|
Il tuo browser non supporta la visualizzazione di questo documento. Fai clic qui per scaricare il documento.
|
Posta a sud est di Trento, la Vigolana è la montagna che chiude il cerchio di cime che circondano la città. Affacciata sulla Valle dell’Adige, la conca di Vigolo Vattaro e la valle del torrente Centa con pendii ripidi e bastioni rocciosi, si appoggia più dolcemente sul versante di Folgaria. Composta di calcari, dolomie e scisti cristallini del Trias e del Lias, culmina nel Becco di Filadonna (2150 m.), che deve il suo nome a due caratteristici spuntoni rocciosi della cresta nord. Le altre cime minori di questa montagna sono situate quasi a semicerchio da nord, nord-est a sud, caratterizzate da bastioni di roccia piuttosto friabile, intervallate da aspri canaloni nei quali la neve rimane fino a giugno inoltrato. Nell’ordine si incontrano il Becco della Ceriola (1935 m.), la cima del Campigolet (2069 m.), poi il Becco di Filadonna, la terza (2077 m.) e la seconda Cima (1996 m.) e infine il Cornetto (2060 m.), posto sopra l’abitato di Costa di Folgaria. Gli accessi principali alla montagna sono quelli che partono da Vigolo Vattaro e da Vattaro, Dos del Bue, sul versante nord; oppure da Folgaria, usufruendo anche degli impianti del Cornetto, sul versante sud. Altre possibilità indubbiamente più faticose, da Mattarello e Besenello. Il versante settentrionale della montagna è detto “Derocca”, quello di sud-ovest Scanucia (Scanuppia), termine con cui gli abitanti della Vallagarina chiamano l’intero massiccio (il Becco di Filadonna viene anche chiamato Corno di Scanuppia). Situato presso il bivacco Vigolana si trova il caratteristico pinnacolo della “Madonnina”, visibile anche da Trento, che la leggenda vuole un gigante pietrificato, assieme all’altro spuntone detto “il Frate”. Nel vallone detto “Scalon”, presso il Becco di Filadonna, si trova l’interessante cavità carsica Gabrielli a quota 1850 metri, caratterizzata da una serie di pozzi esplorati nel 1859; uno di essi, detto “il Duomo”, è alto 130 metri, lungo 90 metri, largo 40 metri. In uno dei pozzi è stato scoperto il più grande cimitero degli stambecchi del Trentino e forse delle Alpi. Le escursioni si svolgono in un grandioso ambiente alpestre, selvaggio e solitario, in presenza di panorami ampi e vasti su tutti i gruppi montuosi del Trentino.
Il ristorante Sindech, sulla SS. 349 è il punto di partenza classico nonché il più vicino, per la salita alla Vigolana, attraverso il s. 442 che ci porterà dapprima al Rif. Casarota (q. 1570) e poi al Becco di Filadonna (q. 2150). Il sentiero all’inizio risale una ripida dorsale boscosa per poco più di un'ora, giungendo quindi al rif. Casarota(61), dedicato a Livio Ciola, ex Presidente della sezione Sat di Centa San Nicolò di cui il rifugio è proprietà. Poco oltre questo, continuando a salire per la dorsale boscosa, si incontra il bivio per il Becco di Filadonna che seguiremo sulla sx. evitando di imboccare il s. 432. Poco oltre un altro bivio segnala (scritta in penna) la salita al M. Spilech. Noi invece proseguiamo per il s.442 sino a qui percorso. Dopo circa un'ora e 40' dal Casarota, passando per un brullo versante tra detriti e resti di mughi rinsecchiti, evidenti ferite lasciate da un furioso incendio di qualche anno fa, sbuchiamo ad una sella al Bus de le Zole, a q. 2070. Verso dx., continuando a salire lungo il versante del Becco arriviamo al bivio col s. 425 e raggiungiamo, dopo pochi minuti, la cima (q. 2150 – 3h. 20'). Il Becco di Filadonna offre un grandioso panorama su Trento, la Valsugana con i laghi di Levico e Caldonazzo, il gruppo dell'Adamello e del Brenta.
Per la discesa torniamo sui nostri passi fino al Bus de le Zole e, invece di scendere dalla strada percorsa all'andata, percorreremo il versante delle creste, interessante saliscendi , con qualche passaggio impegnativo nella prima parte che richiede qualche attenzione in più. Al piccolo valico che ci offre la visione sulla Val Lagarina ed i monti circostanti (q.1983) prendiamo a sx. il s. Sat 439. Interessante anche la salita al Cornetto di Folgaria (dal bivbio col sentiero 439 ulteriori 20' in salita e circa 15' in discesa). Scendiamo dunque e dopo circa 35' di ripida discesa tra i mughi arriviamo al declivio erboso di Pralongo (il nome, che significa prato lungo, si adatta al luogo: un lungo ed erto declivio erboso). Continuando a scendere nel bosco arriviamo, a q. 1455, al Baito dei Tre Avezi. Ancora mezz'ora e raggiungiamo la SS.349 poco sopra il Rist. Sindech, che raggiungeremo dopo pochi minuti sulla strada asfaltata verso sx. (naturalmente con precauzione) dopo 6 ore circa di cammino.
Per la discesa torniamo sui nostri passi fino al Bus de le Zole e, invece di scendere dalla strada percorsa all'andata, percorreremo il versante delle creste, interessante saliscendi , con qualche passaggio impegnativo nella prima parte che richiede qualche attenzione in più. Al piccolo valico che ci offre la visione sulla Val Lagarina ed i monti circostanti (q.1983) prendiamo a sx. il s. Sat 439. Interessante anche la salita al Cornetto di Folgaria (dal bivbio col sentiero 439 ulteriori 20' in salita e circa 15' in discesa). Scendiamo dunque e dopo circa 35' di ripida discesa tra i mughi arriviamo al declivio erboso di Pralongo (il nome, che significa prato lungo, si adatta al luogo: un lungo ed erto declivio erboso). Continuando a scendere nel bosco arriviamo, a q. 1455, al Baito dei Tre Avezi. Ancora mezz'ora e raggiungiamo la SS.349 poco sopra il Rist. Sindech, che raggiungeremo dopo pochi minuti sulla strada asfaltata verso sx. (naturalmente con precauzione) dopo 6 ore circa di cammino.