ATTENZIONE-LEGGERE ATTENTAMENTE LE DESCRIZIONI DEI PERCORSI PER EVITARE DI INCAPPARE IN SPIACEVOLI MALINTESI CON GLI ORGANIZZATORI E CON GLI ALTRI ESCURSIONISTI
Il Cammino Iacopeo d’Anaunia, tra arte, storia e montagna.
Mettere i propri passi gli uni davanti agli altri è sempre stato, per l'uomo, oltre che necessità per le esigenze della vita di tutti i giorni, anche motivo di gioia, raccoglimento in sé, nella natura e nella storia scritta in ciò che lo circonda, molto spesso invisibile agli occhi del Passator fuggente, l'Inseguitore del record e della prestazione, chi fa del tempo non impiegato la ragione della propria vita e chi ritiene adrenalinico solo ed unicamente il confronto e la sfida alle leggi della fisica e dell'anatomia.
Io, e come me molti altri, cerchiamo nel camminare un piacere centellinato con lentezza attraverso la nostra giornata ed il territorio che ci circonda. Nell'ottica del “camminare Lento” e sulle tracce storiche degli antichi viandanti sono nati, in questi ultimi anni, vari Cammini, Vie, Strade che, più o meno, si rifanno, per quanto possibile, ai tracciati originari percorsi dai Pellegrini. Le mete sono da sempre i grandi Santuari, le città simbolo della fede (ogni religione ha avuto comunque un suo modo di camminare, un suo cerimoniale, un suo “durante”) e quelle che sono state la culla dei grandi Santi, nel caso del Cristianesimo Santiago de Compostela, Assisi, Loreto, Gerusalemme, Roma.
Le motivazioni che spingevano gli antichi “deambulanti del Sacro” erano molteplici. Gente di ogni ceto, d'ogni età sfogava la propria religiosità o la voglia di essa incamminandosi verso le lontanissime mete pellegrine, per l'epoca realmente dall'altra parte del mondo, fuori del tempo e dello spazio. Il pellegrinaggio è comunque una forma di religiosità vecchia come l'uomo. Le componenti principali, come se il cammino verso il Dio che è in ognuno di noi fosse la ricetta di una minestra, sono essenzialmente tre: la strada, la meta sacra e la ricerca di un pezzo mancante dentro, raggiungibile tramite il perdono od una grazia. Nelle grotte di Lascaux e Rouffignac orme di adolescenti di 20 mila anni fa tracciavano marce d'iniziazione addirittura preistoriche. Anche tra gli indiani d'America e in molte tribù africane molto spesso la maggiore età coincideva con l'obbligo di un viaggio-pellegrinaggio nella savana, nella foresta o sui pendii di qualche montagna sacra, a ricercare visioni o trofei che dimostravano il valore del tuo spirito interiore. Così quando nel Medioevo il fenomeno esplose, l'identikit del pellegrino diventò un simbolo. Di uomini e donne che rischiavano la vita per riagguantarsi. Di “viaggi” così intensi da meritare le virgolette (e si che il “fumo” non era stato ancora importato). Perché da che mondo è mondo “per belli divenire bisogna soffrire”. A maggior ragione, se l'avvenenza agognata è quella interiore.
Il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela cominciò nel IX sec. con la scoperta del sepolcro di San Giacomo Maggiore, evangelizzatore della Spagna. L'apostolo morì in Palestina ma secondo la leggenda arrivò coi suoi fidi in barca nella terra che aveva evangelizzato e ivi fu tumulato. L'immane afflusso sulla sua tomba conseguente a quella scoperta trasformò il capoluogo galiziano in un sinonimo di pellegrinaggio. Anche Dante vi contribuì. Nella Divina Commedia san Giacomo era “il barone per cui...si visita Galizia” (Par. XXV, 18) e “non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di San Jacopo” (Vita Nuova). I pellegrini giacobini (o iacopei) si distinguevano dalla conchiglia, la panciuta capasanta a pettine di Venere tipica dell'Atlantico, ancora oggi utilizzata come vessillo per coloro che intraprendono il “sacro cammino”.
Nel 2007 un gruppo di pellegrini reduci dal Cammino di Santiago decide di fondare l'AACS ossia l'Associazione Anaune amici del Cammino di Santiago, un gruppo di persone di diversa estrazione sociale, provenienti da varie zone non solo del Trentino ma d’Italia, sensibili alla cultura del camminare ed alla riscoperta della storia, dell’arte e delle tradizioni del territorio. Lo scopo dell’Associazione, fissato nello statuto della stessa, è quello di portare anche altri a fare la stessa esperienza e, a livello locale, di favorire la cultura del camminare riscoprendo il proprio territorio, la propria storia, la propria cultura. Nasce così il Cammino Iacopeo d'Anaunia. La devozione verso San Giacomo è di antica memoria da queste parti. Già nel 1208 è documentato un pellegrinaggio di un pievano clesiano e, dopo di lui altri cristiani della valle e del Tirolo partirono affrontando i mille pericoli del viaggio fino alla Galizia. E partendo dai luoghi più remoti cercavano nei monasteri, negli ospitali, negli eremi che trovavano lungo il cammino un attimo di ristoro fisico e spirituale alle loro fatiche. Anche per riscoprire questi luoghi è nato il Cammino.
La gente della Val di Non ha sempre dato prova di una spiccata fede e quindi il materiale ancora esistente sul territorio anaune non mancava di certo. Occorreva solo un filo conduttore, una ""via" che unisse i gioielli sacri antichi e moderni sfruttando, quanto più possibile, vie secolari o comunque secondarie. Lavoro non facile visto che la moderna viabilità e la spiccata tendenza del contadino (non solo quello noneso) a diffidare di chi passa tangente i propri campi e coltivi ha fagocitato l'idea della strada di tutti usata solo per i piedi a favore di una mobilità votata alla corsa verso le mete della vita di tutti i giorni e la proprietà privata.
Attenti studi storici poi riportati sul territorio hanno tracciato alfine otto tappe (sette più una per un giro più breve). Il tracciato sciorina le testimonianze di una fede viva seppur discreta, con pregevolissimi affreschi medievali, altari di pietra antica e stupende manifatture sacre. Tutto questo quasi perfettamente conservato quasi che il tempo avesse tenuti nascosti alla storia quei tesori, per mostrarli agli occhi dei pellegrini del terzo millennio. Alcune di queste piccole chiese sembrano solamente curiosità architettoniche che però non sfigurano assolutamente davanti alle moderne linee delle costruzioni sacre dell’ultimo mezzo secolo. Il Cammino, sforando con una tappa in Val di Sole, si conclude idealmente al Santuario di S.Romedio, il pellegrino che divenne eremita forse più famoso della Val di Non e del Trentino, la cui storia terrena si confonde nelle nebbie del tempo e della leggenda. La sua figura è legata all'animale che da sempre lo accompagna in ogni ritratto, l'orso, ora più che mai in auge grazie al controverso programma di ripopolamento che ha portato i plantigradi presenti in Trentino a numeri che non tarderanno, se il ritmo resterà quello degli ultimi anni, a raggiungere le tre cifre. Uno dei plantigradi è ospitato nel recinto sotto il Santuario, per la gioia di grandi e bambini che preferiscono vederlo qui in cattività che trovarselo davanti sulle strade ed i sentieri delle montagne. Attorno al fervore artistico-architettonico il calore (si avete letto bene, calore) dei panorami e della gente d'Anaunia che spesso attonita osserva questo via vai di gente con le scarpe impolverate e la faccia sudata, con la conchiglia sullo zaino che invece di pesare, rende più leggero il cammino, quasi fosse vessillo d’appartenenza.
Presentato presso gli enti turistici e imprenditoriali competenti sia Anauni che Provinciali è stato a tutta prima snobbato, ma sta ora cominciando a fare proseliti e numeri che stanno interessando gli enti suddetti. Se volessimo metterla in termini scolastici il Cammino coinvolge una pluralità di materie: dalla ginnastica in primis, alla storia, alla religione, alla geografia passando per l'etnografia, la sociologia, l’arte (gli amici dell’Associazione Anastasia sono a disposizione per gruppi e su prenotazione ad aprire gli scrigni dell’arte d’Anaunia a chi lo volesse) e perché no, alla gastronomia, assaporabile nelle molte strutture familiari della valle. Cultura a tutto tondo quindi.
Il modo migliore per affrontare la fatica è, ovviamente, in compagnia di chi tutto questo ha ideato (l’Associazione appunto) e che sicuramente farà apprezzare al neofita, il piacere “dell'andar scoprendo” e del “camminare lento”. Negli ultimi tempi, complice forse la crisi, la costante perdita dei valori tradizionalmente accettati che portano ad un disorientamento nella generazione dei cosiddetti post-sessantottini (a cui credo a buon diritto di appartenere) e ad un generale aumento dei ritmi di lavoro e del conseguente stress, c’è la riscoperta, oltre che della dimensione rurale e della riappropriazione del proprio tempo anche di una spiritualità che porti l’anima ad interagire maggiormente con il proprio corpo. I Cammini quindi prendono vita lungo le strade che appartenevano al mondo antico, divenuto moderno a volte inconsapevolmente.
Mettere i propri passi gli uni davanti agli altri è sempre stato, per l'uomo, oltre che necessità per le esigenze della vita di tutti i giorni, anche motivo di gioia, raccoglimento in sé, nella natura e nella storia scritta in ciò che lo circonda, molto spesso invisibile agli occhi del Passator fuggente, l'Inseguitore del record e della prestazione, chi fa del tempo non impiegato la ragione della propria vita e chi ritiene adrenalinico solo ed unicamente il confronto e la sfida alle leggi della fisica e dell'anatomia.
Io, e come me molti altri, cerchiamo nel camminare un piacere centellinato con lentezza attraverso la nostra giornata ed il territorio che ci circonda. Nell'ottica del “camminare Lento” e sulle tracce storiche degli antichi viandanti sono nati, in questi ultimi anni, vari Cammini, Vie, Strade che, più o meno, si rifanno, per quanto possibile, ai tracciati originari percorsi dai Pellegrini. Le mete sono da sempre i grandi Santuari, le città simbolo della fede (ogni religione ha avuto comunque un suo modo di camminare, un suo cerimoniale, un suo “durante”) e quelle che sono state la culla dei grandi Santi, nel caso del Cristianesimo Santiago de Compostela, Assisi, Loreto, Gerusalemme, Roma.
Le motivazioni che spingevano gli antichi “deambulanti del Sacro” erano molteplici. Gente di ogni ceto, d'ogni età sfogava la propria religiosità o la voglia di essa incamminandosi verso le lontanissime mete pellegrine, per l'epoca realmente dall'altra parte del mondo, fuori del tempo e dello spazio. Il pellegrinaggio è comunque una forma di religiosità vecchia come l'uomo. Le componenti principali, come se il cammino verso il Dio che è in ognuno di noi fosse la ricetta di una minestra, sono essenzialmente tre: la strada, la meta sacra e la ricerca di un pezzo mancante dentro, raggiungibile tramite il perdono od una grazia. Nelle grotte di Lascaux e Rouffignac orme di adolescenti di 20 mila anni fa tracciavano marce d'iniziazione addirittura preistoriche. Anche tra gli indiani d'America e in molte tribù africane molto spesso la maggiore età coincideva con l'obbligo di un viaggio-pellegrinaggio nella savana, nella foresta o sui pendii di qualche montagna sacra, a ricercare visioni o trofei che dimostravano il valore del tuo spirito interiore. Così quando nel Medioevo il fenomeno esplose, l'identikit del pellegrino diventò un simbolo. Di uomini e donne che rischiavano la vita per riagguantarsi. Di “viaggi” così intensi da meritare le virgolette (e si che il “fumo” non era stato ancora importato). Perché da che mondo è mondo “per belli divenire bisogna soffrire”. A maggior ragione, se l'avvenenza agognata è quella interiore.
Il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela cominciò nel IX sec. con la scoperta del sepolcro di San Giacomo Maggiore, evangelizzatore della Spagna. L'apostolo morì in Palestina ma secondo la leggenda arrivò coi suoi fidi in barca nella terra che aveva evangelizzato e ivi fu tumulato. L'immane afflusso sulla sua tomba conseguente a quella scoperta trasformò il capoluogo galiziano in un sinonimo di pellegrinaggio. Anche Dante vi contribuì. Nella Divina Commedia san Giacomo era “il barone per cui...si visita Galizia” (Par. XXV, 18) e “non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di San Jacopo” (Vita Nuova). I pellegrini giacobini (o iacopei) si distinguevano dalla conchiglia, la panciuta capasanta a pettine di Venere tipica dell'Atlantico, ancora oggi utilizzata come vessillo per coloro che intraprendono il “sacro cammino”.
Nel 2007 un gruppo di pellegrini reduci dal Cammino di Santiago decide di fondare l'AACS ossia l'Associazione Anaune amici del Cammino di Santiago, un gruppo di persone di diversa estrazione sociale, provenienti da varie zone non solo del Trentino ma d’Italia, sensibili alla cultura del camminare ed alla riscoperta della storia, dell’arte e delle tradizioni del territorio. Lo scopo dell’Associazione, fissato nello statuto della stessa, è quello di portare anche altri a fare la stessa esperienza e, a livello locale, di favorire la cultura del camminare riscoprendo il proprio territorio, la propria storia, la propria cultura. Nasce così il Cammino Iacopeo d'Anaunia. La devozione verso San Giacomo è di antica memoria da queste parti. Già nel 1208 è documentato un pellegrinaggio di un pievano clesiano e, dopo di lui altri cristiani della valle e del Tirolo partirono affrontando i mille pericoli del viaggio fino alla Galizia. E partendo dai luoghi più remoti cercavano nei monasteri, negli ospitali, negli eremi che trovavano lungo il cammino un attimo di ristoro fisico e spirituale alle loro fatiche. Anche per riscoprire questi luoghi è nato il Cammino.
La gente della Val di Non ha sempre dato prova di una spiccata fede e quindi il materiale ancora esistente sul territorio anaune non mancava di certo. Occorreva solo un filo conduttore, una ""via" che unisse i gioielli sacri antichi e moderni sfruttando, quanto più possibile, vie secolari o comunque secondarie. Lavoro non facile visto che la moderna viabilità e la spiccata tendenza del contadino (non solo quello noneso) a diffidare di chi passa tangente i propri campi e coltivi ha fagocitato l'idea della strada di tutti usata solo per i piedi a favore di una mobilità votata alla corsa verso le mete della vita di tutti i giorni e la proprietà privata.
Attenti studi storici poi riportati sul territorio hanno tracciato alfine otto tappe (sette più una per un giro più breve). Il tracciato sciorina le testimonianze di una fede viva seppur discreta, con pregevolissimi affreschi medievali, altari di pietra antica e stupende manifatture sacre. Tutto questo quasi perfettamente conservato quasi che il tempo avesse tenuti nascosti alla storia quei tesori, per mostrarli agli occhi dei pellegrini del terzo millennio. Alcune di queste piccole chiese sembrano solamente curiosità architettoniche che però non sfigurano assolutamente davanti alle moderne linee delle costruzioni sacre dell’ultimo mezzo secolo. Il Cammino, sforando con una tappa in Val di Sole, si conclude idealmente al Santuario di S.Romedio, il pellegrino che divenne eremita forse più famoso della Val di Non e del Trentino, la cui storia terrena si confonde nelle nebbie del tempo e della leggenda. La sua figura è legata all'animale che da sempre lo accompagna in ogni ritratto, l'orso, ora più che mai in auge grazie al controverso programma di ripopolamento che ha portato i plantigradi presenti in Trentino a numeri che non tarderanno, se il ritmo resterà quello degli ultimi anni, a raggiungere le tre cifre. Uno dei plantigradi è ospitato nel recinto sotto il Santuario, per la gioia di grandi e bambini che preferiscono vederlo qui in cattività che trovarselo davanti sulle strade ed i sentieri delle montagne. Attorno al fervore artistico-architettonico il calore (si avete letto bene, calore) dei panorami e della gente d'Anaunia che spesso attonita osserva questo via vai di gente con le scarpe impolverate e la faccia sudata, con la conchiglia sullo zaino che invece di pesare, rende più leggero il cammino, quasi fosse vessillo d’appartenenza.
Presentato presso gli enti turistici e imprenditoriali competenti sia Anauni che Provinciali è stato a tutta prima snobbato, ma sta ora cominciando a fare proseliti e numeri che stanno interessando gli enti suddetti. Se volessimo metterla in termini scolastici il Cammino coinvolge una pluralità di materie: dalla ginnastica in primis, alla storia, alla religione, alla geografia passando per l'etnografia, la sociologia, l’arte (gli amici dell’Associazione Anastasia sono a disposizione per gruppi e su prenotazione ad aprire gli scrigni dell’arte d’Anaunia a chi lo volesse) e perché no, alla gastronomia, assaporabile nelle molte strutture familiari della valle. Cultura a tutto tondo quindi.
Il modo migliore per affrontare la fatica è, ovviamente, in compagnia di chi tutto questo ha ideato (l’Associazione appunto) e che sicuramente farà apprezzare al neofita, il piacere “dell'andar scoprendo” e del “camminare lento”. Negli ultimi tempi, complice forse la crisi, la costante perdita dei valori tradizionalmente accettati che portano ad un disorientamento nella generazione dei cosiddetti post-sessantottini (a cui credo a buon diritto di appartenere) e ad un generale aumento dei ritmi di lavoro e del conseguente stress, c’è la riscoperta, oltre che della dimensione rurale e della riappropriazione del proprio tempo anche di una spiritualità che porti l’anima ad interagire maggiormente con il proprio corpo. I Cammini quindi prendono vita lungo le strade che appartenevano al mondo antico, divenuto moderno a volte inconsapevolmente.
1° tappa: Sanzeno-Senale km. 25
Escursione 8 dicembre 2022 1 di 3
Da San Zeno a Senale
Percorso: Lungh. 25,0 km. Disl. 800 m. Tempo 8.00 h. Valutazione E/M. Pranzo al sacco a mezzogiorno, cena e pernotto in albergo. Ritrovo ore 8.00 Sanzeno, parcheggio nei pressi della Basilica. Si parte dalla Basilica di Sanzeno per raggiungere il Santuario della Madonna di Senale, dopo 26 km. Il dislivello non è proibitivo ma la tappa è molto lunga. Si arriva in quota e, nelle giornate uggiose, con l'aria foderata di una pioggerellina leggera (quando l'ho percorsa io, ai primi di maggio, era così), l'umidità unita al freddo (siamo sui 1300, parafrasando Cochi e Renato) può dar fastidio. La prima parte si percorre nel canyon che porta al Santuario di San Romedio, nello stretto ed avvolgente sentiero scavato nella roccia a qualche decina di metri dalla strada asfaltata che costeggia il torrente, molto suggestivo. Quando siamo quasi in vista del Santuario, si devia per erta boschiva fino al paesino di Salter. Si arriva poi in vista di Romeno e si visita la bella cappella affrescata di S.Bartolomeo (informarsi sul sito per la visita guidata, a cura dell'Associazione Anastasia). La chiesetta di S.Antonio, visibile anche dalla strada ma che può sfuggire all'occhio frettoloso, è una gioia per gli occhi dell'appassionato d'arte. Si lambiscono poi i paesi di Cavareno e Sarnonico per arrivare al centro di Fondo, dove le immagini dedicate al Santo Giacomo hanno dato il via alle ricerche che hanno poi portato alla fondazione del gruppo degli Amici del Cammino Iacopeo ed alla creazione del Cammino. Lasciato il paese sul colle di S.Lucia ecco la piccola chiesetta omonima ed i suoi affreschi. Poi si ricomincia a salire verso il passo Palade, arrivando a Tret, ultimo baluardo del Cammino italiano. D'ora in poi la parlata è tedesca ed anche il paesaggio circostante indica che stiamo entrando in un nuovo mondo. Ma quando, stanchi si arriva al Santuario della Madonna di Senale chi ha fede si sente a casa, come in qualsiasi altro posto al mondo.
Da San Zeno a Senale
Percorso: Lungh. 25,0 km. Disl. 800 m. Tempo 8.00 h. Valutazione E/M. Pranzo al sacco a mezzogiorno, cena e pernotto in albergo. Ritrovo ore 8.00 Sanzeno, parcheggio nei pressi della Basilica. Si parte dalla Basilica di Sanzeno per raggiungere il Santuario della Madonna di Senale, dopo 26 km. Il dislivello non è proibitivo ma la tappa è molto lunga. Si arriva in quota e, nelle giornate uggiose, con l'aria foderata di una pioggerellina leggera (quando l'ho percorsa io, ai primi di maggio, era così), l'umidità unita al freddo (siamo sui 1300, parafrasando Cochi e Renato) può dar fastidio. La prima parte si percorre nel canyon che porta al Santuario di San Romedio, nello stretto ed avvolgente sentiero scavato nella roccia a qualche decina di metri dalla strada asfaltata che costeggia il torrente, molto suggestivo. Quando siamo quasi in vista del Santuario, si devia per erta boschiva fino al paesino di Salter. Si arriva poi in vista di Romeno e si visita la bella cappella affrescata di S.Bartolomeo (informarsi sul sito per la visita guidata, a cura dell'Associazione Anastasia). La chiesetta di S.Antonio, visibile anche dalla strada ma che può sfuggire all'occhio frettoloso, è una gioia per gli occhi dell'appassionato d'arte. Si lambiscono poi i paesi di Cavareno e Sarnonico per arrivare al centro di Fondo, dove le immagini dedicate al Santo Giacomo hanno dato il via alle ricerche che hanno poi portato alla fondazione del gruppo degli Amici del Cammino Iacopeo ed alla creazione del Cammino. Lasciato il paese sul colle di S.Lucia ecco la piccola chiesetta omonima ed i suoi affreschi. Poi si ricomincia a salire verso il passo Palade, arrivando a Tret, ultimo baluardo del Cammino italiano. D'ora in poi la parlata è tedesca ed anche il paesaggio circostante indica che stiamo entrando in un nuovo mondo. Ma quando, stanchi si arriva al Santuario della Madonna di Senale chi ha fede si sente a casa, come in qualsiasi altro posto al mondo.
Ritrovo Pergine Valsugana-Shop Center, ingresso sotto. https://g.page/shopcentervalsugana?share ore 7.00 41 min (47,8 km)tramite SS43
Ritrovo: Piazzale Zuffo, parcheggio piccolo. https://goo.gl/maps/XGCEnP9ZzCBckskB6 ore 7.00 34 min (38,4 km) tramite SS43
Parcheggio: Parcheggio Museo Retico https://goo.gl/maps/U1SmjQa9rz37NP5SA ore 8.00
Chi partecipasse ad 1 sola delle giornate deve prendersi l'onere del ritorno. Attenzione agli orari di autobus e treni, soprattutto per le giornate dell'8 e del 10. Eventualmente, per il giorno 10 si può trovare una soluzione comune (passaggio dato a chi ha fatto solo 1 o 2 tappe per tornare a prendersi l'auto).
Ritrovo: Piazzale Zuffo, parcheggio piccolo. https://goo.gl/maps/XGCEnP9ZzCBckskB6 ore 7.00 34 min (38,4 km) tramite SS43
Parcheggio: Parcheggio Museo Retico https://goo.gl/maps/U1SmjQa9rz37NP5SA ore 8.00
Chi partecipasse ad 1 sola delle giornate deve prendersi l'onere del ritorno. Attenzione agli orari di autobus e treni, soprattutto per le giornate dell'8 e del 10. Eventualmente, per il giorno 10 si può trovare una soluzione comune (passaggio dato a chi ha fatto solo 1 o 2 tappe per tornare a prendersi l'auto).
2° tappa: Senale-Marcena
Escursione 9 dicembre 2022 2 di 3
Da Senale a Marcena
Percorso: La partenza porta dall'altra parte del Rio che, qualche chilometro più a valle, si unirà ad altri corsi d'acqua per dare vita al Rio Novella e gettarsi poi nel Lago di S.Giustina. Si sale subito nei boschi fino alla quota massima di 1570, che è anche la Cima Coppi del Cammino. Percorsa fino ad aprile potrebbe essere ancora innevata in certi tratti. In saliscendi si attraversano masi, prati e boschi immettendosi nel sentiero 1, attraversando e riattraversando il confine tra le due Provincie fino ad arrivare a Lauregno, ultima propaggine del mondo sudtirolese. Ancora in interessante saliscendi, nell'ultima parte puirtroppo su asfalto e strada provinciale, si torna in Trentino fino alla comunità di Rumo-Marcena. Qui interessantissima la visita (meglio se guidata) alla stupenda chiesetta quattrocentesca di S.Udalrico, a Corte Inferiore., un piccolo museo a cielo aperto della pittura dei Baschenis con all'interno una stupenda “Ultima Cena”. Ancora qualche passo ed arriviamo a Marcena, meta di giornata, in cima alla Val d'Anaunia, con punto d'arrivo (e partenza per il giorno dopo), alla chiesa medievale di San Paolo, nella parte bassa del paese. Nel paese qua e là sui palazzotti signorili pregevoli affreschi sempre a sfondo religioso. E' questa forse la tappa più naturalistica delle otto, per la presenza lungo il percorso, oltrechè di rigogliosa vegetazione, di molti meleti “non convenzionali”, coltivazioni cioè di specie storiche non appetibili dal mercato ma interessanti per variare la cultura della mela “bella prima ancora che buona”. Dimenticavo i km. sono 18.
Da Senale a Marcena
Percorso: La partenza porta dall'altra parte del Rio che, qualche chilometro più a valle, si unirà ad altri corsi d'acqua per dare vita al Rio Novella e gettarsi poi nel Lago di S.Giustina. Si sale subito nei boschi fino alla quota massima di 1570, che è anche la Cima Coppi del Cammino. Percorsa fino ad aprile potrebbe essere ancora innevata in certi tratti. In saliscendi si attraversano masi, prati e boschi immettendosi nel sentiero 1, attraversando e riattraversando il confine tra le due Provincie fino ad arrivare a Lauregno, ultima propaggine del mondo sudtirolese. Ancora in interessante saliscendi, nell'ultima parte puirtroppo su asfalto e strada provinciale, si torna in Trentino fino alla comunità di Rumo-Marcena. Qui interessantissima la visita (meglio se guidata) alla stupenda chiesetta quattrocentesca di S.Udalrico, a Corte Inferiore., un piccolo museo a cielo aperto della pittura dei Baschenis con all'interno una stupenda “Ultima Cena”. Ancora qualche passo ed arriviamo a Marcena, meta di giornata, in cima alla Val d'Anaunia, con punto d'arrivo (e partenza per il giorno dopo), alla chiesa medievale di San Paolo, nella parte bassa del paese. Nel paese qua e là sui palazzotti signorili pregevoli affreschi sempre a sfondo religioso. E' questa forse la tappa più naturalistica delle otto, per la presenza lungo il percorso, oltrechè di rigogliosa vegetazione, di molti meleti “non convenzionali”, coltivazioni cioè di specie storiche non appetibili dal mercato ma interessanti per variare la cultura della mela “bella prima ancora che buona”. Dimenticavo i km. sono 18.
Ritrovo: Dopo la colazione davanti il Santuario ore 9.00
Parcheggio per chi si volesse aggregare: https://goo.gl/maps/MFN1cvXiQKr2nb7C
Chi partecipasse ad 1 sola delle giornate deve prendersi l'onere del ritorno. Attenzione agli orari di autobus e treni, soprattutto per le giornate dell'8 e del 10. Eventualmente, per il giorno 10 si può trovare una soluzione comune (passaggio nell'auto di chi ha fatto solo 1 o 2 tappe per tornare a prendersi l'auto).
Parcheggio per chi si volesse aggregare: https://goo.gl/maps/MFN1cvXiQKr2nb7C
Chi partecipasse ad 1 sola delle giornate deve prendersi l'onere del ritorno. Attenzione agli orari di autobus e treni, soprattutto per le giornate dell'8 e del 10. Eventualmente, per il giorno 10 si può trovare una soluzione comune (passaggio nell'auto di chi ha fatto solo 1 o 2 tappe per tornare a prendersi l'auto).
3° tappa: Marcena-Sanzeno
Escursione 10 dicembre 2022 3 di 3
Da Marcena a Sanzeno
Percorso: Da Marcena è possibile, con una tappa scorciatoia (18 km. ca.) per chi ha meno tempo a disposizione, tornare alla partenza (S.Romedio naturale punto d'arrivo per poi tornare a S.Zeno dove si sono lasciate le vetture) . Si parte quindi dalla parte bassa del paese, scendendo fino al Rio Pescara, oltrepassandolo e raggiungendo, dopo una rilassante passeggiata nel bosco e tra i coltivi, il paese di Cagnò. Visibili (e visitabili da qui con breve disgressione) l'antico Castellaz e l'eremo di S.Gallo. Da Cagnò si percorre l'antica Via Imperiale (ora poco più di una stradina di campagna) giungendo a Revò, nella parte alta del paese. La chiesa parrocchiale di S.Stefano è molto bella ma bisogna scendere in paese, altrimenti, seguendo il cammino, questi lo lambisce da sopra. Giunti a Romallo si attraversa la S.P. e ci si porta nella parte bassa del paese, scendendo verso la “Terza Sponda” (magazzino frutticolo) e l'entrata del Canyon Rio Novella, assolutamente da vedere, magari in altra giornata o anche nella stessa, se la gamba è ancor buona e l'ora non è tarda. Proseguendo scendiamo tra i meleti, questi rappresentanti le varietà più “in” per cui la Val di Non è giustamente famosa. Attraversiamo la forra del Rio Novella, ed arriviamo, attraverso l'antico ponte di Pozzena, fino all'eremo di S.Biagio, la cui parte secolare è stata attualmente trasformata in Agritur. Uno dei titolari sarà felice di farvi da guida nel grazioso eremo trecentesco, in cambio magari dell'acquisto di qualche prodotto locale, tra cui l'aspro vino Groppello (Gropel) anche questo reintrodotto nella filiera dopo un oblio secolare. Si risale verso Casez e lo si attraversa (interessante il castello, interessante esempio d'architettura rustico-signorile tipica del '500). Gli appassionati di storia potranno poi, dopo poche centinaia di metri, rivolgere il loro interesse al Museo Retico, davanti al quale presumibilmente avranno lasciato le macchine. Naturalmente la percorrenza fino a S.Romedio (suggestivo centro della spiritualità anaune) ed il ritorno al parcheggio è facoltativa ma assolutamente consigliata. I 18 km . comprendono però solo l'andata al Santuario.
Da Marcena a Sanzeno
Percorso: Da Marcena è possibile, con una tappa scorciatoia (18 km. ca.) per chi ha meno tempo a disposizione, tornare alla partenza (S.Romedio naturale punto d'arrivo per poi tornare a S.Zeno dove si sono lasciate le vetture) . Si parte quindi dalla parte bassa del paese, scendendo fino al Rio Pescara, oltrepassandolo e raggiungendo, dopo una rilassante passeggiata nel bosco e tra i coltivi, il paese di Cagnò. Visibili (e visitabili da qui con breve disgressione) l'antico Castellaz e l'eremo di S.Gallo. Da Cagnò si percorre l'antica Via Imperiale (ora poco più di una stradina di campagna) giungendo a Revò, nella parte alta del paese. La chiesa parrocchiale di S.Stefano è molto bella ma bisogna scendere in paese, altrimenti, seguendo il cammino, questi lo lambisce da sopra. Giunti a Romallo si attraversa la S.P. e ci si porta nella parte bassa del paese, scendendo verso la “Terza Sponda” (magazzino frutticolo) e l'entrata del Canyon Rio Novella, assolutamente da vedere, magari in altra giornata o anche nella stessa, se la gamba è ancor buona e l'ora non è tarda. Proseguendo scendiamo tra i meleti, questi rappresentanti le varietà più “in” per cui la Val di Non è giustamente famosa. Attraversiamo la forra del Rio Novella, ed arriviamo, attraverso l'antico ponte di Pozzena, fino all'eremo di S.Biagio, la cui parte secolare è stata attualmente trasformata in Agritur. Uno dei titolari sarà felice di farvi da guida nel grazioso eremo trecentesco, in cambio magari dell'acquisto di qualche prodotto locale, tra cui l'aspro vino Groppello (Gropel) anche questo reintrodotto nella filiera dopo un oblio secolare. Si risale verso Casez e lo si attraversa (interessante il castello, interessante esempio d'architettura rustico-signorile tipica del '500). Gli appassionati di storia potranno poi, dopo poche centinaia di metri, rivolgere il loro interesse al Museo Retico, davanti al quale presumibilmente avranno lasciato le macchine. Naturalmente la percorrenza fino a S.Romedio (suggestivo centro della spiritualità anaune) ed il ritorno al parcheggio è facoltativa ma assolutamente consigliata. I 18 km . comprendono però solo l'andata al Santuario.
Partenza: Marcena ore 9.00
Dislivello: in salita 423 m. in discesa 700 m. , altitudine max. 959 e min.557
Lunghezza percorso: circa 17,0 km.
Durata: 5,20 ore totali, solo cammino
Difficoltà: E/M
Dislivello: in salita 423 m. in discesa 700 m. , altitudine max. 959 e min.557
Lunghezza percorso: circa 17,0 km.
Durata: 5,20 ore totali, solo cammino
Difficoltà: E/M
Ritrovo: Dopo la colazione davanti hotel Cavallino Bianco ore 9.00
Parcheggio per chi si volesse aggregare: https://goo.gl/maps/StMbgeq3ZA992FdJ
Parcheggio per chi si volesse aggregare: https://goo.gl/maps/StMbgeq3ZA992FdJ
Chi partecipasse ad 1 sola delle giornate deve prendersi l'onere del ritorno. Attenzione agli orari di autobus e treni, soprattutto per le giornate dell'8 e del 10. Eventualmente, per il giorno 10 si può trovare una soluzione comune (passaggio nell'auto di chi ha fatto solo 1 o 2 tappe per tornare a prendersi l'auto).