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Qualche consiglio.....informale 
​ di Fabrizio Vago
Mountain Leader Italia e Accompagnatore M. Montagna
L. 6/89 del collegio Guide Alpine Veneto
n di cell 3492797712
www.ilmountainrider.com

Copyright © 2020 Fabrizio Vago, All rights reserved.


Da quando vado in montagna (e si parla della bellezza di oltre 30 anni fa) ho sempre apprezzato le sensazioni che mi venivano (e mi vengono) regalate dall'andare in solitaria, basta affrontare questa esperienza con tutte le dovute cautele. L'andare da soli prevede l'aver sviluppato un po' di esperienze, o averle imparate tramite corsi. Ecco alcune domande che ci si dovrebbe porre prima di partire da soli lungo un sentiero:
1. ho conoscenza dei miei limiti fisici (ad esempio quanto dislivello sono in grado di fare, a quale velocità media) e tecnici (ho problemi di vertigini, ho paura nelle discese ripide)?
2. so leggere una relazione tecnica di un'escursione (le trovi in libreria, su Internet o su alcune delle locandine che distribuiscono le sezioni)?
3. mi trovo a mio agio con una cartina (non di sigaretta) tra le mani e magari so utilizzare la bussola?
4. ne capisco qualcosa di previsioni meteo (e non sto parlando di quelle del TG regionale!!!)?
5. ho l'abbigliamento e l'attrezzatura indispensabile per fare l'escursione che ho in mente nella stagione stabilita (andare in piena estate è cosa ben diversa che in tardo autunno)?

Se hai risposto di SI a tutte queste domande, sei a buon punto e puoi iniziare il gioco, che prevede questi passaggi:
  • innanzitutto c'è da scegliere la meta e il sentiero per raggiungerla;
  • verifica dislivello, tempi di percorrenza ed eventuali difficoltà tecniche presenti lungo il percorso e per farlo hai le relazioni tecniche a cui fare riferimento;
  • controlla il percorso sulla cartina, cercando di farti un'idea del territorio che andrai a visitare. Già che ci sei guarda come arrivare al punto di partenza (auto, mezzi pubblici);
  • prepara lo zaino come al punto 5;
  • controlla il meteo ed eventualmente chiama qualche persona della zona (ad esempio un rifugio) per avere informazioni fresche sulla percorribilità del o dei sentieri;
  • lascia detto ad una persona fidata dove andrai e quale percorso hai intenzione di fare
                                                                                                                              SI PARTE !!!
Ultimo consiglio, a gratis......  la prudenza non è mai troppa.
Escursioni invernali. Abbigliamento, alimentazione e idratazione.
 
Buongiorno!
Camminare in montagna in inverno mi è sempre piaciuto e non solo quando c’è la neve. L’inverno è il momento della riscossa dei sentieri di media e bassa quota finalmente liberi dalle alte erbe e dalle zecche. L’aria frizzante e più secca oltre a risparmiare le sudate rende i contorni delle montagne ancora più vivi mentre una luce meravigliosamente bassa completa il quadretto!

Ma che si tratti di ciaspolata o di una semplice escursione senza neve quali sono le misure per difendersi dal freddo? Iniziamo dall'abbigliamento!

Come vestirsi per un'escursione al freddo

C’è un detto che dice: non esiste il freddo ma solo l’abbigliamento sbagliato! La regola fondamentale è vestirsi a strati badando bene che gli strati non risultino troppo aderenti alla pelle e tra loro impedendo all’aria di circolare. L’aria si comporta  infatti come un isolante aiutando il corpo a non disperdere il calore.
I tre strati principali che non devono mancare quando si affronta un escursione al freddo sono:
  • Strato primario o base layer. E’ lo strato a contatto con pelle che deve assicurare una buona traspirazione. Preferibilmente no cotone ma lana merinos ( a mio avviso il base layer migliore) oppure maglie in poliestere (traspirante ma causa di cattivi odori). Tra i tessuti sintetici in poliestere, uno dei più caldi e usati è il Capilene.
  • Strato intermedio. Strato che ha la funzione principale di trattenere il calore prodotto dal corpo.  Nelle giornate più fredde può essere suddiviso in due. Uno strato più leggero a contatto con il base layer  può essere costituito da una maglia a maniche lunghe in lana Merinos oppure da una calda dolcevita in tessuto sintetico. Un secondo  strato più pesante costituito da un pile in Polartrec elastico che asseconda i movimenti  o in alternativa (a mio avviso ancora meglio) una comoda giacca in Primaloft o in piumino che ha il gran vantaggio di trattenere benissimo il calore, pesare poco ed essere molto comprimibile se riposta nello zaino.
  • Strato esterno. E’ un guscio (hardshell) che serve a  proteggere da vento, freddo, pioggia e neve. Ha la funzione di proteggere tutto quello che sta al di sotto di esso: tutti gli altri strati ed il nostro corpo. In condizioni estreme di vento e basse temperature (effetto windchill) è molto importante avere un buon guscio.
  • Per quanto riguarda i "pantaloni da freddo” ottimi sono quelli in tessuto soft shell elasticizzato che garantiscono un ottimo comfort e termoregolazione. Nelle situazioni di freddo più estreme (es ciaspolata notturna con gran freddo) sotto i pantaloni possiamo aggiungere una calzamaglia in capilene.

    L’abbigliamento a strati consente nel corso dell’escursione  di coprirsi o svestirsi in base alle condizioni climatiche e in base all’intensità dell’attività fisica svolta.
    Per finire non dimenticate un buon cappellino e dei guanti! Testa e mani sono le parti più esposte al freddo!

    Come alimentarsi per un'escursione al freddo 
    Gli indumenti servono a trattenere e a non disperdere il calore ma il calore è prodotto dal corpo stesso che lo attinge dal combustibile che immettiamo!
    Quindi una giusta alimentazione ci farà sopportare meglio il freddo più di quanto si creda!
    Ma voglio darti subito una buona notizia: quando fa freddo possiamo mangiare di più. Bisogna immagazzinare più calorie per riuscire a compensare il maggiore dispendio energetico necessario per combattere il freddo.
    In secondo luogo abbiamo bisogno di mangiare più frequentemente e se possibile qualcosa di caldo. Ma cosa?
  • Noci
  • Arance
  • Legumi: fagioli, ceci e piselli
  • Parmigiano
  • Datteri
  • Pezzi di lardo, carne secca e speck
  • cereali integrali
  • Zenzero
Come idratarsi per un'escursione al freddoBere, bere e bere anche se molto spesso non ne sentirai l’esigenza! Capita anche a me di dimenticarmi di bere nelle giornate fredde e ventose ma è sbagliatissimo! Anche con il freddo il nostro corpo perde continuamente liquidi con le urine, la respirazione e la sudorazione. Nelle giornate con forte vento il pericolo di disidratarsi è ancora maggiore. Le riserve liquide se ne vanno senza che l’escursionista senta la minima esigenza di bere. Questo comporta una subdola perdita di efficienza accompagnata da una precoce sensazione di fatica.
Bere qualcosa di caldo o almeno tiepido prima di sentire sete è molto importante anche per prevenire crampi. Per le uscite di qualche ora basta un thermos ed il problema è risolto! Per le uscite di più giorni è indispensabile avere con se un buon fornelletto per produrre all’occorrenza acqua allo stato liquido utilizzando neve o ancora meglio il ghiaccio.
Sorseggiare un buon tè caldo al sole in mezzo alla neve è sempre un momento magico e di grande ristoro!

Buona Montagna

RAMPONI O RAMPONCINI? 
Iniziamo l'anno con questa domanda ricorrente: voglio fare il sentiero xy, la neve è dura perché è parecchio tempo che non nevica... mi consigli  ramponi o i ramponcini?
Prima di tutto facciamo una doverosa premessa: negli inverni secchi con poca neve vi è una maggiore possibilità di incontrare tratti  di sentiero gelati o ghiacciati. La poca neve al suolo per effetto dei repentini sbalzi di temperatura si trasforma velocemente in ghiaccio. Più la pellicola di ghiaccio è sottile più è difficilmente individuabile anche da parte di un occhio esperto e maggiori saranno i rischi di scivolata per l'escursionista.
RAMPONCINI
Negli ultimi anni i ramponcini da escursionismo  hanno avuto una grande diffusione tra gli appassionati di montagna. Sono sicuramente attrezzi utili ma con dei limiti precisi. Permettono la progressione in sicurezza su suolo ghiacciato solo su stradine e sentieri molto facili.
Il loro utilizzo è consigliato
  • su stradine e sentieri con pendenze minime in linea di massima inferiori ai 20°
  • In zone non esposte dove in caso di caduta vi è possibilità di arresto.  
  • Per passeggiate su strade innevate nelle località di montagna
I ramponcini a catenella essendo sprovvisti di punte anteriori e antizoccolo risultano molto pericolosi in tutte le altre situazioni dove è d'obbligo, per la progressione in massima sicurezza, l'utilizzo di ramponi da alpinismo veri e propri. Il costo di un buon paio di ramponcini da escursionismo oscilla tra i 25 e i 45 euro. Eventualmente in mancanza di ramponcini da escursionismo si possono usare anche le ciaspe per avere un miglior grip su stradine battute di neve dura. Quasi tutte le ciaspole presenti sul mercato sono infatti munite di rampone.Utilizzare le ciaspole solo per avere il supporto del rampone comporta il consumo precoce del rampone stesso e un maggiore dispendio energetico.
RAMPONI
Sono attrezzi fondamentali per l’attività alpinistica e scialpinistica su neve e ghiaccio ma anche per chi pratica escursionismo invernale su sentieri ripidi ed esposti. Si differenziano in base al loro utilizzo.
Il mercato offre ramponi per l'alpinismo classico, per scialpinismo e per arrampicate su cascate di ghiaccio, I ramponi sono costituiti da una struttura metallica (in acciaio o alluminio) con varie punte (generalmente 12) e da un sistema di allacciatura che li stabilizza allo scarpone. Lo scarpone deve essere a sua volta compatibile per la calzata di ramponi classici, semiautomatici e automatici. Un buon paio di ramponi di ultima generazione può costare anche 150-200 euro. Tutti i ramponi in commercio per essere utilizzati in modo efficace necessitano di  padronanza del gesto tecnico.

Geolocalizzazione & Soccorso. Come farsi trovare nel caso di richiesta soccorso in montagna by Fabrizio Vago
 

E' un dato di fatto che sempre più persone frequentano la montagna e davvero tantissime sono le attività outdoor legate ad essa. Ovviamente per ogni tipo di attività esistono poi diversi modi e diversi livelli di pratica. 
E' altresì incontestabile che ogni terreno di avventura (mare, deserto, montagna ma anche la strada perchè no...) può riservare degli imprevisti anche ai più capaci e ai più esperti. Dati statistici alla mano è l'escursionismo l'attività con il maggior numero di incidenti con la scivolata accidentale quale causa principale degli incidenti. A questo link puoi visualizzare i dati riportati dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico anno 2018.

In caso d’incidente è fondamentale la tempestività dell’intervento, a volte anche pochi minuti possono risultare preziosi per fare la differenza.
Nel caso in cui l'incidente o il grave imprevisto (come può essere la perdita di orientamento) si verifichi in un luogo ove sia presente la copertura telefonica, la soluzione per accelerare i soccorsi e aumentare il successo per l’assistito l' abbiamo a portata di mano, anzi di smartphone. 

Analizziamo insieme un paio di possibili alternative per attivare i soccorsi (oltre alla classica chiamata al 112) e farsi trovare velocemente nel caso in cui ci sia copertura di rete telefonica.
  • APP WHERE ARE U consente di chiamare il Numero di Emergenza Europeo 112, dove il servizio è presente (il NUE 112 è attivo in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Trentino Alto Adige, Sicilia orientale, Liguria, Valle d’Aosta) Inviando automaticamente la tua posizione. Questa APP ha il merito di trasmettere una localizzazione precisa anche nei casi in cui il chiamante non sa o non è in grado di fornire dati precisi sulla sua posizione. Ovviamente bisogna aver scaricato precedentemente l'applicazione a casa. Si tratta di un APP gratuita
  • APP GEORESQ servIzio gestito dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e promosso dal Club Alpino Italiano (CAI) consente di determinare la propria posizione geografica e di effettuare il tracciamento in tempo reale delle proprie escursioni. Dal 01 gennaio 2017 GeoResQ è gratuita per tutti i soci CAI. GeoResQ è operativo solo sul territorio italiano,.
Non capita però di rado di trovarsi in posti sperduti con il rischio non proprio trascurabile di essere fuori rete telefonica e quindi potenzialmente incapaci di chiamare soccorsi qualora servisse. Senza copertura telefonica le cose si complicano non poco ma per fortuna esiste uno strumento per farsi trovare: il satellitare.

Personalmente ho acquistato da qualche mese il Garmin Mini In Reach, un piccolo, compatto e leggero satellitare (pesa solo 120 g) che consente ovunque nel  mondo di chiedere soccorso o di inviare messaggi a prescindere dalla copertura telefonica. Questo piccolo "giochino" oltre a costare parecchio (c.a 300 euro) necessita per la propria attivazione di un abbonamento mensile alla rete Iridium. (Costi abbonamento ad In Reach). Troppo caro? Sicuramente! Ma la certezza assoluta di riuscire ad attivare un SOS ovunque tu sia in caso di reale necessità non ha prezzo. Questo strumento lo consiglio a tutti ed in particolare a chi ama frequentare da solo zone impervie dove manca copertura telefonica. Per i più maliziosi posso assicurare che non ho nessun contatto di tipo commerciale con Garmin (la casa produttrice del satellitare In Reach).

Esistono anche altre opzioni per attivare soccorso nel caso di mancanza di copertura telefonica  (es vedi Spot Gen 3 e Radio Montana canale 8-16) ma sono strumenti che non ho avuto modo di toccare con mano, per cui lascio volentieri la parola a chi ne sa più di me...
Un ultima cosa: nel caso di cellulare scarico e in mancanza di copertura telefonica senza satellitare non farsi prendere dal panico: restano sempre le gambe degli amici per avvisare i soccorsi. Una volta si faceva così...

Soccorso alpino quanto mi costi?
 

Incidente in Montagna. Soccorso Alpino quanto mi costi? Dipende dove è successo l'incidente!
In Italia bisogna essere consapevoli del fatto che i costi del soccorso variano a seconda della regione in cui si verifica l’azione di recupero. Questa disuguaglianza è dovuta al fatto che in Italia il Soccorso Alpino fa riferimento al servizio sanitario nazionale tranne alcune specifiche regioni: Veneto, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Lombardia e Piemonte.
La differenza tra essere soccorsi in queste regioni o in qualsiasi altra regione d’Italia è sostanziale:
  • in tutta Italia, ad esclusione delle regioni citate, il recupero è SEMPREGRATUITO per il recuperato, ciò significa che il costo è a carico della collettività. Il recuperato non paga niente sia in caso di infortunio, grave o lieve, sia in caso di chiamata del tutto immotivata senza nessun ferito.
  • VENETO. La regione in cui si pagano maggiormente i soccorsi è il Veneto: per il codice rosso si paga una franchigia di 500 euro, per il codice giallo una franchigia di 7.500 euro mentre per la chiamata immotivata di persona illesa si paga l'importo totale. 
  • TRENTINO ALTO ADIGE. L’intervento si paga anche in presenza di un ferito con costo a ticket fisso: ferito grave: ticket di € 30 / ferito lieve: ticket di € 110 / persona illesa: ticket di € 750, elisoccorso: € 140 al minuto. 
  • VALLE D'AOSTA. Intervento gratuito in caso di ferito grave o lieve mentre nel caso di intervento immotivato da persona illesa il costo elisoccorso è pari a € 115 al minuto e spese a carico fino a max € 3.500
  • LOMBARDIA. Il costo varia a seconda dell'impegno dell'intervento, indicativamente il costo oscilla dai 56 ai 115 euro all'ora. In ogni caso l’utente non potrà pagare una cifra superiore a € 780 e per i residenti in Lombardia è prevista una riduzione del 30%.
  • PIEMONTE. Il recupero con conseguente ricovero in Pronto Soccorso è gratuito. Nel caso di chiamata causata da utilizzo di dotazione tecnica non adeguata o dalla scelta di percorsi non adatti al livello di capacità o al mancato rispetto di divieti, la compartecipazione è fino ad un tetto massimo di 1000 euro. Nel caso di chiamata totalmente immotivata la corresponsione è per l’intero costo dell’intervento.
COSA FARE PER TUTELARSI?
Per evitare sonore batoste anche laddove con molta responsabilità ci siamo recati in montagna coscientemente preparati ed equipaggiati nel modo giusto (ricordo che il rischio zero non esiste nemmeno su un semplice sentiero)  abbiamo due possibilità: 
  • L'’iscrizione al CAI comprende una polizza che copre le spese di soccorso non solo in Italia ma anche in altri paesi europei di confine (Francia, Austria, Svizzera) con massimale fino a € 25.000,00.
  • Assicurarsi con Dolomiti Emergency. Buonissima polizza per l’escursionista, Bastano 22 euro di versamento all’anno per gli adulti, che scendono a 14 per gli aderenti a enti convenzionati e fino a 10 per i minori di 18 anni, per avere un rimborso del 90 per cento delle spese addebitate, compresi gli eventuali tickets fino a un massimo di 15 mila euro, di cui 2.700 per le spese mediche. Dolomiti Emergency, è un'associazione di Volontariato che è di supporto alle operazioni di soccorso nel territorio.
  • Guide Alpine e Accompagnatori di M. Montagna. Partecipando alle uscite dei professionisti in oggetto sei automaticamente coperto nel caso di recupero e soccorso indipendentemente da una tua assicurazione personale CAI o Dolomiti Emergency. 
COME CHIAMARE IL SOCCORSO ALPINO?
In numero unico europeo per l'emergenza (Nue) è il 112.  Se non ci dovesse essere segnale di rete per il cellulare nel punto dell’incidente comportarsi così: 
Oggi tutti gli smartphone sono dotati di una “funzione chiamata d’emergenza” accessibile senza dover sbloccare il telefono e senza la presenza di una rete di roaming. Se non ci fosse segnale di rete anche con la funzione di chiamata d’emergenza non resta che spostarsi e cercare una ricezione migliore. 
ATTENZIONE. Nei casi estremi non è possibile effettuare una chiamata d’emergenza, ma si riesce invece a inviare un SMS oppure un messaggio WhatsApp. Per questo motivo è consigliabile informare una persona di contatto prima di cominciare la gita che, in caso d’incidente, riceverà un SMS/WhatsApp (“112, luogo dell’incidente, problema”). In questo caso sarà il ricevente a dare l'allarme..  

Per concludere, rispetto della montagna e preparazione sempre prima di tutto. La  chiamata al Soccorso Alpino deve rimanere “l’estrema ratio” se qualcosa dovesse, nonostante tutto, andare storto.

Buona montagna

VESCICHE AI PIEDI. PREVENZIONE E GESTIONE.   by Fabrizio Vago
Alzi la mano chi di voi non ha mai avuto a che fare con una fastidiosa vescica ai piedi durante una camminata in montagna? Se hai alzato la mano sicuramente non avrai un bel ricordo di quella giornata! Quando affronti un'escursione giornaliera, e a maggior ragione durante un trekking itinerante di più giorni, mantenere  i propri piedi in piena forma è una delle priorità per la buona riuscita dell'esperienza. Concentrarsi sulla prevenzione è la migliore cosa, perchè quando la frittata è fatta può essere assai difficile riparare in corso d'opera.
COME SI FORMANO LE VESCICHE?
La causa principale dell'insorgere delle vesciche è sicuramente l'eccessivo sfregamento che comporta un accumulo di fluidi in una specifica zona d'attrito dove vi sarà la  formazione di una sacca o bolla di siero. In realtà la vescica non è altro che un processo di autodifesa della pelle. La bolla serve a proteggere gli strati più profondi della pelle da germi e batteri. Solitamente le vesciche si formano se lo scarpone è troppo largo; se il piede sfrega contro una cucitura all'interno dello scarpone o ancora  se le calze formano delle pieghe tra la pelle e la calzatura. Caldo, sudore e bagnato sono fattori che indubbiamente accelerano l'insorgere delle vesciche ai piedi.
COME PREVENIRE LE VESCICHE AI PIEDI?
​Come anticipato l'aspetto della prevenzione riveste fondamentale importanza. Un piede asciutto che alloggia in una calzatura giusta e avvolto da un calzino asciutto e senza pieghe difficilmente ci darà dei problemi. Ok cominciamo a parlare della calzatura e delle calze.
  • Calzatura. Individuare la calzatura giusta è il problema numero uno soprattutto per l'escursionista neofita. Un 'ottima calzatura da montagna non deve solo essere lunga il giusto ma anche larga il giusto, mi spiego: al momento della prova in negozio concentrarsi unicamente sul numero esatto può non bastare. In commercio si trovano calzature con pianta stretta adatte a persone con piedi magri e stretti, poi ci sono calzature con pianta più larga per chi ha piedi più tozzi e meno stretti. A parità di numero la scarpa da montagna (scarpa bassa, scarponcino o scarpone) giusta deve avvolgere comodamente il piede senza creare vuoti o punti di frizione.
  • Calze. Se le calze sono troppo lunghe o larghe  rispetto al piede possono causare pericolose pieghe tra la pelle e la scarpa. Il ripetuto attrito tra calza e tomaia con il piede già sudato può essere la causa scatenante di fastidiose vesciche. Per quanto riguarda le calze ci sono calze da scarpone e calze da scarpa bassa. Ogni scarpa da montagna esige la sua calza. Se hai individuato un buon paio di calze e le hai già collaudate positivamente il mio consiglio è di custodirle gelosamente! Le calze da bandire assolutamente? Quelle in cotone del "vu cumprà" e quelle in lana della nonna! In commercio esistono diversi tipi di calze da abbinare a scarpe basse, scarponcini o scarponi. Si tratta di calze tecniche di diversa pesantezza e  lunghezza con rinforzi nei punti di maggior sfregamento (come ad es. tallone).
BUONI COMPORTAMENTI PER PREVENIRE LE VESCICHE
  • Collaudo scarponi. Appena acquistato uno scarpone o uno scarponcino da montagna il mio consiglio è di provarlo un paio di volte su percorsi non troppo lunghi per verificare se sono veramente adatti  al proprio piede. Durante queste primissime uscite poniamo particolare attenzione al piede e al minimo sentore di sfregamento fermiamoci a controllare. Se dobbiamo affrontare un lungo trek di più giorni privilegiamo calzature già collaudate di cui conosciamo l'affidabilità. Presentarsi alla partenza di un trekking di più giorni indossando un paio di calzature nuove di zecca è come sottoscrivere un contratto con la vescica ancora prima di partire...
  • Calze di ricambio. Soprattutto per le escursioni al caldo e su terreno bagnato è consigliabile avere nello zaino un paio di calze asciutte e pulite di ricambio da usare all'occorrenza. Camminare per ore con le calze bagnate comporta un aumento del rischio "vescica".
  • Cerotto. Al primo semplice arrossamento applicare subito sulla porzione di cute interessata un cerotto del tipo Compeed, in grado di donare un rapido sollievo da dolore e pressione. Questa mossa intelligente eviterà, o nel peggior dei casi, ritarderà l'insorgere della vescica. In mancanza del cerotto anche il nastro adesivo chirurgico può andare bene se è messo con attenzione.
  • Lava i piedi in acqua fredda. Durante un lunga escursione, soprattutto se la giornata è molto calda, approfitta di ruscelli, cascatelle, fontane ecc... per dare una rinfrescata e una pulita ai tuoi piedi. Dopo averli asciugati a dovere (basta anche l'aria) ripartirai con un rinnovato benessere e con i piedi insolitamente riposati.
SOS VESCICA. CHE FARE?
Se nonostante tutte le precauzioni siamo costretti a gestire una vescica bisogna innanzitutto saper valutare bene la gravità della situazione.
  • Piccole vesciche. Nel caso di vesciche piccole e superficiali la soluzione migliore per avere un po' di sollievo è quella di bucare la vescica con un ago sterile. Basta solo un piccolissimo foro in modo da permettere il drenaggio all'esterno del liquido. Importante è non rimuovere la pelle "morta" che fungerà da protezione per quella  sottostante. Dopo aver disinfettato la porzione di cute interessata dalla vescica applicare un cerotto tipo Compeed.
  • Grandi vesciche. Le grandi vesciche profonde e a maggior ragione quelle che contengono sangue vanno incise con strumenti assolutamente sterili e medicate da mani esperte.

Trekking: come scegliere le scarpe da montagna ideali   
Oggi come non mai il mercato offre una miriade di scarpe da montagna per escursioni e trekking. Scarpe basse e alte con suole più o meno rigide. Ma come orientarsi nella scelta? Ogni azienda del settore ha diversificato la propria offerta producendo calzature con caratteristiche e con destinazioni diverse. In mezzo a questa vera e propria giungla è molto facile sbagliarsi ed acquistare un prodotto che non corrisponde alle proprie reali esigenze.
Anche in giro per le montagne vedo purtroppo molta confusione. Mi è capitato di incontrare persone con grossi e pesanti scarponi da montagna modello “Nanga Parbat” percorrere facili sentieri tracciati come autostrade mentre al contrario vederne altre rischiare la vita in scarpe da ginnastica cercando di gradinare su ripidi nevai….
Tra questi due estremi esiste per fortuna una via di mezzo dettata dal buon senso e da poche e semplici informazioni che possono fare la differenza sia per quanto riguarda il comfort e sia per una maggiore sicurezza.

Proprio per evitare di sbagliare, prima di entrare in negozio per l’acquisto delle scarpe da montagna, consiglio vivamente di avere già le idee ben chiare circa l’uso che se ne farà, tenendo presente che non tutti i percorsi vogliono le stesse scarpe. Sapere in anticipo il tipo di terreno e il fondo dei percorsi su cui ci si vuole cimentare contribuisce non poco a partire con il piede giusto per questo delicato acquisto. Altra cosa importante è fare un analisi onesta delle
proprie capacità e del proprio stato di allenamento medio, tenendo conto anche di fattori quali l’età e gli eventuali traumi pregressi agli arti inferiori. Un certo tipo di scarpa, calzata da una persona allenata e preparata, può essere il top mentre può risultare difficile da gestire per chi non ha la stessa esperienza e preparazione.
Faccio un esempio: un escursionista navigato o un alpinista con buone doti di equilibrio e di destrezza non avrà nessuna difficoltà a scendere con le scarpe basse leggere da approach o da trail un ripido ghiaione franoso in sicurezza. Cosa non proprio così scontata per il turista della domenica con ai piedi le stesse scarpe, che beneficerà invece di una scarpa un po’ più strutturata e con suola più scolpita. Personalmente nel caso di escursioni in giornata, che non prevedono discese di lunghi ghiaioni o tratti in alta montagna dove è possibile trovare neve, mi trovo benissimo con scarpe da montagna basse del tipo trail running (marca preferita LaSportiva). Scarpe leggere, sensibili e che permettono una camminata comoda, piacevole e veloce. Il piede suda poco e rischio quasi pari a zero di vesciche. C’è però da dire che queste scarpe, rispetto allo scarpone, hanno una durata nel tempo inferiore. In secondo luogo per il fatto di avere la caviglia libera è richiesta maggiore attenzione nella camminata nei tratti più sconnessi per evitare possibili distorsioni, soprattutto durante le discese e a fine giornata, quando la stanchezza si fa sentire. L’uso del classico scarpone alto e robusto lo limiterei ai sentieri difficili e poco battuti, ai percorsi che prevedono la discesa di lunghi ghiaioni o l’attraversamento di ripidi pendii erbosi e di tratti innevati. Sicuramente è la soluzione che mi sento di consigliare per chi ha sofferto o soffre di problemi alle caviglie (distorsioni ecc..) o per chi affronta lunghi percorsi di più giorni con zaini pesanti sulle spalle. In tutti questi casi la scelta dello scarpone classico da montagna con suola vibram di buona
struttura rimane l’opzione ideale e senz’altro la più sicura.
Un buon compromesso per chi fa escursionismo non molto impegnativo è sicuramente lo scarponcino Mid leggero. Questo tipo di calzatura ha il vantaggio di sostenere e fasciare sufficientemente il piede senza avere l’ingombro e il peso dello scarpone classico. Nel caso di trekking di più giorni, dove è possibile incontrare diversi tipi di terreno e con svariati tipi di fondo (sentiero facile, ghiaioni, terreno innevato ecc…) è un ottima soluzione alternare, in base alle
diverse situazioni le scarpe da montagna basse allo scarpone. Qualche etto in più sulla schiena quando una delle due calzature rimane nello zaino, può garantire una maggiore sicurezza, può evitare spiacevoli rimpianti e qualche fastidiosa vescica. Altre variabili da tenere in considerazione sono: la maggiore o minore durezza della suola e la larghezza della calzata. E’ notorio che una suola dura affatica di più è poco sensibile e assorbe meno le asperità del terreno mentre sarà il massimo per la sicurezza in caso di neve compatta o dura (es attraversamento canali di neve ad inizio stagione). E ancora…, fatte le dovute eccezioni per singoli e specifici modelli, alcune ditte producono calzature per “piedi magri e stretti” (es. LaSportiva) ed altre invece si rivolgono a consumer con piedi più “cicciotti e larghi” (es. Meindl, Aku e Scarpa). Una volta individuato il tipo di calzatura che fa per voi non esitate a provare in negozio modelli di più marche. Armatevi di santa pazienza e cercate di concentrarvi sulle sensazioni che la scarpa trasmette al vostro
piede. La calzatura giusta deve essere confortevole, avvolgente e non presentare pressioni né vuoti. Il piede deve rimanere ben disteso e senza costrizioni di sorta. In unica parola: deve essere precisa! Importante: provate sempre le scarpe da montagna indossandole con il calzino adatto a quello specifico tipo di scarpa (il calzino adatto per una scarpa da trail running non è adatto per uno scarpone strutturato).
Insomma scarponi classici, scarponcino Mid o scarpa bassa, ormai è questo da tempo il dilemma che accompagna ogni appassionato in negozio al momento della scelta.
Oggi le scarpe da montagna ideali esistono più che mai ma bisogna sapersele conquistare prima di tutto facendo un attenta e scrupolosa valutazione circa le proprie reali esigenze. Solo allora ci si può fidare di entrare in negozio per l’acquisto!

GUIDA ALLE ESCURSIONI 
UNA COLLABORAZIONE, SOCCORSO ALPINO ITALIANO, P.A.T., ACCADEMIA DELLA MONTAGNA, GUIDE ALPINE DEL TRENTINO, SAT, ASSOCIAZIONE RIFUGI DEL TRENTINO

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