Paragono a musica questo mio vagare strimpellare distratto da uccello migratore. Ad un passo dopo l'altro si aggiungono leggeri il frusciar di foglie al vento ed echi di lontani frastuoni. E' cadenzato, fluente, ritmico ma mai uguale questo incedere di passi, questo mio cammino esistenziale. Par quasi che un canto mi nasca dal di dentro ma non serve voce a palesarlo a Dio. Lui sente anche le parole non dette ed ascolta le canzoni mai scritte. Vede anche ciò che non è stato fatto ci conosce meglio di noi stessi senza averci mai parlato. Questa musica del vivere, questa sinfonia del cammino è forse legata al nostro sentire il divino ch'è insito in noi, e se chi si professa maestro perde le sue note in contrappunti chi non si stanca d'arpeggiare guarda, impara e tira avanti. Quando i miei passi si stancheranno di suonare prendimi le mani ed impariamo a volare. Enrico Menestrina
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