati.
Crero è una piccola frazione del comune di Torri del Benaco situata sulle pendici del monte Baldo, nel cuore della Riviera degli Olivi. Con i suoi 135 metri di elevazione rispetto al livello del lago (208 s.l.m.) Crero gode di una vista mozzafiato che abbraccia gran parte del lago di Garda.
Numerosi sono i sentieri che portano a questa frazione: tra i più importanti percorsi vi è il “giro del Crero”, che con isuoi 18 km percorre le antiche strade che un tempo collegavano Crero, Albisano, Torri del Benaco e Garda.
Questa località ospita meno di 20 residenti e l’unica attività commerciale di Crero è rappresentata dal ristorante Panoramico, che con la sua cucina tradizionale e la sua vista mozzafiato offre ai clienti un’esperienza genuina e rigenerante.
Numerosi sono i sentieri che portano a questa frazione: tra i più importanti percorsi vi è il “giro del Crero”, che con isuoi 18 km percorre le antiche strade che un tempo collegavano Crero, Albisano, Torri del Benaco e Garda.
Questa località ospita meno di 20 residenti e l’unica attività commerciale di Crero è rappresentata dal ristorante Panoramico, che con la sua cucina tradizionale e la sua vista mozzafiato offre ai clienti un’esperienza genuina e rigenerante.
Il ponte tibetano sul Lago di Garda si trova vicino a Torri del Benaco, lato veneto del lago, ed è una meta ideale se si vuole fare una gita diversa con i bambini.
Il ponte tibetano, inaugurato ad Agosto 2019, unisce la località di Pai di Sopra con Crero, in piena Val Vanzana.
Si tratta di un posto davvero emozionante da visitare. Lungo 34 metri e poco più largo di un metro, il ponte tibetano vicino a Torri del Benaco tocca un'altezza massima di circa quarantacinque metri.
Il ponte è fatto tutto in acciaio con griglie anti scivolo per garantire sicurezza anche ai più piccoli. La camminata sul ponte tibetano è sicura e stabile, anche se resta sempre un minimo di oscillazione, quel che serve per provare un piccolo brivido.
È possibile percorrere il ponte tibetano per un massimo di 15 persone alla volta, mentre per chi arriva in bici può camminare sul ponte portando la bici a mano.
Si tratta di un'escursione da fare se si è in vacanza o di passaggio sul Lago di Garda lato orientale, perché oltre a godere di una vista davvero mozzafiato, il ponte tibetano collega anche fra loro due importanti sentieri escursionistici, il percorso Cai n. 38 e il n. 39.
Il ponte tibetano è stato costruito oltre che per offrire un percorso da brivido, anche per unire i due sentieri, consentendo di raggiungere il cosiddetto "senter de mes" o sentiero di mezzo, quel tratto di strada immerso in uliveti a ridosso del lago e interrotto da Malcesine a Garda.
Infatti prima che ci fosse il ponte tibetano si doveva per forza scendere verso il lago o salire a San Zeno di Montagna per continuare il tragitto escursionistico.
Il ponte tibetano, inaugurato ad Agosto 2019, unisce la località di Pai di Sopra con Crero, in piena Val Vanzana.
Si tratta di un posto davvero emozionante da visitare. Lungo 34 metri e poco più largo di un metro, il ponte tibetano vicino a Torri del Benaco tocca un'altezza massima di circa quarantacinque metri.
Il ponte è fatto tutto in acciaio con griglie anti scivolo per garantire sicurezza anche ai più piccoli. La camminata sul ponte tibetano è sicura e stabile, anche se resta sempre un minimo di oscillazione, quel che serve per provare un piccolo brivido.
È possibile percorrere il ponte tibetano per un massimo di 15 persone alla volta, mentre per chi arriva in bici può camminare sul ponte portando la bici a mano.
Si tratta di un'escursione da fare se si è in vacanza o di passaggio sul Lago di Garda lato orientale, perché oltre a godere di una vista davvero mozzafiato, il ponte tibetano collega anche fra loro due importanti sentieri escursionistici, il percorso Cai n. 38 e il n. 39.
Il ponte tibetano è stato costruito oltre che per offrire un percorso da brivido, anche per unire i due sentieri, consentendo di raggiungere il cosiddetto "senter de mes" o sentiero di mezzo, quel tratto di strada immerso in uliveti a ridosso del lago e interrotto da Malcesine a Garda.
Infatti prima che ci fosse il ponte tibetano si doveva per forza scendere verso il lago o salire a San Zeno di Montagna per continuare il tragitto escursionistico.