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IL CUORE NELLE SCARPE

Sentieri sulla neve

12/19/2020

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Sentieri sulla neve

La montagna invernale può essere una risorsa anche senza l’uso dello sci.
Negli ultimi tempi si è infittito il dibattito sul futuro della stazioni sciistiche. Il riscaldamento globale, con minori precipitazioni e temperature più elevate (che rendono complicato anche la produzione di neve artificiale) stanno mettendo decisamente in crisi i comprensori sciistici. Le località turistiche cercano alternative per i mesi invernali: però non sarà facile riconvertire la domanda dei pistaioli. Occorre individuare le discipline da affiancare/sostituire allo sci di pista tradizionale, ma sarà necessaria una fine attività di comunicazione per incuriosire chi, fino a poco tempo fa, pensava alla montagna innevata solo in termini di skilift e seggiovie. Che il tema della ricerca di “alternative” fosse già intuito in tempi non sospetti (specie se confrontati con gli attuali) lo conferma questo articolo del gennaio 2000: se, fin da allora, l’intero mondo della montagna innevata si fosse mosso progressivamente in cerca di alternative allo sci di pista, probabilmente ora non ci troveremmo con l’acqua alla gola nel dover inventare, dalla sera alla mattina, qualcosa di ecosostenibile ma anche immediatamente accattivante per la platea degli sciatori tradizionali (Carlo Crovella)
Sentieri sulla neve
di Mauro Sonzini
(pubblicato sulla Rivista della Montagna n. 232, gennaio 2000)
Nel turismo invernale due sono i dati più eclatanti degli ultimi anni: l’inarrestabile riduzione del tempo trascorso dagli sciatori sulle piste e l’aumento dell’età media dei frequentatori di stazioni invernali, dovuto al generale invecchiamento della popolazione. Mentre da un lato, nonostante l’aggregazione delle stazioni in comprensori sempre più vasti, i bacini di piste battute non riescono più a soddisfare l’esigenza di contatto autentico con la montagna, spingendo sempre più gli appassionati verso le emozioni del fuoripista o delle nuove mode dello sci, dall’altro si assiste al bisogno di scoprire nuovi modi di fruire la montagna invernale, adatti a tutti e capaci di unire in sintesi natura e attività psicofisica, leisure e conoscenza. Ne risulta, per la montagna invernale, un’epoca prodiga di proposte e offerte, alcune delle quali, come telemark o ciaspole, paiono riproposizioni di attività praticate in passato, altre, come carving o arrampicata su ghiaccio e misto, risultano invece autentiche innovazioni. In questa movimentata situazione, notevole interesse rivestono i sentieri invernali, già discretamente sviluppati sotto il nome di wintewanderwege nei paesi di lingua tedesca, poco più che agli albori in terra di Francia col nome di sentiers piétons e pressoché ignoti nelle Alpi nord-occidentali e negli Appennini. Il winterwanderwege si afferma dal 1990 al 1995 tra Germania e Svizzera, come attività complementare allo sci, rivolta al crescente pubblico dei non sciatori che d’inverno nelle più note stazioni sfiora il 50% delle presenze.
Esso consiste in un percorso su neve, in genere basato su un analogo sentiero estivo, battuto da normali battipista e messo a disposizione di chiunque voglia percorrerlo a piedi, purché attrezzato con semplici scarponi da montagna. In tal modo il sentiero invernale, o passeggiata su neve, propone varie funzioni: può unire, come in gran parte dei sentiers piétons francesi, villaggi e paesi diversi, evitando ai pedoni i rischi delle strade, le cui carreggiate sono già ridotte dall’ingombro della neve. Inoltre può costituire l’occasione per tranquille e brevi passeggiate attorno al centro abitato, oppure rivelarsi strumento indispensabile per render raggiungibili, cioè vive, località altrimenti isolate e disabitate: può infine evolvere in escursioni capaci di inoltrarsi in luoghi di grande valore ambientale, storico o paesaggistico, o trasformarsi, superando sensibili dislivelli o distanze significative, in autentici test per appassionati di montagna. Il quadro che si evince dai paesi che offrono i sentieri su neve, è un successo non sensazionale ma continuo e concreto.
Lo dimostra con efficacia la Francia, partita in sordina solo un paio di anni fa: oggi quasi tutte le stazioni offrono sentiers piétons e, pur crescendo di stagione in stagione, l’offerta non riesce a stare al passo con la domanda, formata in gran parte da giovani coppie con bambini piccoli, donne e anziani, ma anche da gruppi di giovani tutt’altro che incapaci di sciare. I francesi stanno inoltre mettendoci del proprio, abili come sono a commercializzare ogni cosa: nascono sentiers panoramiques, sentiers à thème, sentiers découverte. Chamonix, Megève, Alpe d’Huez offrono così ognuna circa 30 chilometri di sentieri invernali. Parrebbero pochi rispetto agli 80 chilometri della svizzera Grindelwald o ai 120 della tedesca Berchtesgaden, eppure i fruitori dei sentiers piétons aumentano continuamente, tanto che nel Vercors qualcuno comincia a chiedersi se non si possa ricavarne qualcosa facendone pagare l’accesso…
La tracciatura
L’aspetto più complesso di un sentiero invernale è la fase di tracciatura, cioè quando occorre definire il percorso evitando accuratamente tratti soggetti a valanghe o a effetti di agenti atmosferici, affrontando armonicamente curve di livello e spuntoni rocciosi, ma anche toccando i punti più interessanti, spettacolari e panoramici. Singolare è il fatto che, grazie allo spessore creato
dal manto nevoso, il sentiero tracciato in inverno possa risultare più agevole del corrispondente estivo. Inoltre la manutenzione della passeggiata su neve non necessita di grandi mezzi: per tracciare i sentieri è sufficiente una fresa e, per controllare un paio di volte al giorno e mantenere le piste, una motoslitta equipaggiata con rullo, curando bene di controllare l’eventuale rischio di valanghe e la formazione di tratti ghiacciati.
Gli optional per rendere il sentiero invernale appetibile sono molti: si va dalla segnaletica (dove ci si trova, dove si arriva, quanto tempo occorre) all’eventuale illuminazione notturna, passando per innumerevoli varianti: le panchine per prendere il sole, i diorami panoramici e la cartellonistica esplicativa per renderlo tematico, le aree attrezzate con toilette, telefoni, ricoveri di fortuna e area barbecue, i pubblici esercizi raggiungibili lungo il percorso, l’animazione.
Ulteriori sviluppi possono stuzzicare interessi: si parla di tour guidati con accompagnatori-animatori, di sentieri al chiaro di luna, di sentieri illuminati, di ristoranti aperti e di baite noleggiabili perché raggiungibili lungo il sentiero. I sentieri su neve potrebbero dunque costituire un’autentica risorsa per l’economia invernale di tanti paesi montani che non beneficiano degli introiti derivanti dagli impianti di risalita. In realtà (lo conferma anche il resto d’Europa) il loro sviluppo deriva oggi quasi esclusivamente dall’imprenditorialità dei gestori di impianti di risalita, desiderosi di attirare nuovo pubblico sui loro impianti o, quantomeno, evitare che il tedio di chi non scia induca gli sciatori a ridurre i tempi di permanenza. Il resto della montagna, per ora, osserva diffidente la novità. Resta da chiarire, come per molte attività, il problema della responsabilità: in caso di incidente, dal più banale come una scivolata, al più malaugurato come, tanto per esser chiari, la valanga, è responsabile il comune, chi ha battuto il sentiero, il proprietario del terreno o il singolo escursionista, magari messo preventivamente al corrente del pur minimo rischio? Valgono le leggi vigenti per l’ordinaria viabilità, quelle per le piste di sci, o è bene studiare una nuova normativa? Un tavolo di analisi e confronto per tali interrogativi sarebbe assai utile.
Frattanto la gente cammina, ben lieta di poterlo fare, in mezzo agli straordinari paesaggi che la natura, sposata alla neve, riesce a creare. Basta pensare ad alcune escursioni tra le Dolomiti dell’Alta Badia, dove da Pedraces si sale al celebre ospizio di Santa Croce, per proseguire, tra i prati dell’Armentara, verso i masi incantati di La Val e giungere a Pederoa. Oppure partendo da San Cassiano si raggiunge l’Armentarola-Saré per salire sui prati dello Stores e, in quota, tra tante tipiche baite, a Pralongià, da dove si prosegue alla volta di Corvara o si torna, attraverso il Piz Sorega, a San Cassiano. Indimenticabili sono pure i panorami offerti dalle bernesi Grindelwald-Faulhorn, con cui si giunge in circa 3 ore a 2680 metri, a uno tra i più antichi hôtel di montagna, dal quale si scende a Grindelwald in slittino lungo un’interminabile pista, o la Kleine Scheidegg- Lauberhorn-Männlichen, formidabile sentiero a quota 2000 m, all’imponente cospetto della triade simbolo Eiger-Mönch-Jungfrau. Sensazionale infine, nella tedesca Berchtesgaden, è l’attraversamento del Konigsee, meraviglioso fiordo scandinavo capitato, chissà come, in terra bavarese. Naturalmente, per limitarci solo ai più noti.

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Natale 2020.

12/19/2020

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Avrebbe voluto essere un Natale a colori. Naturalmente non come tutti gli altri, giacché di colori, in questa foresta di DPCM e bollettini di guerra, ce ne sono ben pochi. I colori erano, semmai, quelli della speranza che, essendo l'ultima a morire come recita un noto proverbio, sarebbe sopravvissuta alla nostra voglia, insoddisfatta anche in era pre-Covid, di shopping e di regalie. Il calendario delle uscite qui sotto, in home page già da qualche giorno, avrebbe voluto dare un colore ai mesi del prossimo anno che, sicuramente, sarebbe stato migliore del precedente, quello in cui viviamo e cui qualcuno ancora, dato oggettivo, non sopravvivrà. Mi rendo conto che il camminare per il mondo, il nostro piccolo e circoscritto mondo ora ammantato di bianco non costituisce certo argomento che si possa paragonare per importanza alla quotidiana elencazione di numeri luttuosi ma è, per alcune persone ed anche per il sottoscritto, fonte di gioia, speranza e di vigoria fisica. Alla luce delle nuove (ma già nell'aria da tempo) regole, dal 24 dicembre compreso al 6 gennaio l'intero paese sarà chiuso per malattia. Che ciò sia giusto o sbagliato chi mi conosce sa come la penso quindi non mi dilungherò sulle motivazioni e sulla liceità delle stesse ma, come tutte le persone di buon senso, ottempererò alle norme imposte. Ciò che anche per i più stakanovisti tra i complottisti è evidente è la speranza che questo periodo di feste non festose possa essere lo spartiacque non solo tra un anno e l'altro ma tra un periodo nero ed un periodo nuovo dove i più riprenderanno la loro vita precedente, archiviando il tutto come un brutto ricordo, e chi invece farà dell'esperienza una base per un nuovo modo di vivere, di porsi e di pensare. Nel mio piccolo specifico le escursioni di gennaio, almeno quelle fino alla Befana, subiranno un drastico taglio e saranno rinviate a tempi migliori.
​Che speriamo arrivino presto. 
Nel frattempo Tanti cari auguri a tutti di Buone Feste. Credo che mai come quest'anno augurio sia più gradito.
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Il silenzio onesto

12/14/2020

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IIeri sera mi sono addormentata con la visione della neve. Il mio corpo non è abbastanza in forma per affrontare una seppur bellissima ciaspolata, per cui mi sono immaginata un sabato casalingo. Al risveglio ho però sentito un forte e determinato impulso che ha letteralmente guidato e gestito in modo fluido ogni mio gesto, senza riflettere o pianificare più di tanto. E dopo un'ora eccomi sulla neve, su un sentiero semplice, solitario a ritrovare il silenzio, che è davvero cosa viva. Grazie. Il silenzio onesto Non tutti i silenzi sono uguali. Come, grazie alla consapevolezza del vivere, si diventa sensibili alla luce, alle diverse sfumature di luce in diversi luoghi, in differenti momenti della giornata e delle stagioni, cosí si colgono miriadi di sfumature nei silenzi nostri e altrui, silenzi umani, silenzi degli animali, degli alberi, silenzi minerali. Il silenzio non è tacere né mettere a tacere, è un invito, è stare in compagnia di qualcosa di tenero e avvolgente, dove tutto è già stato detto. Il silenzio sorride. Caro silenzio, aiutami a non parlare di te, aiutami ad abitarti. Addestrami. Disarmami. Tu mi insegni a parlare. Eccomi, mi lascio rapire. Non lascio niente a casa, niente di intentato. Ci sono. In te. Arte del congedo per ritrovare. Arte dell’a-capo che insegna a lasciarsi scrivere. Il silenzio semina. Le parole raccolgono. Il silenzio è cosa viva. Chandra Livia Candiani da “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione”
Autore-Charlotte

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E si va....

12/13/2020

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Ho provato varie volte a cimentarmi in un blog , a condividere a ruota libera pensieri ed altro sulla montagna e su tutto quello che attorno alle Terre Alte ruota.  Ho desistito varie volte, non sono un giornalista e non scrivo a comando (piccola frecciatina). Vasco Rossi diceva che le canzoni sono come i fiori, li devi cogliere quando è il momento sennò poi spariscono e non ritornano più. Anche le parole sono così, almeno per quello che mi riguarda. Molte volte vorrei dire molte cose, condividere dei pensieri, commentare delle situazioni ma sono frenato dal vivere quotidiano, dal lavoro, dalla frenesia del dover fare e dover correre di cui mi curo con il mio vagare fin-settimanale. Ed allora i pensieri e le parole sbiadiscono, scivolano nel dimenticatoio e si perdono nel marasma quotidiano, finendo nei rimpianti e nel tempo. Ma voglio rimettermi in gioco, come ho fatto molte volte nella vita, e chiedo a voi che avete la pazienza ed a volte il coraggio di seguire il filo, non sempre logico, dei miei pensieri di contribuire con vostri pensieri, vostre parole, vostri sentimenti su tutto quello che riguarda il nostro/vostro andar per monti, passeggiar osservando, guardar vedendo e soprattutto sul vostro stare bene con voi stessi, qualcosa che comunque abbia nel cammino, nella montagna e nelle escursioni il filo conduttore. Mandatemi pensieri, racconti, poesie, relazioni di escursioni, con EnricoTrek o meno, basta che abbiano per tema la montagna, il cammino (anche quello interiore), la fatica dell'ascesa. 
Ognuno di noi ha una montagna dentro, l'importante è scalarla consapevolmente. Io ho appena iniziato.
​Enrico 
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    P.S. Ogni post del blog è di un diverso autore
    Autore

    Metti un Escursionista per Passione che si vuole cimentare nell'organizzazione e nell'accompagnamento di piccoli-medi gruppi di altrettanti Escursionisti per Passione. Metti la voglia di scoprire la nostra bella Italia, in particolare Trentino, Veneto, Sudtirolo, Lombardia, montagna, pianura, laghi, collina, musei, antichi borghi e nuove cartoline della bellezza che ci sta d'attorno e che spesso, per fretta o per miopia esistenziale, non riusciamo a vedere.🌅🏞⛰🌌🇮🇹🍾☕🚶🏽‍♀🚶🏽🥾🌲🌿☀🌨💦🍺
    Mi chiamo Enrico Menestrina e sono un Accompagnatore Sezionale d’Escursionismo, figura di base del CAI (e assai sottovalutato, parere personale),  completamente volontario da non confondere con le figure professionali (e molto più competenti) delle Guide Alpine, degli Accompagnatori di Territorio, ambientali e quant’altro.  
    In questo ambito il lago di Garda è luogo ideale per la vicinanza tra la meta turistica raggiungibile in macchina o comunque con impianti e luoghi ameni dove la difficoltà nel raggiungimento della meta è appagata da stupendi panorami e dalla sensazione, effimera ma potente, della conquista. Io organizzo escursioni che sono leggermente più facili rispetto a quelle solitamente proposte dal CAI di riferimento o dalla SAT, sua omologa in Trentino.
    L’importante, comunque è essere preparati fisicamente, il che non vuol dire fare turni massacranti in palestra o correre per delle ore la sera dopo lavoro. Basta anche una camminata di un’oretta ogni sera o mattina (come uno è maggiormente comodo), alternando pochi esercizi di stretching e brevi tratti di camminata veloce per arrivare al week-end sufficientemente preparati. I propri limiti naturalmente ognuno li scopre da solo, andando magari in gruppi di persone che hanno attinenze come le proprie.
    Altra cosa importante, specie se uno i propri limiti non li conosce, sono le letture delle descrizioni delle escursioni, per non trovarsi a partecipare a massacranti maratone essendo fisicamente inadeguati (poi la giornata no capita a tutti, l’importante è non essere lasciati indietro).
    Se uno non ha mai fatto niente, e per niente intendo che gli viene il fiatone se fa un cavalcavia, forse la preparazione va incentivata e rimpolpata. Per cominciare una escursione con 200-300 m. di dislivello positivo (salita) può bastare (se solo quella si dovrebbe fare in un’ora), ultimamente si è capito che è utile anche mettere la lunghezza in modo che uno possa capire dove si va a parare. Comunque se un minimo di allenamento c’è anche una escursione con 5-600 m. di dislivello si può tentare, chiedendo magari alla guida informazioni su eventuali vie di fuga, cioè ritorni anticipati (molti non vogliono neanche sentirlo ma purtroppo succede) o posti di sosta provvisori dove si può magari attendere il ritorno degli altri, in caso di andata e ritorno per la stessa via. Comunque diciamo che il dislivello dice molto sull’escursione.  

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